Recensione Timecop - Indagine dal futuro

Jean-Claude Van Damme è un agente della "polizia temporale" in Timecop - Indagine dal futuro, poliziesco sci-fi spruzzato d'azione del 1994 diretto da Peter Hyams e prodotto da Sam Raimi.

Recensione Timecop - Indagine dal futuro
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Prima delle tre collaborazioni tra il regista Peter Hyams e Jean-Claude Van Damme, Timecop - Indagine del futuro vede la luce nel 1994, periodo di massima notorietà per l'atletico attore belga. Non è un caso che il budget (oltre i 30 milioni di dollari) e gli incassi (100 milioni e rotti) siano i maggiori mai ottenuti da un film con protagonista l'allora ancora action-star. Tratto dal comic book di Mark Verheiden (anche co-autore della sceneggiatura) pubblicato sulle pagine della serie antologica Dark Horse, il titolo tratta per l'ennesima volta nel cinema di genere il tema dei viaggi nel tempo, introducendoci in una storia che, pur vivendo sui paradossi e non sempre narrativamente coerente (difetto riscontrabile in molte produzioni omologhe sull'argomento), riesce a coinvolgere discretamente per i cento minuti di visione.

Tutto torna

Nel 2004 il governo degli Stati Uniti ha istituito un'apposita sezione di polizia per vigilare sui crimini temporali: da diverso tempo infatti è possibile viaggiare nel tempo e non pochi cercano di tornare nel passato per cambiare il futuro a proprio vantaggio. L'agente Max Walker, tormentato per la morte della moglie uccisa dieci anni prima da degli individui sconosciuti, scopre che il Senatore McComb, favorito all'imminente corsa Presidenziale, deve la sua fortuna proprio a degli illeciti compiuti attraverso viaggi a ritroso: nonostante nessuno gli creda (in quanto il politico è in grado di modificare il contemporaneo presente), Walker dovrà trovare il modo di far conoscere la verità e modificare gli eventi, in una girandola di paradossi che potrebbe riguardarlo molto più da vicino di quanto egli creda.

Left behind

Prodotto, tra gli altri, da Sam Raimi, Timecop - Indagine dal futuro è considerato, non a torto, tra le migliori produzioni mai girate da Van Damme, qui alle prese con uno sci-fi d'azione di discreta fattura. Peter Hyams d'altronde non era nuovo nella gestione del genere, avendo dato alla luce ad inizio carriera un piccolo gioiellino come Atmosfera Zero (1981), film che pur distante nel contesto ha delle similitudini con questo. Così come il commissario O'Niel di Sean Connery, anche l'agente Walker di JCVD si trova a lottare da solo contro tutto e tutti, in una folle corsa (letteralmente) contro il tempo al fine di rimettere a posto le cose. Il regista si affida sì alle dote atletiche del suo protagonista, alle prese con coreografie a mani nude non prive di (auto)ironia, ma non perde mai di vista la base portante della narrazione, concentrandosi sul fascino del paradosso adattato ad una classica struttura da poliziesco. Le forzature di certo non mancano, con il Nostro che se la cava sempre e comunque a dispetto della logica, ma la buona gestione del ritmo e la solida messa in scena, di chiara ispirazione b-movie, mantengono sempre alta l'attenzione sino ai minuti finali dove, soluzione spesso abusata nelle diatribe temporali, il prologo si ricollega agli eventi posteriori. Operazione sicuramente lontana dall'eccellenza ma diretta con rozza efficacia e con un Van Damme nella sua performance forse più convincente degli interi anni '90, in un cast in cui spicca il carismatico villain di Ron Silver.

Timecop - Indagine dal futuro Come spesso nella sua lunga e altalenante carriera, anche in quest'occasione Jean-Claude Van Damme finisce per sdoppiarsi: a sto giro il merito non è di gemelli sconosciuti o replicanti di sorta, bensì dei viaggi temporali che nel 2004 filmico sono ormai una realtà. Timecop - Indagine dal futuro è un onesto sci-fi di genere che, pur strizzando l'occhio ai b-movie, si eleva per la robusta regia di un buon artigiano come Peter Hyams e grazie alla produzione a medio budget di Sam Raimi, con l'interprete belga convincente quanto basta anche quando non mena le mani. Un poliziesco di fantascienza che gioca costantemente coi paradossi in una narrazione a tratti forzata ma piacevolmente avvincente.

6.5

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