Recensione Tutti pazzi in casa mia

Patrice Leconte firma una commedia corale ispirata a una pièce teatrale di successo, ma il carosello di imprevisti e improbabilità cui dovrà sottostare Christian Clavier non basta a far decollare una pellicola che si rivela monocorde.

Recensione Tutti pazzi in casa mia
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Michel Leproux (Christian Clavier) fa il dentista. Vive in un lussuoso appartamento ‘parigino' la sua quotidiana vita borghese, condita di moglie inquieta e figlio ribelle. Ma, soprattutto, Michel Leproux è un grande appassionato di Jazz, una passione profonda tramandatagli dal padre. Così quando, casualmente, al mercatino di Clignancourt Michel s'imbatte in una copia dell'album introvabile "Me, Myself and I" del clarinettista Neil Youart, la sua missione diventerà subito quella di tornare velocemente a casa e godersi il disco nella tranquillità e nel comfort della sua dimora. Il mondo degli imprevisti è però pronto a crollargli addosso. In un attimo la sua intera esistenza verrà travolta dalle richieste di chi ne fa (sistematicamente o occasionalmente) parte. Moglie e amante in vena di confessioni, un operaio portoghese che si finge polacco e non ha idea di come si metta mano alle tubature, il figlio sinistroide deciso ad ospitare dei clandestini cinesi, e infine il vicino di casa (del piano di sotto), risoluto a festeggiare il suo party in casa di Leproux, responsabile delle improvvise perdite d'acqua che gli rendono inagibile l'appartamento. Una serie infinita di accadimenti al limite della follia (da qui il titolo italiano Tutti pazzi in casa mia), dunque procrastinerà senza sosta la voglia di Michel Leproux di godersi la sua ora di tranquillità, ovvero Une heure de tranquillitè (che è invece il titolo originale della commedia).

Il carosello degli imprevisti

Patrice Leconte è regista eclettico che ha saputo dagli esordi della sua carriera a oggi passare da un genere all'altro senza mai interrompere il trend di un cinema interessante e sofisticato. Dai suoi film più celebri come Ridicule, L'uomo del treno o Confidenze troppo intime fino a Il mio migliore amico o anche il precedente e controverso film d'animazione La bottega dei suicidi, Leconte ha saputo coniugare un cinema autoriale intimista a registri narrativi estremamente funzionali, d'impatto, capaci di conquistare ampie fette di pubblico. Quest'ultimo lavoro Tutti pazzi in casa mia arriva nei cinema italiani forte del successo ottenuto in patria dalla piéce teatrale cui il film s'ispira ed è supportato dal carisma del protagonista Christian Clavier, peraltro già protagonista di Non sposate le mie figlie, altra recente commedia francese corale che ha riscosso un buon successo. Un film costruito in effetti proprio sulla struttura teatrale, la coralità, e la forza di un protagonista ‘vestito' di mille idiosincrasie e che il gioco degli imprevisti contribuirà a rendere sempre più insofferente e proiettato verso un parossismo di malesseri palpabili. Un po' la stessa verve narrativa e 'scontrosa' del già citato Non sposate le mie figlie, con la differenza che lì a creare un po' di movimento era soprattutto lo scontro tra culture, religioni (con le varie gaffe, boutade che ne conseguivano), mentre qui ad alimentare la storia non c'è molto più di un contesto famigliare a un passo dall'implosione, costellato di mille bugie, segreti, dubbi, e ostilità. Il film scorre ma il ritmo latita perché a lungo andare Christian Clavier non riesce da solo a far correre l'ingranaggio narrativo della storia e a creare quei momenti di sano divertimento che invece ci si aspetterebbe da un commedia di questo tipo. Un ritmo dunque altalenante che non rende giustizia al nome di Leconte ma che ci regala, in extremis, una chiusura coerente e armonica, capace di farci dimenticare per un attimo il poco appeal di quanto visto fino a poco prima.

Tutti pazzi in casa mia L’apprezzato regista francese Patrice Leconte torna al cinema con Tutti pazzi in casa mia, commedia d’ispirazione teatrale che segue le vicissitudini di un insofferente dentista alla ricerca della sua ora di tranquillità. Una commedia che resta suo malgrado anonima e che non riesce a trovare la partitura giusta per un’armonia perfetta, fatta eccezione per il finale, uno dei pochi momenti in cui il film di Leconte alza il tiro e segue il cuore.

5.5

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