Recensione Tornando a casa per Natale

Sei storie per raccontare di gioie e dolori raccolti sotto le luci dell'albero di Natale...

Recensione Tornando a casa per Natale
Articolo a cura di

Si sa che il Natale, amato o odiato che sia, possiede un potere catartico in grado di acuire le emozioni, portare ogni individuo a scrutare tra le pieghe, spesso piaghe, del proprio cuore. A sondare questi recessi emotivi, ci pensa quest'anno Bent Hamer (conosciuto e apprezzato regista norvegese di Kitchen Stories, Factotum e Il mondo di Horten) con un film che coniuga l'assenzio natalizio alle fredde location della Norvegia, e che intreccia storie (tratte dal libro di racconti Only soft presents under the tree di Levi Henriksen) di dilemmi esistenziali alla voglia tipicamente umana di ritrovare la propria strada, e ritrovarsi, magari immersi nella magia cromatica di un albero addobbato a festa.

Un posto chiamato casa

Siamo nella fredda quanto ideale cittadina nordica di Skogli, alla vigilia di Natale. Un uomo decide di travestirsi da Babbo Natale per poter riabbracciare i propri figli, un medico troppo preso dal suo lavoro non sa più cosa voglia dire amare, un ex campione di calcio ridottosi a barbone (re)incontra un vecchio amore, un ragazzino innamorato di una compagna musulmana fa finta di non festeggiare il Natale per trascorrere la vigilia con lei, una donna si dà con tutta l'anima a un uomo, convinta che questi lascerà la moglie, infine una coppia di rifugiati sta per avere il primo figlio (in una baita sperduta). Storie di speranze perse o ritrovate, di sogni e illusioni, di nascita e morte, inserite nella cornice natalizia più per motivi di raccordi temporali che per una reale necessità narrativa, visto che (come ha precisato anche lo stesso regista) si tratta di vicende che potrebbero esistere benissimo in qualsiasi altro contesto, perchè non sono altro che cartoline di variegate esistenze umane, tutte ugualmente afflitte dai propri drammi privati, per le quali il Natale rappresenta il ‘topos', ovvero un luogo familiare (come la casa) in cui (re)incontrare finalmente sé stessi o scampoli di quel sentimento chiamato amore, qui declinato in mille trame diverse.

Vgando nell'indistinta terra degli affetti

Ben Hamer punta su una regia fatta d'inquadrature fisse (immagini cristallizzate in momenti topici) e una narrazione che procede per sospensione (del giudizio), e che contrappone allo sguardo, talvolta grottesco e surreale (come l'alterazione della scena della Natività), il gioco concreto dei sentimenti, agro-dolci come l'incedere stesso della vita, conferendo a ognuna delle storie un valore esistenziale più vasto: la privazione straziante degli affetti o della propria terra, la perdita d'identità e/o di dignità, la ricerca dell'amore o di sue appendici. Sfumature emozionali che contribuiscono a colorire questo eterogeneo affresco natalizio, fatto delle luci calde degli alberi illuminati e del freddo (a volte) raggelante della vita. Un'amarezza di fondo, che è anche lentezza filmica ed esistenziale, che è spesso una cifra caratteristica delle produzioni nordiche, terre in cui la poca luce e il tanto freddo cristallizzano i sentimenti in maniera molto più sensibile. Come accadeva ne Il mondo di Horten, anche qui l'atmosfera è rarefatta e ovattata, e anche la dimensione politica della guerra in Kosovo, che fa da spunto per la cornice narrativa del film, non è che il pretesto per narrare la dinamica tutta umana di un amore fortemente proibito eppure magicamente realizzato. Personaggi invariabilmente immersi nel nevischio invernale, che si ritagliano una loro parte in questa 'fiaba' reale e moderna, accomunati solo dalla solitudine che permea tutto il film ma che poi, in alcuni casi, muterà in gioia di vivere. Un'estasi emotiva riassunta nell'epilogo tramite la contemplazione rivelatrice di una magnifica aurora boreale, cui fa da contrappunto il bellissimo pezzo (parte di una suggestiva colonna sonora) Home for Christmas, realizzato appositamente per il film dalla cantante norvegese Maria Mena.

Qualcuno intravedrà nel materiale proposto da Hamer un sunto di situazioni già viste e già esplorate molte altre volte sul grande schermo. Critica altrettanto, e più, valida per i nostrani cinepanettoni, che di contro non hanno né la leggerezza stilistica né la profondità esistenziale di questo Tornando a casa per Natale, che si rivela un'ottima alternativa stagionale di matrice natalizia.


Tornando a casa per Natale Già apprezzato regista di Kitchen Sories Factotum e Il mondo di Horten Bent Hamer confeziona con poesia e grazia narrativa un film in cui il Natale diviene elemento catartico per le vite dei protagonisti, tutte esistenze più o meno turbate. Intrecciando queste storie all'acuita suggestione natalizia del ritrovare la propria ‘casa’, qui intesa nella sua accezione più universale, Hamer realizza un film piacevole e, nonostante i lenti tempi filmici, piuttosto affascinante, in cui vanno in scena le diatribe emozionali di individui che rispecchiano i sogni e le paure di tutti noi.

7

Che voto dai a: Tornando a casa per Natale

Media Voto Utenti
Voti: 20
6.6
nd