Recensione The wedding party

Il matrimonio dell'anno? Forse... no.

Recensione The wedding party
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"Devo dirti una cosa importante: sto per sposarmi". 
Coooosa? Inutile nascondersi dietro le solite frasi fatte che esprimono, con sorrisi che tagliano il viso da guancia a guancia modalità Stregatto, la felicità più grande che si possa mai provare. L'impatto emotivo è solo uno e sempre lo stesso: trauma! Che si tratti della migliore amica, la figlia, l'ex fidanzata o anche una conoscente, l'annuncio dell'imminente matrimonio conduce il cervello in un posto pieno zeppo di problemi da risolvere e situazioni da affrontare. Poi ovviamente ci sono le eccezioni estreme alla Il matrimonio del mio migliore amico, per capirci, ma non è questa la direzione che vogliamo prendere in questo momento. Dopo il trauma iniziale dell'annuncio, il matrimonio diventa (per qualcuno) sicuramente una cosa piacevole e un'occasione per tutti di immischiarsi nei pasticci più impensabili tra organizzazione di feste di addio al nubilato/celibato e improbabili desideri di cerimonie impeccabili. Non serve ricordare tutte le pellicole che di questa particolare sfumatura dell'evento hanno fatto il proprio punto di forza, tra notti brave da dimenticare (o inevitabilmente dimenticate!) e damigelle da rimorchiare, storie di cui vergognarsi e foto scattate da nascondere per sempre. Ma nonostante il cinema abbia già sviscerato l'evento in più modi, a Hollywood sembrano non averne mai abbastanza e così arriva sui nostri schermi The Wedding Party, rielaborazione della pièce teatrale di Leslye Headland in questo caso anche regista della pellicola.

Damigelle alla riscossa

Nel gruppo delle Scoppiate, Becky (Rebel Wilson) è sempre stata la più sfigata: grassottella, con un discutibile gusto per la moda e un atteggiamento poco raffinato, era la controparte perfetta di Regan (Kirsten Dunst), impeccabile sotto tutti i punti di vista. A completare il quartetto ci sono l'irrequieta Gena (Lizzy Caplan) e la svampita Katie (Isla Fisher). Nel loro ideale nulla è cambiato dai tempi del liceo e tutto scorre seguendo un distorto piano, secondo il quale nulla va nel verso giusto ma esattamente come dovrebbe andare. Il fulmine arriva quando Becky confessa a Regan che il suo ragazzo le ha chiesto di sposarla: com'è possibile che la più imperfetta del gruppo sia la prima a convogliare a nozze? Lo shock travolge il gruppo che decide di affrontare la cosa organizzando l'addio al nubilato perfetto: alcool, qualche droga e l'immancabile spogliarellista. Ma Becky non è più la stessa e ha in mente tutt'altro tipo di festeggiamenti. È quando la futura sposa va a letto che la serata si accende in pieno stile Scoppiate, degenerando verso le conseguenze più tipicamente inaspettate.

Tutto in una notte

Difficile cercare un punto di vista originale dal quale analizzare The Wedding Party, che palesemente richiama moltissimi film di genere più o meno recenti e li rielabora in se stesso. Dissacranti, divertenti, stressate e un po' nevrotiche come vuole la moderna iconografia del genere femminile, queste amiche della sposa sembrano più degli scapoli incalliti e combina guai che delle presunte damigelle. Di qui l'idea di intitolare la pellicola Bachelorette, richiamando alla mente un certo tipo di atteggiamento tipicamente maschile, ma sminuendolo con il vezzeggiativo "ette": gioco di parole che difficilmente sarebbe stato percepito allo stesso modo in italiano. Regan, Gena e Katie sono dei personaggi molto diversi tra loro, con delle spiccate caratteristiche che rendono semplice l'identificazione caratteriale: eppure tutte sembrano soffrire della stessa mancanza. L'eccessiva emancipazione e lotta per la propria indipendenza, che tanto le ha rese intraprendenti e invidiate da tutte durante l'adolescenza, le ha trasformate in donne profondamente insicure che costruiscono immaginarie barriere caratteriali dietro le quali nascondersi. Che lo si chiami totale controllo della situazione, incapacità di relazionarsi in modo serio o manca di fiducia, il punto cruciale non cambia e le tre eroine della situazione ricorrono a tutta la propria immagine, costruita in anni e anni, per nascondere le crepe sotto la superficie. Tutto questo per dire che è palese che dietro la sceneggiatura, volutamente invadente ed esagerata, di Leslye Headland si nasconde un ragionamento più critico sulle dinamiche sociali del sesso femminile, costantemente in bilico tra ironia, cinismo, cattiveria e solidarietà. Nel frangente di una sola serata, le protagoniste si amano e si odiano, si rispettano e maltrattano, si svendono e combattono per i propri valori morali, per poi ritrovarsi, alla fine dell'annunciata tragedia, più vicine e più simili a se stesse di prima. Cambiate... ma come se nulla fosse mai successo.
Un ragionamento, questo, facilmente trasportabile alla pellicola stessa. The Wedding Party è sì divertente, a tratti dissacrante, pieno di ritmo e frivolo in modo piacevole, ma il suo passaggio nella vita dello spettatore è inafferrabile. Nulla del film stupisce o impressiona particolarmente, nulla diviene memorabile e si trasforma in istantanea caratteristica del progetto. Si potrebbe dire che, nonostante le mille peripezie, quello di Becky sia un matrimonio come un altro: buone performance attoriali da parte della protagoniste si affiancano a una regia discreta che, al contrario delle sue apparenti intenzioni, sembra non riuscire a calcare troppo la mano, rimanendo in stallo sulla superficie di tutto e lasciando lo spettatore con un inusuale senso di insoddisfazione per le pellicole di questo tipo.

The wedding party The Wedding Party è una pellicola divertente, ironica e di intrattenimento che, pur cercando di mostrare una base psicologica e critica sulla questione dell’amicizia tra donne, pecca di superficiale qualunquismo che rende l’intero progetto piacevole ma non necessario. Ricalcando atmosfere, argomenti e situazioni da sempre cari agli sceneggiatori di Hollywood si presenta come un esperimento di passaggio, probabilmente più adatto e funzionale al mondo teatrale nel quale è nato.

5

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