Recensione Tower Heist: Colpo ad alto livello

Con Ben Stiller, ladri si nasce?

Recensione Tower Heist: Colpo ad alto livello
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L'idea dei ricchi che approfittano dei lavoratori, i quali, a loro volta, si vendicano facendo cambiare le cose, è sicuramente senza tempo, di quelle che funzionano sempre, sia sfruttata all'interno delle storie raccontate su carta che al servizio dello schermo (grande o piccolo che sia).
Brian Grazer, quindi, vincitore del premio Oscar per A beautiful mind (2001) di Ron Howard, ha pensato bene di porne una al servizio del nuovo lungometraggio con cast all star diretto da Brett Ratner, autore del terzo X-Men e del trittico Rush hour, della cui genesi racconta: "io ed Eddie Murphy lavoriamo insieme dall'inizio degli anni Novanta, quando abbiamo girato Il principe delle donne. Nel 2005, lui ha parlato a me e Brett dell'idea di fare un film con una serie di comici che interpretano tizi che sono in un periodo sfortunato della loro vita. Voleva realizzare un film con personaggi che non fossero cool e disinvolti. La sua idea era di seguire un gruppo di lavoratori scontenti che tentano la fortuna e progettano una rapina in un edificio tipo la Trump Tower. Naturalmente, tutto quello che sarebbe potuto andare storto in questo piano mal congegnato, andava storto. E' difficile immaginare che una conversazione casuale di sei anni fa sia cresciuta fino a diventare un film fatto su così grande scala. In più, chi poteva sapere che, in questo momento, i mercati finanziari globali sarebbero stati sull'orlo del collasso e il cattivo della nostra storia sarebbe impallidito se paragonato ad alcuni veri personaggi di Wall Street? La realtà supera sempre l'immaginazione".

Ruba da ricchi

A guidare la combriccola protagonista è Ben"Ti presento i miei"Stiller, il quale veste i panni di Josh Kovacs, da oltre un decennio amministratore di uno dei più lussuosi e vigilati condomini di New York, The Tower, con un elegante appartamento all'ultimo piano dove vive il magnate di Wall Street Arthur Shaw alias Alan Alda, agli arresti domiciliari per aver rubato due miliardi di dollari ai suoi investitori, danneggiando maggiormente, però, proprio i membri del personale del posto, di cui gestiva le pensioni.
Membri che Josh, affiancato dal maldestro criminale Slide, con le fattezze del già citato Murphy, riunisce per escogitare un piano praticamente impossibile: rubare i venti milioni di dollari che è certo si trovino nell'appartamento del truffatore, controllatissimo da una squadra dell'FBI, avendo a disposizione solo due giorni prima che l'uomo riesca a mettere a punto il crimine perfetto.
Un gruppetto di ladri dilettanti e inesperti comprendente l'ex di Wall Street economicamente a terra Mr. Fitzhugh, interpretato dal veterano Matthew Broderick, l'esuberante cameriera Odessa, cui concede anima e corpo la Gabourney Sibide candidata all'Oscar per Precious (2009), il nuovo fattorino Dev'Reaux, con il volto del Michael Peña di World invasion (2011), e l'ipersensibile concierge Charlie, con quello del Casey Affleck della trilogia Ocean's eleven.

I soliti ignoti... americani

Del resto, quando si parla di organizzati ladri su celluloide è ormai impossibile non pensare alla serie cinematografica diretta da Steven Soderbergh, tanto più che il Ted Griffin qui sceneggiatore insieme a Jeff" The terminal" Nathanson ne curò proprio lo script del capostipite.
Ma, non privi di un accennato velo di amarezza dovuto in particolar modo all'avvertibile presenza dello spettro della crisi, i circa 104 minuti di visione confezionati da Ratner - che ammette una profonda affinità con vecchi film di rapine del calibro di Il colpo della metropolitana - Un ostaggio al minuto (1974), La pietra che scotta (1972) e Rapina record a New York (1971) - sembrano guardare anche all'indimenticabile I soliti ignoti (1958) di Mario Monicelli e a Dick & Jane-Operazione furto (2005) di Dean Parisot; dal quale, non a caso, proviene la Tea Leoni qui impegnata ad incarnare l'Agente Speciale Claire Denham.
E, mentre la colonna sonora di Christophe Beck richiama il tema mitico dei vari Mission: impossible e viene ribadita l'importanza di quella che, nell'universo degli scacchi, è chiamata "La truffa di Marshall", non mancano Boys don't cry (1999) di Kimberly Peirce e il telefilm Matlock verbalmente citati.
Con un Eddie Murphy che, portando sullo schermo un personaggio che non può non ricordare alcuni dei suoi più noti interpretati nelle commedie e nei polizieschi degli anni Ottanta, andava con ogni probabilità sfruttato meglio.
Almeno al fine di offrire più occasioni per ridere allo spettatore nel corso di un'avventura su celluloide che raggiunge il proprio apice nel corso della lunga impresa per rubare una preziosissima automobile appartenuta a Steve McQueen; rivelandosi al servizio di un prodotto non privo di spettacolarità, ma piuttosto "leggero" (anche troppo, in verità).

Tower Heist Prendete l’Eddie Murphy delle commedie poliziesche anni Ottanta e, sotto la regia di Brett Ratner, catapultatelo in una vendicativa impresa criminale al fianco di altri volti noti dello schermo a stelle e strisce. Quindi, con uno sguardo rivolto ai film di rapine degli anni Settanta, mescolate l’idea di base della saga Ocean’s eleven con quelle de I soliti ignoti di Monicelli e Dick & Jane-Operazione furto con Jim Carrey. Otterrete circa 104 guardabili minuti di visione basati sul movimento e infarciti con diversi momenti spettacolari, ma che, allo stesso tempo, risultano decisamente “leggeri” e quasi del tutto privi di originalità.

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