Recensione Triplice Inganno

"Non si può cambiare un sistema dall'esterno"

Recensione Triplice Inganno
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Introduzione

In questa parte dell’anno pare sia d’obbligo presentare opere che, pur meritevoli all’epoca della loro realizzazione, non sono riuscite a trovare da noi una distribuzione. E’ successo il mese scorso, ad esmpio, con The Matador (2005). Questo Triplice Inganno, altro nome coniato ex novo (in realtà si chiama Le Brigate di Tigre, allusione al soprannome del Ministro francese Clemenceau), è uscito in Francia nel 2006, ed è una coproduzione europea (ci sono anche soldi italiani), basata su una serie di telefilm di grande successo in Francia negli anni ’70.

Trama

Nel 1912, per fronteggiare la criminalità e la corruzione, il Ministro Clemenceau istituì nella polizia le Brigate Mobili, squadre specializzate nell’investigazione e formate da agenti esperti in vari campi criminologici, alle quali venivano affidati incarichi particolarmente delicati sotto il profilo della sicurezza nazionale e della lotta alla corruzione. Erano, in buona sostanza, analoghe alle ormai leggendarie squadre DIGOS della polizia nostrana, che furono in prima linea nella lotta al terrorismo politico negli “anni di piombo”. A capo della Brigata che ci viene presentata è il Commissario Valentin (Clovis Cornillac), che agisce con l’Ispettore Pujol (Edouard Baer) e l’Ispettore Terrasson (Olivier Gourmet); a loro si aggiunge una recluta, l’immigrato italiano Achille Bianchi (il nostro Stefano Accorsi), che in realtà è stato piazzato lì dal corrotto Prefetto di Parigi (Didier Flamand). La prima indagine affidata alla Brigata è relativa alla Banda Bonnot, dedita alle rapine a fini anarco-insurrezionalisti, e capitanata da Jules Bonnot (Jacques Gamblin), che vediamo subito in azione contro una carrozza portavalori. Tra i fiancheggiatori della banda notiamo (non si può non notarla) una avvenente bionda di nome Constance (Diane Kruger, l’Elena di Troia in Troy di Wolfgang Petersen), che poi scopriremo essere......
L’attività di investigazione del Commissario Valentin e della sua Brigata, porterà alla luce un traffico internazionale di denaro con corruzione ad alti livelli, proprio alla vigilia della stipula della Triplice Intesa tra Francia, Inghilterra e Russia, trattato a cui allude il titolo italiano del film. L’obbiettivo è finanziare l’imminente campagna bellica ai danni della Prussia con i denari degli inconsapevoli piccoli risparmiatori francesi, convinti di partecipare ad una campagna per il sostegno francese dell’indigente popolazione Russa. Gli anarchici stanno preparando un attentato contro il Principe Volkonsky (Alexandr Medvedev), proprio il dignitario russo incaricato di firmare l’adesione alla Triplice Intesa....
Man mano che si avanza con le indagini il mistero diviene più fitto, la rete di corruzione più vasta, le pressioni perché la Brigata non si occupi più del caso più forti...

Un'occhiata più a fondo

Il cinema francese ha dimostrato, negli ultimi tempi, un forte senso della ricerca di un linguaggio più vicino alle modalità espressive hollywoodiane, senza rinunciare alle proprie radici. Tutta l’opera di Luc Besson ne è un esempio, ma anche prodotti come I Fiumi di Porpora hanno dimostrato come, con budget adeguato e le idee giuste, si possano realizzare lungometraggi dal buon ritmo capaci di coinvolgere ed appassionare. E’ bene precisare che stiamo parlando di un cinema di genere, e non del cinema d’autore, chè qui i transalpini annoverano maestri indiscussi.
In questo Triplice Inganno, troviamo una sceneggiatura coinvolgente (di Claude Desailly, autore della serie televisiva, Xavier Dorison e Fabien Nury) ma che non rinuncia alla passione francese per l’intrigo, una ricostruzione storica ed un’ambientazione di tutto rispetto (basti ricordare il colloquio fra investigatore e principessa ambientata in una delle “sale Lumiere”, o la ricostruzione dell’esterno del Teatro dell’Opera); un montaggio di livello internazionale di Brian Schmitt, effetti sonori alla ricerca del realismo (gli spari sono riprodotti in maniera fedele e non “pompata” all’inverosimile); riferimenti alla realtà politica attuale sapientemente dosati ma tuttavia efficaci (“un sistema non si distrugge dall’esterno” dice la principessa russa al Commissario Valentin, alludendo alla corruzione politico-economica francese, a giustificazione della sua richiesta d’aiuto), come anche all’attualità francese (c’è persino spazio per una frecciatina polemica alla Gendarmerie, la polizia che fa capo ai vertici militari, ed una rivendicazione di appartenenza della Brigata ai ruoli “civili”), citazioni per cinefili (la Brigata che, armi in pugno, scende maestosamente le scale dell’Operà, strizza l’occhio a Brian De Palma e richiede a gran voce il bellissimo tema di Ennio Morricone da The Untouchables). Le musiche di Olivier Floriot sono da serie tv, e qualche volta aggiungono un retrogusto “semiserio” un po’ fuori luogo, rimanendo comunque secondarie rispetto agli eventi che scorrono sullo schermo. Scolastica la fotografia di Stephane Cami.
Dalla qualità dei costumi e dalla ricchezza della ricostruzione degli interni d’epoca, ci rendiamo conto delle dimensioni del budget che, per un film europeo, è senz’altro notevole. Non appena ci troviamo all’esterno, però ci accorgiamo dei limiti del budget stesso (l’assalto al rifugio di Bonnot è in un casolare in aperta campagna e vi partecipa un “esercito” di poco più di una dozzina di uomini, la scena della contestazione al Principe Russo è in notturna, l’assalto al portavalori avviene in un piccolo, semideserto spiazzo, il match di savate avrà, si e no, una trentina di spettatori).
Il film si fa seguire, comunque, avvince ed i colpi di scena non mancano.

E gli attori?

Gli interpreti sono tutti di buon mestiere, ma una menzione particolare meritano la Kruger, che quando è inquadrata ruba la scena a chiunque, Gourmet, che ricorda a volte Peter Ustinov pur non eguagliandone le straordinarie doti mimiche, mentre la “recluta” Accorsi deve fare i conti con una parte che non ne esalta le qualità interpretative, ma che disimpegna comunque con efficacia. Clovis Cornillac, nei panni del Commissario Valentin, appare invece piuttosto monocorde, come del resto richiesto dal copione.

Triplice Inganno Un film Europeo che si fa apprezzare per la ricostruzione storica e di costume, con un gusto tutto francese per l'intrigo. Ottimo ritmo, interpreti all'altezza, ed un finale non scontato. Preparate... le manette!!!

7

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