Recensione Transcendence

Il romantico Johnny Depp cybernetico di Wally Pfister

Recensione Transcendence
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"Immaginate che il vostro cervello sia improvvisamente in grado di connettersi a Internet, di avere quindi accesso a qualsiasi informazione che contiene - finanziaria, medica, politica... Cosa fareste con questo tipo di conoscenza, questa specie di potere assoluto? Lo usereste per il bene comune o a vostro vantaggio o per tutt'altro? Questo film offre agli spettatori l'occasione di chiedersi che tipo di scelta farebbero".
Parole di Wally Pfister - direttore della fotografia premio Oscar per Inception (2010) di Christopher Nolan - a proposito di Transcendence, suo esordio dietro la macchina da presa che, ambientato in un non troppo lontano futuro, esplora la possibilità neanche remota che gli esseri umani - nel tentativo di creare un mondo migliore, più efficiente e sostenibile attraverso la tecnologia - rischino di andare eccessivamente oltre.
Perché l'Intelligenza Artificiale, forse, ancora non rappresenta una minaccia per il mondo odierno, ma cosa succederebbe se la portassimo a un livello più avanzato, se ai computer fosse data la capacità non solo di pensare, ma di "provare emozioni"?
Una Intelligenza Artificiale che, nonostante il nome, più che ad A.I. - Intelligenza artificiale (2001) di Steven Spielberg, incentrato su creature robotiche, sembra avvicinarsi sia a quanto raccontato nella serie televisiva degli anni Ottanta Max Headroom, il cui protagonista possedeva l'aspetto di una testa stilizzata all'interno di un televisore, sia al fanta-horror Killer machine (1993) di Rachel Talalay, con psicopatico mutatosi in un virus della rete informatica statunitense, ripercorrendo in un certo senso le orme dell'elettro-squartatore Horace Pinker del craveniano Sotto shock (1989).

È quasi magia Johnny

Infatti, Johnny Depp veste i panni di Will Caster, il più importante ricercatore nell'ambito del settore in questione, impegnato nella creazione di una macchina senziente che combini l'intelligenza collettiva del sapere universale con l'intera gamma delle emozioni umane, del quale osserva: "Will è una brava persona che tenta di ottenere la trascendenza perché ha a cuore gli interessi del mondo. Ma quando diventa così potente, quando ha accesso a tutte le informazioni su Internet e crede nei metodi che applica, diventa molto difficile fermarlo. Chiunque, con un tale potere di controllo, anche se ha le migliori intenzioni, beh... troverà sempre qualcuno che la pensa diversamente. Nel caso di Will, forse è troppo tardi per fermarlo".
Un personaggio i cui controversi esperimenti hanno provveduto sì a renderlo famoso, ma anche a trasformarlo nel bersaglio di un gruppo di estremisti anti-tecnologia che, pronti a tutto pur di fermarlo, nel tentativo di distruggerlo diventano involontariamente i catalizzatori del suo successo, poiché gli permettono di essere partecipe della sua trascendenza.

How Depp is your love?

Un personaggio che, in altri tempi, avrebbe probabilmente posseduto i connotati di Vincent Price e per la cui moglie Evelyn alias Rebecca Hall e il suo migliore amico Max Waters, ovvero Paul Bettany, entrambi collaboratori delle sue ricerche, il problema non è se possono andare avanti, ma se è giusto farlo; in quanto, man mano che subentra un sottotesto sentimentale capace di richiamare vagamente alla memoria l'idea alla base di Lei (2013) di Spike Jonze, le loro peggiori paure diventano realtà quando la sete di conoscenza di Will si evolve in una inarrestabile ricerca di potere ed apprendono di non avere alcun modo di fermarlo.
E, rispettivamente nei ruoli del vecchio studioso Tagger - consapevole che il potere assoluto corrompa in modo assoluto - e dell'agente dell'FBI Buchanan, sono Morgan Freeman e Cillian Murphy ad arricchire ulteriormente il cast di un'operazione su celluloide che lascerebbe quasi pensare all'ennesima trasposizione cinematografica di un romanzo di fantascienza Philip K. Dick, ma che, in realtà, è il solo frutto dello sceneggiatore Jack Paglen.
Un'operazione che, in mezzo alla comparsa di temibili pseudo-zombi ed a sequenze di innovative operazioni chirurgiche atte alla rigenerazione dei tessuti, non manca neppure di momenti da incubo futuristico che sembrano attingere dai lavori di David Cronenberg e Paul Verhoeven; man mano che tende a ribadire che si può amare qualcuno e, allo stesso tempo, odiare quello che ha fatto, ma anche che la gente ha paura di ciò che non capisce.
Del resto, con un epilogo che, probabilmente, non sarebbe dispiaciuto al John Carpenter di Fuga da Los Angeles (1996), se inizialmente l'impressione è quella di trovarsi dinanzi ad un elaborato in favore della fede perché interessato a sporgere denuncia nei confronti del progresso tecnologico, con l'avanzare dei fotogrammi lascia intendere il suo semplice schieramento dalla parte dell'umanità; come è riscontrabile anche dalla dichiarazione della produttrice Marisa Polvino: "L'evoluzione della società è sempre più basata sui computer e i cellulari, al punto che i rapporti personali sono sempre più rarefatti. Noi abbiamo voluto porre il problema se è giusto o sbagliato, sarà la nostra abdicazione?"

Transcendence “Un action thriller che ha un nucleo emotivo con cui è facile entrare in sintonia: lo scontro della tecnologia con l’esperienza umana. Ma per me il cuore del film è l’idea che una persona amata possa essere caricata in un computer e che un rapporto possa continuare oltre la forma fisica”. Nonostante questa osservazione da parte del produttore Broderick Johnson, l’esordio alla regia per il direttore della fotografia Wally Pfister, in realtà, si basa molto più sui dialoghi che sulle sequenze d’azione, ridotte all’osso. Il lodevole comparto tecnico che caratterizza l’insieme, infatti, permette tranquillamente di intuire quanto il neo-regista sia molto più portato per la cura delle immagini che nello strutturare un non eccessivamente originale racconto su celluloide in (buona) parte penalizzato da estremamente lenti ritmi di narrazione. Un racconto su celluloide riguardante la rigenerazione e l’evoluzione dell’essere umano e che, grazie soprattutto agli interessanti concetti pro-umanità e anti-tecnologia in esso racchiusi, non merita, nonostante i suoi difetti, la stroncatura.

6

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