Recensione Trishna

Una moderna e indiana Tess dei D'Ubervilles

Recensione Trishna
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Il romanzo ottocentesco di Thomas Hardy "Tess dei D'Urbervilles: fedele rappresentazione di una donna pura", già trasposto (in una riduzione piuttosto fedele al romanzo) sullo schermo da Roman Polanski, è ricollocato da Winterbottom in una moderna dimensione che sostituisce -in una felice scelta di attualizzazione- ai profondi divari sociali ottocenteschi tra contadini e proprietari terrieri la marcata divisione tra caste, nell'India dei giorni nostri. Zoccolo duro del racconto rimane comunque la rappresentazione di un potere economico e sociale che schiaccia e schiavizza i più deboli, concedendo alla bellezza che sboccia nella miseria giusto il sogno di un respiro, poi brutalmente negato da un predominio economico che muta presto in abuso sessuale.

Trishna (la bellezza mozzafiato di Freida Pinto, divenuta famosa con The Millionaire) è la primogenita di una povera famiglia indiana che vive nelle campagne del Rajasthan. Una vita di stenti e sacrifici ammorbiditi solo dalla purezza dei suoi splendidi lineamenti e che comincerà a dimostrarsi (apparentemente) più generosa nei suoi confronti solo con l'arrivo di Jay (Riz Ahmed). Infatti, figlio di un ricco imprenditore britannico, il ragazzo consentirà a Trishna di guadagnare lavorando presso uno dei tanti alberghi del padre e poi, sempre più attratto e conturbato dalla sua bellezza, le offrirà un periodo da sogno in una lussuosa dimora a Bombay, dove Trishna per la prima (e unica) volta nella sua vita conoscerà le malie della modernità (scoprirà la danza e un mondo in fermento che si agita solo là dove circola il denaro). Ma come tutti i sogni l'idillio avrà vita breve. Costretto a tornare in campagna per occuparsi degli alberghi del padre, in precarie condizioni di salute, Jay convincerà Trishna a seguirlo ancora una volta in quella periferia arretrata che non concepirebbe mai la relazione tra una donna di basso lignaggio e un uomo d'altissima estrazione sociale. Per Trishna scoccherà a quel punto l'ora in cui la carrozza tornerà a esser zucca, divenendo la più bassa incarnazione dei desideri del suo uomo, in una trasformazione da semplice governante a sottomessa cortigiana che sgretolerà senza indulgenza alcuna i sentimenti della ragazza.


Splendida e sventurata Trishna

Un'opera delicata che sullo sfondo di un'India bivalente (ancora divisa tra modernità e arretratezza) narra la triste parabola (tutta discendente) di una ragazza che l'esplosiva congiuntura di miseria e bellezza renderanno assai sventurata. La riaffermazione di un vincolo di subordinazione che muterà da semplice dipendenza a totale e frustrante sottomissione è qui esaltata dall'aura magnetica della protagonista e dalla toccante bellezza delle musiche realizzate da Shigeru Umebayashi, storico compositore di Wong Kar Wai, che suggellano il clima di disperata tensione emotiva. È un amore che nasce senza speranze, come tanti altri amori tragici di derivazione shakespeariana, ma tutto irreversibilmente sbilanciato ai danni della donna: povera e bella in un paese drasticamente maschilista in cui la poligamia (maschile) non solo è ben accetta, ma ha anche alle sue spalle una nobile e radicata tradizione (esaltata perfino sui dipinti a parete). Di fronte al rapporto ‘d'amore', traviato sin da subito dallo sbilanciamento del potere, Trishna si abbandonerà (dopo un primo, profetico tentativo di fuga) senza opporre resistenze, finché poi, toccato il fondo di un baratro senza luce, verrà (ri)animata da un senso di rivalsa che finalmente ribalterà il pericoloso e sadico gioco di sottomissione, restituendole la sua dignità/libertà di donna.

Trishna Piuttosto riuscito il tentativo di Michael Winterbottom di ricollocare (temporalmente e geograficamente) la tragica storia di Tess dei D’Ubervilles in un'India che per molti aspetti ricalca le crudeli contraddizioni e divisioni sociali ottocentesche, a totale e irrimediabile sfavore del sesso femminile. La parabola tutta in discesa di Trishna, racchiusa in un contesto drammatico sin dalle prime immagini, è ben incarnata dall’alchimia di due attori sensuali e coinvolgenti, ben calati nell’inconsapevole percezione dei loro gesti. Una storia ben contestualizzata che coinvolge e convince, infine, anche nell’adozione di un finale a tinte forti, reazione (forse) necessaria alla (altrimenti impossibile) catarsi fisica e umana.

7

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