Recensione Ti Presento un Amico

Recensione del film di Carlo Vanzina interpretato da Raoul Bova

Recensione Ti Presento un Amico
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Nell'ormai lontano 1987, Francesco Massaro, autore di veri e propri trash-cult del calibro de Il lupo e l'agnello (1980), I miracoloni (1981) e I carabbinieri (1981), diresse Ti presento un'amica, una commedia ambientata nell'Italia del rampantismo che, impreziosita da un variegato cast comprendente Michele Placido, Luca Barbareschi e perfino il David Naughton di Un lupo mannaro americano a Londra (1981), si concentrava sulle storie di amore e di abbandono di una babysitter aspirante giornalista televisiva interpretata da Giuliana De Sio e dell'aggressiva P.R. di una casa di moda con le fattezze della lady Spielberg Kate Capshaw.
A ventitre anni di distanza, Enrico Vanzina, il quale firmò la sceneggiatura di quel film insieme all'argentiano Franco Ferrini, la compianta Suso Cecchi D'Amico e lo stesso regista, cura insieme a Massaro lo script di Ti presento un amico, che, diretto dall'instancabile fratello Carlo, subentrato solo in un secondo momento della fase di scrittura, non ha però nulla a che vedere con la pellicola del 1987, nonostante il titolo simile.
Al centro della vicenda, infatti, troviamo questa volta Raoul Bova nei panni di Marco, giovane manager italiano perbene, onesto e sentimentale che lavora a Londra nel marketing di una grande azienda di cosmetici, il quale, abbandonato dalla fidanzata e convivente che, improvvisamente licenziata, decide di tornare dal ricco ex in cerca di sicurezza economica, viene convocato a Milano dal Grande Capo per quella che si rivela essere una promozione. Ma, sebbene si ritrovi ad essere il nuovo Capo del Marketing dell'azienda, viene anche incaricato di un compito che nessuno vorrebbe mai dover svolgere, ovvero quello del "tagliatore di teste", addetto al licenziamento del personale all'interno degli uffici.

Femmine contro maschio

Quindi, è un ruolo analogo a quello ricoperto da George Clooney nell'ottimo Tra le nuvole (2009) di Jason Reitman che Bova - per la seconda volta al servizio di Vanzina, dopo Piccolo grande amore (1993) - si trova ad interpretare, mentre, durante i dieci giorni di permanenza a Milano, va alla ricerca della donna giusta incontrando l'affascinante gallerista inglese Sarah, con le fattezze della Kelly Reilly vista nello Sherlock Holmes (2009) di Guy Ritchie, Giulia alias Barbora Bobulova, collega in azienda alla quale ha soffiato il posto di Capo Marketing, l'impiegata Francesca, interpretata dalla Sarah Felberbaum di Maschi contro femmine (2010), e la giovanissima giornalista televisiva Gabriella, cui, come sempre, concede più corpo che anima Martina Stella.
Ma vi sono anche il Carlo Giuseppe Gabardini di Si può fare (2008) e il solito, irrilevante Stefano"Il partigiano Johnny"Dionisi a completare il cast di questa ennesima fatica vanziniana che, riallacciandosi in un certo senso ai lungometraggi sulla Milano da bere sfornati dai figli di Steno negli anni Ottanta (si pensi a Via Montenapoleone), individua con ogni probabilità uno dei suoi lati positivi nella presenza del televisivo Fabio Ferri, il quale, nei panni dell'insopportabile fidanzato meridionale di Gabriella, si trova qui alle prese con il suo primo personaggio per il grande schermo.
Per il resto, infatti, le prove di buona parte degli altri attori non convincono più di tanto, forse a causa di un doppiaggio ulteriormente penalizzante; mentre l'insieme, che tira in ballo anche simpatici elementi quali un taxista fissato con le serie tv riguardanti i poliziotti americani e un cane che si chiama Beckenbouer, proprio come l'ex calciatore tedesco, a fatica lascia avvertire la presenza dietro la macchina da presa di colui che, quando non confeziona classici del calibro di Sapore di mare (1983) e Vacanze di Natale (1983), si mostra comunque capace di regalare al pubblico gradevoli prodotti nella media (se non addirittura al di sopra).
Colui di cui riconosciamo il marchio nelle varie citazioni verbali (si spazia da Sliding doors a La prova del cuoco) atte a contestualizzare popolar-storicamente l'operazione e nel dolce-amaro epilogo proto-favoletta dei circa 98 minuti di visione, ma non nel tutt'altro che coinvolgente ritmo narrativo e nei dialoghi che lasciano piuttosto a desiderare.

Ti Presento un Amico Dopo il non disprezzabile La vita è una cosa meravigliosa (2010), Carlo Vanzina - affiancato in fase di sceneggiatura dall’inseparabile fratello Enrico e da Francesco Massaro - torna dietro la macchina da presa per porre Raoul Bova nei panni del “tagliatore di teste” di un’azienda di cosmetici abbandonato dalla fidanzata e alle prese con diverse avventure sentimentali. Purtroppo, però, il tentativo di fondere la commedia romantica inglese alla Richard Curtis con la tanto discussa tematica della crisi non riesce in alcun modo a convincere, sia per quanto riguarda buona parte delle prove degli attori che il taglio generale dell’operazione, caratterizzata da ritmi e dialoghi che non rispecchiano affatto le solitamente apprezzabili - e spesso ingiustamente disprezzate - doti di racconto su schermo manifestate dai figli di Steno in molte altre occasioni.

5

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