Recensione The Tempest

Recensione della trasposizione cinematografica della commedia shakespeariana

Recensione The Tempest
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Il 2010 è stato l'anno che ha segnato il quattrocentesimo anniversario de La tempesta di William Shakespeare, considerata una delle ultime commedie che il Bardo scrisse da solo, nonché prima delle sue opere che la regista e sceneggiatrice del Massachusetts Julie Taymor, autrice dei lungometraggi Titus (1999), Frida (2002) e Across the universe (2007), portò in scena in un piccolo teatro di New York nell'ormai lontano 1986.
La stessa Julie Taymor che ora, come già fecero precedentemente colleghi del calibro di Paul Mazursky (Tempest, 1982) e Peter Greenaway (L'ultima tempesta, 1991), vi s'ispira curandone una trasposizione cinematografica, mentre ricorda così l'inizio della rappresentazione teatrale, che apriva con una ragazza mostrata in controluce impegnata a costruire un castello di sabbia
in cima a una collina di sabbia nera: "All'improvviso un macchinista, vestito di nero e con un grosso annaffiatoio in mano, correva verso la ragazza e iniziava a versare l'acqua sul castello. A quel punto, le luci di scena venivano puntate tutte sul castello e sull'acqua per creare l'immagine di un ‘temporale' che faceva sciogliere il fragile castello. Anche se la ‘magia' di Prospero si manifestava attraverso l'arte delle luci a teatro, il pubblico era portato a credere che la tempesta fosse iniziata".

Across Shakespeare

Le dinamiche della storia shakespeariana, però, vengono qui rivoluzionate tramite la trasformazione del protagonista, lo stregone Prospero, nella maga esiliata Prospera, interpretata dall'infallibile Helen"The queen-La regina"Mirren, la quale osserva: "Trasformare Prospero in una donna cambia radicalmente il rapporto con Miranda, rapporto che diventa di tipo matriarcale e modifica non solo la dinamica tra i due personaggi, ma anche l'angolazione
politica dell'opera. L'esilio di Prospera, infatti, è evidentemente dovuto fatto che alla guida di
una corte dominata da uomini c'è una donna".
Assistita dagli aiutanti, a volte riluttanti, Ariel e Caliban, rispettivamente con le fattezze del Ben Whishaw di Profumo-Storia di un assassino (2006) e di Djimon"Push"Hounsou, la vediamo quindi sottoporre a pericolose avventure i membri di una corte reale che, attirati tramite i propri poteri magici sulla sua misteriosa isola, sono colpevoli di averla bandita dalla sua patria.
Fino al momento in cui sua figlia Miranda alias Felicity"Ritorno a Brideshead"Jones s'innamora a prima vista di Ferdinando, cui concede anima e corpo il Reeve Carney de La neve cade sui cedri (1999), figlio del re.

La (troppa) quiete dopo la tempesta

"Ci sono anche altri aspetti che sono stati modificati dal cambiamento di genere", continua Helen Mirren, "In particolare il rapporto di Prospera con Caliban e Ariel. Il suo comportamento verso i due servitori può sembrare molto brutale, ma non credo che questo si discosti molto dalla realtà. Penso che anche le donne possano essere piuttosto brutali, soprattutto quando c'è di mezzo la vendetta. Ricordate: ‘L'inferno non è mai tanto scatenato quanto una donna offesa'".
Ma la modifica più considerevole del testo sembra aver interessato l'antefatto della storia del
Personaggio, perché in questa versione Prospera diventa la vedova ed erede del defunto duca
di Milano e, pur avendo studiato le arti magiche come il Prospero originale, ha dovuto farlo in segreto, in quanto alle donne spesso non era concesso seguire questo tipo
di studi; oltretutto, quando eredita il ducato, l'ambizioso e sleale fratello Antonio, interpretato dal Chris Cooper di The town (2010), la accusa di stregoneria, che veniva punita con la morte al rogo.
Quindi, i temi del potere, della vendetta, della compassione e del perdono si sviluppano in
modo più complesso nell'ambito dei rapporti di Prospera con Miranda, Ferdinando, Ariel
e Caliban, in quanto i sentimenti protettivi della maga verso la figlia sono molto diversi da quelli di un padre, non essendovi la rivalità con il giovane pretendente e l'"onore violato" del
tentativo di stupro di Caliban.
E la Taymor, che costruisce il tutto tra amore, tragicommedia ed eventi soprannaturali, dichiara: "Mostrare i trucchi del teatro crea un'alchimia particolare, una magia
rudimentale per effetto della quale il pubblico è disposto a giocare a "fare finta. Nel
cinema, che permette di utilizzare esterni dove creare eventi verosimilmente naturali, si
ha la tentazione di disfarsi dell'artificio e mostrare la nuda realtà".
Ma, sebbene, grazie anche alla fotografia di Stuart Dryburgh (Alla ricerca dell'isola di Nim) e alle scenografie di Mark Friedberg (Il treno per il Darjeeling), non sia certo il curatissimo aspetto visivo a lasciare indifferente lo spettatore, i 110 minuti circa di visione non mancano di generare noia, caratterizzati da un look generale che rende il tutto molto più vicino all'"inquadratura fissa" da teatro sulla performance recitativa che alla dinamicità del grande schermo.

The Tempest Acclamata regista del musical beatlesiano Across the universe, del 2007, Julie Taymor trasferisce sul grande schermo La tempesta di William Shakespeare, mutandone però il protagonista, lo stregone Prospero, nella maga Prospera. Ma, nonostante la notevole cura scenografica e l’ottimo cast, l’insieme difficilmente riesce a regalare emozioni, caratterizzato da un taglio generale che lo rende più vicino ad una trasposizione teatrale che cinematografica.

5.5

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