Recensione Tom à la ferme

Xavier Dolan, enfant prodige del cinema canadese, interpreta e dirige un lungometraggio tratto dalla pièce di Michel Marc Bouchard.

Recensione Tom à la ferme
Articolo a cura di

Tom, un ragazzo poco più che ventenne, in lutto per la morte improvvisa dell'amatissimo Guillaume, è in viaggio verso una piccola fattoria sperduta nella solitaria campagna canadese. Tom è intenzionato ad incontrare Agathe, la madre di Guillaume, in occasione delle esequie del fidanzato: al proprio arrivo, tuttavia, si renderà conto che la donna è del tutto ignara dell'omosessualità del figlio, e sarà costretto a subire la violenta ostilità di Francis, il fratello maggiore di Guillaume. Il ragazzo, tuttavia, deciderà di trattenersi presso la fattoria anche dopo il funerale, assecondando la menzogna sulla natura del suo rapporto con Guillaume ed alimentando un conflitto psicologico potenzialmente distruttivo, in una forma di masochismo che sembra quasi costituire una sorta di ideale e perversa "redenzione"...
Dopo tre lungometraggi già molto apprezzati dalla critica internazionale si fa conoscere per la prima volta in Italia (in occasione della 70° edizione del Festival del Cinema di Venezia) il giovanissimo regista, sceneggiatore ed attore franco-canadese Xavier Dolan. Un autentico enfant-prodige che, a soli 24 anni, si dimostra in possesso di una peculiare cifra stilistica, mutuata in parte dai suoi evidenti modelli di riferimento (Pedro Almodóvar, François Ozon) ma rielaborata in maniera personalissima e con sorprendente consapevolezza del linguaggio cinematografico. Se i suoi primi due film, J'ai tué ma mère e Les amours imaginaires, erano basati su tematiche legate all'adolescenza, all'emancipazione dai legami familiari e ai primi turbamenti amorosi, in seguito Dolan aveva dimostrato di volersi confrontare anche con temi più ambiziosi: l'anno scorso, con il bellissimo Laurence anyways (ad oggi il suo miglior film), aveva raccontato l'odissea esistenziale di Fred nel suo passaggio dal genere maschile al genere femminile, mentre con il suo nuovo lavoro, Tom à la ferme (vincitore annunciato del Queer Lion), affronta l'elaborazione del lutto e la difficoltà di convivere con il dolore lacerante di una perdita - un dolore espresso magnificamente fin dalla primissima sequenza del film, in cui assistiamo alla composizione di un commosso elogio funebre.

Tom at the farm

Per la prima volta, inoltre, Dolan non utilizza un soggetto originale, ma adatta l'omonima pièce del drammaturgo Michel Marc Bouchard, riservando per se stesso il ruolo del protagonista (come già in J'ai tué ma mère e Les amours imaginaires). Tale derivazione teatrale, evidente fin dall'ambientazione circoscritta della vicenda (la fattoria del titolo), non diventa però un limite rispetto alla resa cinematografica della storia; al contrario, il film si fa apprezzare per l'originalità della messa in scena - dal punto di vista registico, Tom à la ferme risulta l'opera finora più matura di Dolan - e per il coraggio e la raffinatezza delle scelte stilistiche (secondo l'impronta tipica della produzione del giovane regista), che però non scivolano mai in un'estetizzazione di maniera (come accadeva invece in Les amours imaginaires). Davanti alla macchina da presa, invece, Dolan è affiancato dalla veterana Lise Roy nel ruolo di Agathe, la madre di Guillaume, e da Pierre-Yves Cardinal nella parte di Francis, la cui feroce brutalità non tarderà a sfociare in un approccio più complesso ed ambiguo nei confronti del nuovo ospite della fattoria. E proprio l'ambiguità, mai come in questo caso, si rivela una delle chiavi di lettura degli indecifrabili rapporti fra i tre personaggi principali - ai quali si unirà in seguito pure Sara (Évelyne Brochu), convocata allo scopo di fingersi la fantomatica fidanzata di Guillaume.

Sensibility

Dolan, difatti, non scioglie i conflitti in gioco né illustra con chiarezza i moti dell'animo dei suoi protagonisti, ma preferisce intraprendere un percorso assai più tortuoso, fondato sulla menzogna, sulle contraddizioni, sui sentimenti contrastanti e sul non-detto; con il rischio, d'altra parte, di perdere talvolta la direzione del racconto (come accade in prossimità del finale, quando la narrazione appare spesso sul punto di incepparsi). Ciò nonostante, Tom à la ferme riesce a toccare la sensibilità dello spettatore, offrendo momenti di profondissimo pathos: uno su tutti, la sequenza in cui Tom "recita" la propria lettera d'amore a Guillaume (pur attribuendola ad una fittizia voce femminile) al cospetto di Agathe, dando in tal modo silenzioso sfogo tanto alla propria passione per il fidanzato scomparso, quanto alla sofferenza che è costretto suo malgrado a soffocare - e che rivolge contro se stesso accettando le ripetute umiliazioni inflitte da Francis. Almeno fino ad un significativo epilogo che, rinunciando alla consueta catarsi, si chiude su un evocativo scenario notturno, accompagnato dalla voce malinconica e carezzevole di Rufus Wainwright.

Tom à la ferme Xavier Dolan, enfant prodige del cinema canadese, è il regista e l’interprete di Tom à la ferme, un racconto commosso e partecipe sull’elaborazione del lutto ed il confronto con la sofferenza, che riesce a toccare la sensibilità dello spettatore grazie anche ad una messa in scena di straordinaria suggestione.

7.5

Che voto dai a: Tom à la ferme

Media Voto Utenti
Voti: 6
7.3
nd