Recensione The Taste of Money

Im-Sang Soo racconta "i nuovi ricchi" della società coreana

Recensione The Taste of Money
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Im Sang-Soo continua la sua spietata analisi della borghesia coreana con The Taste of Money, eccellente dramma d'interni, presentato al Festival di Cannes, che mette in scena gli eccessi e i vizi di una casta di privilegiati pronti a tutto pur di vivere nel lusso. Dopo la crisi familiare a causa di un elemento estraneo di The Housemaid, il regista coreano, qui alla sua ottava opera, ritrae ancora una famiglia borghese ricca e agiata ma lo fa con una volontà distruttiva che smonta un poco alla volta il quadro delle illusioni creato da questa casta di nuovi ricchi.

Joo Young-Jak ha lavorato per il suo capo, il signor Yoon, per oltre dieci anni. Laureatosi in una prestigiosa università, l'uomo è costretto a fare da portaborse e tuttofare, rispondendo ad ogni singola chiamata del suo capo.
Yoon è sposato alla figlia dell'uomo più ricco della Corea del Sud, Baek Geum-Ok e con lei ha due figli, Na-Mi, intelligente e critica verso le politiche della famiglia, e Cheol, figlio minore invischiato in operazioni truffaldine che entra continuamente in carcere ma, grazie al potere virtualmente illimitato della famiglia, riesce ad uscirne sempre pulito.
Nel corso degli anni il lavoro di Yoon e la sua voglia di denaro lo hanno spinto a disprezzare tutto ciò che gli ha permesso di vivere un'esistenza agiata. Continuamente vessato e comandato dalla moglie, l'uomo intrattiene numerose relazioni sentimentali con altre donne e pare deciso di abbandonare la moglie per la cameriera filippina Eva. Preoccupata per lo scandalo che potrebbe nascere, Geum-Ok decide che avrà indietro suo marito ad ogni costo. E mentre Yoon abbandona la sua famiglia, Young-Jak prende il suo posto all'interno della famiglia. Il sapore dei soldi comincerà a condizionare tutte le sue decisioni...

Sottomissione

Con The Housemaid, presentato al Festival di Cannes del 2010, Im Sang-Soo aveva portato sul grande schermo il remake di uno dei più grandi classici del cinema coreano, l'omonimo film del 1960 di Kim Ki-Young, uno dei padri fondatori del cinema coreano moderno. The Taste of Money si posiziona sulla scia dell'opera precedente, diventandone un seguito ideale e portandoci nuovamente addentro le vite di una casta di privilegiati, tra potere, tradimenti, sesso e denaro.
Il tema della ricchezza e dell'impunità di coloro che detengono il potere economico è una questione quantomai attuale in Italia e il film di Im Sang-Soo analizza in modo spietato il potere del denaro. Una nazione emergente nel panorama asiatico, che negli ultimi decenni ha vissuto una crescita senza pari in Asia - non solo economica ma anche cinematografica, quella coreana è diventata una cinematografia tra le più forti, subentrando alla crisi del mercato giapponese e cinese - la Corea del Sud ha visto la nascita di una classe di nuovi ricchi che vive scimmiottando il mondo americano e occidentale, vivendo ancora in un sistema di sudditanza verso gli Stati Uniti.

Per questo l'autore inserisce all'interno/esterno del dramma di questa famiglia il personaggio di Robert, socio americano del figlio minore e osservatore privilegiato, interpretato dal critico cinematografico Darcy Paquet. Il suo diventa uno dei personaggi attraverso cui si può comprendere tutta la chiave di lettura del film, un uomo che seppur invischiato negli affari della famiglia se ne tiene a distanza, gravita intorno a loro ma fa in modo da non collegarsi sapendo che la tragedia colpirà presto. La sua sola presenza dimostra e rimarca la sudditanza di una classe di ricchi a quel paese che per anni ha protetto e sfruttato la Corea, creando una insanabile spaccatura tra Nord e Sud.
Ecco così che gli Stati Uniti influenzano il potere economico/politico della Corea come gli uomini influenzano il potere che le donne hanno all'interno della famiglia. Infatti il capofamiglia non è Yoon ma la moglie Baek Geum-Ok, che da un lato si ritrova alla mercé del padre mentre dall'altro si sveste del suo ruolo di donna per fare sue alcune caratteristiche maschili. Il suo stupro ai danni di Young-Jak sarà la sua unica affermazione di una femminilità sacrificata sull'altare del denaro. Ma da quello che il regista mette in scena solo la forza generatrice e rivoluzionaria delle donne potrà distruggere questo sistema che fa della ricerca del potere e del denaro la sua unica ragione di vita.

The Taste of Money Con riferimenti espliciti a The Housemaid, Im Sang-Soo dirige con The Taste of Money il seguito ideale della sua opera precedente. La messinscena elegante e patinata, da sempre punto forte del regista, rimarca e sottolinea una ricchezza che mette in scena il proprio successo. Nella famiglia tutto è finzione, si finge felicità quando sotto l'apparente normalità si trovano solo disprezzo e tradimenti. Tutto, dagli arredamenti ai vestiti serve a (di)mostrare al mondo il proprio potere e la propria ricchezza. L'opera di Im Sang-Soo è un ottimo dramma d'interni che, con tinte quasi scespiriane, mette in scena il dramma di una famiglia sull'orlo dell'auto-distruzione. Un'eccellente pellicola che purtroppo perde il suo mordente negli ultimi patetici cinque minuti, strizzata d'occhio al pubblico coreano amante dei finali strappalacrime.

7.5

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