Recensione Tutti vogliono qualcosa

Richard Linklater si conferma maestro del tempo, e confeziona con Tutti vogliono qualcosa un autentico viaggio, fatto di attimi semplici che uno dopo l'altro parlano al passato e al presente di ognuno di noi.

Recensione Tutti vogliono qualcosa
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Settembre 1980, Texas: i corsi scolastici stanno per iniziare, compresi quelli del college, momento di passaggio per tutti i giovani ragazzi americani che lasciano il nido per iniziare una nuova vita fatta di libri, ragazze, esperienze, sport. Per Jake c'è soprattutto quest'ultimo, che lo ha portato al college grazie ad una borsa di studio come lanciatore di baseball e lo trascina in una casa insieme a tutta la sua squadra, futuri compagni di partite e di avventure. Tutti vogliono qualcosa, recita il titolo, compreso Jake, che nella settimana che precede l'inizio dei corsi si ritroverà catapultato in un mondo che gli insegnerà più di quanto potesse mai immaginare. Richard Linklater riprende il suo discorso lì dove aveva lasciato Boyhood, di fronte all'alba di una nuova fase della vita che stavolta suona al ritmo della musica dance e scintilla di abiti sgargianti, baffi irriverenti, ciuffi perfettamente curati. La gang di Jake si riunisce sotto un tetto teatro di ribellione e libertà, che nello spazio di un weekend racconta speranze perdute, amori sbocciati e maturità rinnovata: Tutti vogliono qualcosa e tutti la ottengono, pur non sapendo di volerla, e la spirale del tempo di Linklater agisce di nuovo dentro e fuori la macchina da presa.

Rapper's Delight

Dopo l'ultimo giorno di High School di La Vita è un sogno il regista maestro del tempo Richard Linklater prosegue la sua traccia e la fa suonare di nuovo nello spazio di un weekend, regalandoci stavolta una storia corale in cui ognuno dei ragazzi, esattamente come in una squadra di baseball, ha il suo ruolo da giocare. C'è chi lancia via la sua ultima palla sperando in un home run, chi si siede ad attendere che l'altro sbagli chiamando lo strike definitivo, o chi corre disperatamente per recuperare la palla e far vincere la partita a tutta la squadra. Ognuno di loro in quel weekend cerca il suo spazio, il suo ruolo e, con esso, ciò che davvero vuole essere nella vita. Richard Linklater li segue come meglio sa fare, lasciando da parte artifici e raccontando la vita con la vita, non con la macchina da presa. Nulla è artificiale e tutto è così semplice da apparire puro e quindi vero - com'era con Boyhood e prima ancora con la trilogia dei Before. Il suo cinema è una volta ancora pulsante di sguardi, di situazioni, di sorrisi e sconfitte che solo la vita vera può regalare: e allo stesso modo emoziona, finendo per farti entrare nel gruppo e sederti, soffrire, gioire e far festa con loro - finché con loro non ti ritrovi a crescere senza nemmeno accorgertene.

il tempo non è altro che una collezione di attimi

Un rito di passaggio che riesce nel miracolo di far trovare la propria strada, anche attraverso il ricordo di un periodo che il regista riesce a raccontare con abile maestria, quello degli anni '80: la musica, gli abiti, la libertà appena assaporata di una società che stava iniziando ad aprirsi a nuovi orizzonti. Tuttavia c'è più di una semplice operazione nostalgia, che non è l'intenzione ma solo conseguenza di un lavoro cesellato su un racconto di attimi che, uno dopo l'altro, ci portano inconsapevolmente verso lo step successivo. E Linklater è lì a mostrarci questi attimi che spesso dimentichiamo, troppo impegnati a ricordare solo i momenti fondamentali della nostra vita ma mai quello che c'è tra uno e l'altro, la quotidianità che invece costituisce la vera trama del nostro percorso. Semplicità, senza pretese se non quella di raccontare quello che siamo, e forse per questo così meravigliosa.

Tutti vogliono qualcosa Un gruppo di ragazzi ed un weekend di tempo prima di iniziare il college: Tutti vogliono qualcosa è tutto qui, e riesce a richiudere il mondo in una casa negli occhi di una sgangherata squadra di baseball pronta a conquistare il mondo. Musiche e atmosfere anni ottanta, feeling nostalgico, e la voglia che quel weekend non finisca mai: Richard Linklater riesce ancora a giocare con la quotidianità del passato traendo lezioni sul presente, collezionando una serie di attimi che fanno la vita, quella vera, quella che solo lui riesce a raccontare con tanta efficacia semplicità una volta ancora.

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