Recensione Tournée

Le donne 'vere' del New Burlesque

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Ha già fatto incetta di premi (Premio Fipresci 2010, Premio Miglior Regia al Festival di Cannes, e sette nomination ai César 2011) questo quarto lavoro da regista di Matthieu Amalric (colto e raffinato attore di film come Quantum of Solace o Lo scafandro e la farfalla), da una decina d'anni impegnato (non senza apprezzamenti) anche nell'arte registica. L'idea del film nasce da un libro del 1913 di Colette (L'altra faccia del Music Hall), nel quale vengono descritti con estremo realismo i retroscena del Burlesque, arte nata come riappropriazione fisica e morale della donna in quanto tale, inscindibile connubio di pregi e difetti, paure e coraggio, corpo e spirito. Qualcosa che, assumendo connotati sempre più attuali, prescinde e travalica quella che è la malattia della nostra epoca, inumana tensione alla perfezione che finisce sempre per sbriciolare le personalità e le peculiarità dell'io in un informe ammasso di omologazione, d'altro canto sempre più lontano dall'agognata perfezione. Non è infatti un caso che il Burlesque sia stato soggetto nello scorso secolo a un sensibile processo di revival (il New Burlesque), che ha ‘molto' a che vedere con la parità della donna ancora lungi dal compiersi, in un era segnata dal maschilismo imperante ancora lungi dal chiudersi.

Lo show della vita

Joachim (Mathieu Amalric) è un ex produttore televisivo francese che ha deciso di mollare tutto e ‘reinventarsi' in America. La sua vita cambierà grazie all'incontro con un gruppo di spogliarelliste del Burlesque, ognuna delle quali estrinseca l'anima tramite le esuberanti forme del proprio corpo. Quasi stregato dalla verace goliardia e dal sano edonismo del gruppo di ballerine, Joachim deciderà di portarle con sé in Francia, con la promessa di una tournée che dovrebbe fare meta a Parigi. Ma le cose non andranno secondo i piani e nel bel mezzo della tournée Joachim verrà piantato in asso da un ‘amico' che gli aveva promesso la disponibilità di un teatro nella capitale francese. Quindi, la delusione per il progetto non compiuto, accompagnerà il vivace quanto inusuale gruppo in un epifanico viaggio (infarcito di senso di inadeguatezza e smarrimento umani) alla (ri)scoperta di sé stessi. Infine, persosi nei meandri della sua stessa vita (ex mogli, amanti e figli), Joachim finirà per essere ritrovato proprio dalle sue donne del Burlesque, dalle quali apprenderà come una molteplicità di solitudini può grazie alla complicità umana assumere le sembianze di una calorosa famiglia.

Girandole esistenziali

Mathieu Amalric interpreta e dirige con sguardo indulgente e profondamente partecipe le girandole esistenziali di una fragilità umana che è anche, e soprattutto, esigenza di espressione. L'affresco corale di un mondo tanto all'apparenza sgargiante (immerso in un mare di piume di struzzo e paillettes colorate) quanto malinconico nel profondo, che si rispecchia nei corpi e nei volti ‘vissuti' (vero cuore del film) di donne che non hanno paura di mostrare la solitudine della propria anima. Solitudine che amplia il suo raggio d'azione per abbracciare anche il mondo esterno, proiezione di legami irreparabilmente corrotti da un asfittico senso di ‘finzione' in cui è difficile riconoscersi. Amalric procede per immagini (quelle magiche della tournée che si alternano a quelle di alberghi noiosamente uguali) e per bolle narrative, scegliendo volutamente di non narrare nulla delle vite che vediamo roteare sopra e giù dal palco, lasciando fuori scena ciò che sarebbe suonato per certi versi pleonastico, o ridondante. Una sottrazione che amplifica il senso estetico di ciò che va in scena, perché è lì che sono racchiuse ferite e cicatrici di trascorsi che non possono che apparire travagliati e per questo estremamente pregni di senso. Tutto infine ruota attorno alla contagiosa voglia di vivere, essere complici, mettersi alla prova, superare i limiti, che ognuna di queste donne (ma anche lo stesso Joachim) rappresenta. La ricerca dell'antitesi della perfezione, che è in qualche modo la ricerca di una realtà che si fonda a sua volta sulla speranza (in una sorta di cinema-verità) di riabilitare la donna oggetto alla sua natura di soggetto.

Tournée Attingendo al libro di Colette “L'altra faccia del Music Hall”, il regista e attore Mathieu Amalric confeziona un film di pura fruizione estetica dove non sono di dialoghi o la storia a parlare ma volti e corpi di un gruppo di ballerine del Burlesque, genere di spettacolo parodistico in cui la donna ‘reale’ rivela sé stessa. Un film dai ritmi lenti e di non facile fruibilità vista la natura di una trama non esplicita ma sottesa, che nonostante ciò, attraverso corpi tatuati e vite colme d’imperfezioni, riesce a trasmettere un’umanità di pregi e debolezze umani non facilmente descrivibili a parole. Un affresco che ci aiuta a comprendere il lato più fragile e umano delle donne in particolare e dell’uomo in generale.

6.5

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