Recensione Tre Tocchi

Marco Risi racconta il lato amaro del mestiere d'attore

Recensione Tre Tocchi
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"Sono sei storie che si intrecciano nella comune passione per il calcio. Sei storie di sei attori che lavorano poco. L'obiettivo è vincere un provino che alcuni di loro sono chiamati a fare per un regista importante. Il provino che potrebbe cambiargli la vita".
Figlio del Dino autore de Il sorpasso e Una vita difficile e fratello del Claudio regista del popolare telefilm I ragazzi della 3ª C, Marco Risi, responsabile, tra l'altro, di Mery per sempre e del suo sequel Ragazzi fuori, sintetizza così il plot alla base di Tre tocchi, quindicesimo lungometraggio che realizza per il grande schermo.
Plot che vede in scena Gilles Rocca nei panni di un giovane attore di soap, bello e amato dalle ragazzine, ma che, spavaldo all'apparenza, è talmente debole ed insicuro da finire nel tunnel della cocaina e circondarsi di brutte frequentazioni; il Vincenzo De Michele di Vallanzasca - Gli angeli del male che, nonostante il talento e la bellezza statuaria, trascorre le giornate ad accudire il padre in ospedale e si mantiene cantando in un ristorante, vivendo una rabbia così forte ed una frustrazione tali da portarlo a sfogarsi nel sesso e nella violenza fisica; Leandro Amato, che torna nella sua amata Napoli deciso a chiudere i conti con un passato ingombrante ed oscuro ed a rinascere e mettere in discussione la propria intera esistenza sotto le mentite spoglie di Jennifer, trans che interpreta a teatro; Massimiliano Benvenuto che, illuso di poter fare una vera carriera, si trova ad un doloroso bivio se cedere o no alla proposta di sposare la figlia di un ricco albergatore; Antonio Folletto che fa teatro, si fa mantenere da una donna trent'anni più grande di lui e affronta il provino che gli permetterà di fare il protagonista della sua vita; Emiliano Ragno, arreso alle sue insicurezze e che, perdute la determinazione e la voglia di farcela, si è rinchiuso in un mondo fatto di soli sogni dopo che il lavoro di facchino e il passatempo da doppiatore hanno rubato tempo alla recitazione.

La vita non è un film

Tutte vite profondamente diverse ed accomunate soltanto dalla passione per il calcio e per il lavoro, tra gioie e delusioni, al servizio di un'operazione su cui Risi prosegue: "Il pubblico è convinto che il cinema e gli attori in genere appartengano ad una categoria privilegiata, senza rendersi conto di quante frustrazioni, delusioni, amarezze ma anche improvvise rivincite e soddisfazioni questo mestiere comporti. È nato come una scommessa: da sei anni vado a giocare a calcio nella squadra degli attori, allenata dal glorioso Giacomino Losi. La squadra nella quale, una volta, giocava anche Pasolini... Ogni Martedì e Sabato ci troviamo su un campaccio di periferia e ogni volta sono racconti allegri e sgangherati di esperienze di vita. Mi incuriosivano questi attori che non lavorano e che il lavoro lo cercano con ogni mezzo, ma anche con orgoglio e dignità. Li ho convocati, e gli ho chiesto di raccontarmi le loro storie".

Risi amaro

E, con Valentina Lodovini coinvolta in parodie oniriche di Marilyn Monroe e Scarface e la veterana Ida Di Benedetto inclusa nel cast, decisamente interessante appare il tentativo di raccontare il volto meno sfarzoso e più deprimente del mondo della Settima arte tricolore, svelando in maniera progressiva la misera esistenza dei protagonisti, fatta di occasionali successi e momenti di gloria, ma mai di vera, assoluta felicità.
Però, tra una frecciatina a Silvio Berlusconi, la presenza di Francesca Inaudi ed apparizioni per Maurizio Mattioli, Sebastiano Somma, Matteo Branciamore ed il Paolo Sorrentino cui dobbiamo il film premio Oscar La grande bellezza, non si fatica ad avvertire la forte inconsistenza di uno script - a firma del regista insieme a Francesco Frangipane e Riccardo Di Torrebruna - incapace di amalgamare a dovere e con giusto senso della narrazione le diverse situazioni che lo compongono.
Situazioni curiosamente infarcite di una forte componente omosessuale, individuabile nelle varie docce di gruppo tra uomini e resa esplicita nei momenti in cui abbiamo interventi gay per Marco Giallini, Luca Argentero e il doppiatore Marco Guadagno.
Mentre la conseguente noia non può fare a meno di imperare e spingere lo spettatore alla distrazione.

Tre tocchi Un anno dopo il thriller Cha cha cha (2013) Marco Risi torna dietro la macchina da presa con quello che definisce “Il film che voglio fare, senza soldi ma libero, con un desiderio che non provavo da tempo”: Tre tocchi. Una storia di attori lontani dai riflettori del successo e che, abitualmente impegnati in partite a calcio, vivono la loro esistenza costituita per lo più da delusioni e situazioni poco confortanti. Una storia che, al di là delle lodevoli prove sfoggiate dai protagonisti, non sembra, però, riuscire a funzionare, penalizzata in particolar modo da una sceneggiatura incapace di amalgamare in maniera consistente l’abbondanza di materiale a disposizione. Tanto da far apparire il tutto confuso e soporifero e da spingere quasi a non credere si possa trattare di un elaborato a firma del lodevole autore di Mery per sempre (1989) e L’ultimo Capodanno (1998).

3

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