Recensione The Time Machine

Guy Pearce è un rivoluzionario inventore deciso a tornare indietro nel tempo per cambiare il passato in The Time Machine, seconda trasposizione del romanzo di H.G. Wells diretta nel 2002 dal bisnipote Simon Wells.

Recensione The Time Machine
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New York, 1899. Il Dr. Alexander Hartdegen è un inventore rivoluzionario e fuori dagli schemi, prossimo al matrimonio con l'amata fidanzata Emma. Proprio la sera della proposta di nozze però i due vengono aggrediti da un rapinatore e, durante la colluttazione, un colpo di pistola uccide accidentalmente la donna. Da quel giorno l'uomo non riesce a darci pace e per ben quattro anni, vissuti in completa solitudine, lavora ad un avveniristico progetto di una macchina del tempo che gli permetta di tornare indietro a quella fatidica notte e cambiare così gli eventi. Il viaggio temporale riesce ma, nonostante tutto, Emma finisce comunque per perdere la vita investita da una carrozza. Alex non si dà per vinto e decide di andare nel futuro per trovare una risposta alla domanda "perché non si può cambiare il passato?". Dopo aver visitato varie epoche, l'inventore finisce accidentalmente catapultato nell'anno 802.701, dove il genere umano è ora vittima di un pericoloso nemico proveniente dal sottosuolo.

Corsa contro il tempo

Casualità (o sarebbe meglio dire causalità) vuole che dietro la macchina da presa di un titolo aderente a tematiche temporali vi sieda Simon Wells, bisnipote di quel H.G. Wells autore del romanzo da cui la pellicola è tratta. Rivisitando per l'appunto il classico letterario pubblicato nel 1895 e la prima trasposizione filmica cult L'uomo che visse nel futuro (1960), The Time Machine si offre alle generazioni del nuovo millennio, abituate a effetti speciali roboanti più che a solide sceneggiature. Ed infatti, come spesso prevedibile nei blockbuster moderni, la narrazione è ricca di imperfezioni evidenti che non tengono conto dei paradossi inerenti ai viaggi nel tempo, aggiungendo per di più incongruenze palesi e forzature di sorta, love-story inclusa. Dopo una prima parte, la più riuscita a livello scenografico, ambientata nel 1899, la trama ci catapulta in diverse versioni del futuro, con avanzate tecnologie e disastri naturali di sorta (con tanto di distruzione della Luna), fino all'arrivo nell'anno 802.701, luogo della maggior parte della narrazione. Peccato che quel sense of wonder che la vicenda avrebbe dovuto garantire, almeno dal punto di vista visivo, risulti sin troppo annacquato, con il digitale a dar vita ad un mondo fittizio ma poco approfondito il cui background potrebbe essere esposto in un paio di frasi. L'entrata in scena delle mostruose creature dai tratti scimmieschi, realizzate usando attori in costume che indossavano maschere animatronic e parzialmente in computer grafica, scade poi nel più ridicolo kitsch tanto che anche il villain, interpretato da un irriconoscibile Jeremy Irons, è assolutamente privo di carisma. Guy Pearce, solitamente ottimo interprete, fa quel che può nei panni di un personaggio assai poco caratterizzato e alla fine dei conti, nonostante qualche passaggio divertente figlio di un sano spirito b-movie, l'elemento più riuscito dell'operazione può definirsi la discretamente avvincente colonna sonora firmata da Klaus Badelt.

The Time Machine L'assenza di meraviglia in un'opera basata sui viaggi nel tempo, ispirata a due grandi classici come il romanzo di H.G. Wells e la relativa trasposizione filmica degli anni '60, è una mancanza imperdonabile. The Time Machine purtroppo, nonostante una discreta atmosfera avventurosa a permeare parte della visione, si rivela un'opera narrativamente incoerente e forzata, con caratterizzazioni pressoché nulle dei vari personaggi in gioco (e il solo Guy Pearce non può fare la differenza in un cast anonimo e svogliato) ed effetti speciali appena passabili nonostante il bugdet di 80 milioni di dollari.

5

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