Recensione The Ward - Il Reparto

Rinchiusa in un ospedale psichiatrico, Kristen assaggia l'inferno

Recensione The Ward - Il Reparto
Articolo a cura di

Se diciamo John Carpenter pensiamo a tre cose: Cinema, paura ed hamburger.
Quando uno dei mostri sacri del cinema di genere torna sul grande schermo con una nuova pellicola viene spontaneo richiedere il massimo e innegabilmente se il nome del mostro in questione è quello citato in testa a questo articolo le aspettative sono ancora maggiori.
Da sempre idolatrato come un grande maestro che del low Budget ha fatto praticamente uno stile di vita, Mr. Carpenter può vantare di aver scritto più di una pagina della storia del cinema. Fin dai suoi esordi, il regista ha saputo imporsi come un grande protagonista della scena internazionale, autore, regista e produttore di storie memorabili, commedie fuori dagli schemi, film terrificanti e gioielli universalmente riconosciuti come capolavori del cinema.
Fatta eccezione per film particolarmente ispirati (e non possiamo non citare Il seme della follia, La cosa, Fuga da New York) Carpenter ha saputo fare della regia cinematografica una vera e propria arma da fuoco, raccogliendo, rielaborando e rigettando poi nuove basi prese ad esempio dalle successive generazioni di registi. Assieme a pochi altri è stato in grado di comprendere che la forza di una sceneggiatura può passare in secondo piano se raccontata con grande consapevolezza dalle immagini, lezione che nel passato e nelle altre (e più antiche) arti, molti altri avevano già messo in atto. Carpenter è uno che grossi problemi non se li è mai fatti: ciak, buona, andiamo a mangiare un panino. Un approccio easy, ma, alla fine, il film si rivelai una bomba. La lucidità e la forte consapevolezza di ciò che sta facendo gli hanno fatto guadagnare un alone di rispettabilità che da ormai tre decenni non accenna ad indebolirsi, un quadro generale così chiaro da far passare in secondo piano qualunque leggerezza: i fan di Carpenter sono gli stessi che parlando di cinema amano mangiare carne alla brace e bere birra doppio malto. Non è roba da radical chic né da blandi pensatori, eppure ogni film nasconde un sottotesto così profondo da zittire Wenders e compagni.
Torna ora con un nuovo film, scritto dai fratelli Michael e Shawn Rasmussen (Long Distance), una sceneggiatura senza troppi fronzoli, l'occhio è puntato alla regia, l'orecchio alla musica, cuore e cervello all'atmosfera.

Nel reparto

Una bellissima ragazza, vestita di cenci e dall'aspetto stravolto, arriva correndo senza sosta, si sta nascondendo da qualcosa e sta cercando di raggiungerne un'altra. Corre attraverso un bosco, si districa tra le insidie della campagna e giunge ad una casetta desolata, tira fuori dei fiammiferi e dà fuoco all'abitazione. Quando la polizia arriva sul posto le fiamme divampano e la ragazza viene arrestata.
Siamo in una clinica psichiatrica, e lei viene trasferita in un reparto speciale, isolato dagli altri pazienti: il suo nome è Kristen, non è ancora chiaro il motivo per cui si trovi lì. Assieme a lei, nell'area speciale, ci sono altre quattro ragazze, insospettite dalla sua presenza, ma eccitate all'idea di una nuova arrivata. Col passare dei giorni, mentre Kristen stringe amicizia con le altre, un'inquietante presenza inizia ad avvicinarla: prende il via una sequenza di eventi che la porterà oltre i limiti della coscienza.

L'orrore, di nuovo.

Carpenter è tornato, su questo non ci piove. A suo modo, sebbene la sceneggiatura di The ward non sia proprio un manuale di originalità, il film è una lezione sul cinema densa come poche altre: per quanto la storia cavalchi l'onda del più blando dei thriller psicoloci, la coscienza registica (chiamiamola così) fa di un certo tipo di stereotipo, oramai paradossalmente in disuso, il suo punto di forza, giocando proprio su quella prevedilità ostentata che quasi diviene un colpo di scena inatteso. Sia chiaro, non è certo intenzione degli sceneggiatori giocare su questo né tantomeno l'ideale carpenteriano, ma, nelle mani di un grande maestro, riesce a diventare un lavoro assai interessante. Il tocco del regista è rimasto intatto, sebbene la laccata fotografia tenda ad uniformare l'estetica della pellicola a quella tipica (pur rimanendo il frutto di un grande professionista come Yaron Orbach) delle produzioni horror degli ultimi anni, e gioca con l'alternarsi di inquadrature anguste e claustrofobiche a situazioni tecnicamente più formali, dando forma ad una miscela visiva che riesce perfettamente nella sua intenzione. Non può comunque passare passare in secondo piano l'effettiva debolezza della sceneggiatura, purtroppo compromessa da un'evidente carenza di originalità: sebbene sia apprezzabile una produzione che non riproponga remake o trasposizioni cinematografiche di matrice giapponese, lo script dei fratelli Rasmussen resta un miscuglio dei plot più in voga degli ultimi anni carente di una vera e propria identità. Comunque imprescindibile per gli appassionati del regista americano e per gli tutti gli spettatori alla ricerca di un horror dalla squisita classicità.

The Ward - Il Reparto The Ward funziona principalmente grazie alla regia di una leggenda dell'horror di nome John carpenter. E' l'esempio di come una debole sceneggiatura può trasformarsi in qualcosa di buono grazie all'ausilio di un sapiente sistema di tempi e immagini. Consigliato agli appassionati di Carpenter e del più classico degli horror.

7

Che voto dai a: The Ward - Il Reparto

Media Voto Utenti
Voti: 21
7.1
nd