Recensione Tutta Colpa Della Musica

Una nota stonata nella carriera del bravo Ricky

Recensione Tutta Colpa Della Musica
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Uno come Ricky Tognazzi, tutto sommato, alla Mostra del Cinema di Venezia ci vuole, a svecchiare il tutto con ironia e savoir faire. Tra tanti film più o meno seri (o seriosi) che si vedono al Lido una sua opera potrebbe essere una ventata d'aria fresca, riuscendo spesso l'artista milanese a spaziare dal drammatico al comico senza soluzione di continuità, e in maniera spesso gradevole e intelligente, come dimostrano del resto le sue ultime opere.
Così non è, purtroppo, in occasione di Tutta colpa della musica, che pur potendo contare su nomi noti e la grandiosa passerella veneziana, fallisce miseramente su tutti i fronti.
La storia è quella di due grandi amici di lunga data, Giuseppe (Marco Messeri) e Napoleone detto Nappo (Ricky Tognazzi), alle prese con le rispettive crisi di mezz'età.
Giuseppe è appena andato in pensione dopo una vita dedicata al lavoro, e restare a casa ad avvertire la soffocante presenza della madre, fervente cattolica, e della moglie, appartenente invece alla comunità dei Testimoni di Geova, risulta per lui avvilente. Decide dunque di dar retta al consiglio di Nappo, scapolone impenitente, e di cominciare a uscire e frequentare altra gente, a partire dagli appartenenti al coro che la vecchia fiamma di Nappo, Patrizia (Elena Sofia Ricci) dirige diligentemente e con passione. Qui Giuseppe (ri)scoprirà il piacere d'invaghirsi di una donna come da giovane, grazie alla presenza dell'affascinante e misteriosa Elisa (Stefania Sandrelli).
Ma i due amici possono forse ingannare sé stessi, ma non il tempo che passa...

Blame it on the music...

Cercare di capire il vero problema dell'ultima opera di Tognazzi è oltremodo difficile, principalmente perché di buono c'è ben poco. L'idea e il contesto sarebbero anche dignitosi se non fosse che, alla fine, i personaggi che abitano il microcosmo di Tutta colpa della musica altro non sono che cliché, oltretutto non dei più simpatici. L'eterno Peter Pan & l'amico bonaccione si muovono in un contesto sterile, pieno di battute puerili (nel 2011 si può ancora storpiare un cognome come 'Mazzinghi' per farlo diventare Mazzinga e tentare invano di far ridere la gente?) e situazioni al limite dello stereotipo razzista (difficile dire quale sia più infamante tra la rappresentazione dei Testimoni di Geova e quella della cacciatrice di dote dell'est con tanto di 'caratteristica' famigliola al seguito). La storia prosegue senza verve e senza farci affezionare ai personaggi, invero un po' meschini e approfittatori (il personaggio della Sandrelli, a dispetto della bravura personale di un'attrice da noi molto stimata, è da bocciare assolutamente, soprattutto perché, visto l'epilogo della vicenda, la passa -immeritatamente- liscia). E, passando oltre al nugolo di attoruncoli che presenzia, a livello quasi amatoriale, in molte scene, la pellicola non riesce a riscattarsi neanche grazie alle interpretazioni dei suoi attori principali, che riciclano il proprio repertorio -anche televisivo- senza troppe remore. Ci sentiamo di innalzare dal mucchio Messeri, imprigionato comunque in un ruolo, seppur da protagonista, troppo infimo per poter brillare di luce propria.

Tutta Colpa Della Musica Ci sarebbero tante altre cose da dire su questo film, passato piuttosto in sordina a Venezia e che, non fosse stato per la presenza di un cast variegato e denso di nomi noti (tra cui la cantante Arisa, qui alla sua prima prova d'attrice per il grande schermo), avremmo anche potuto glissare ed evitare di recensire. Ma il nostro lavoro non è solo quello di premiare i bei film, quanto di mettervi in guardia da quei prodotti che, in fin dei conti, sfigurerebbero anche come produzioni televisive. La 'musica', in questo film, la ritroviamo solo nel titolo, a dispetto della presenza di Arisa (qui utilizzata quale mera bambolina 'sexy') e delle fintissime scene del coro. Nessuna armonia, nessun momento davvero toccante o divertente: solo retorica e una storia fine a sé stessa. Caro Ricky, ci spiace davvero, ma le tue pubblicità per la Ponti meritavano di essere in cartellone a Venezia più di questo tuo ultimo film.

3.5

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