Recensione The Runaways

Kristen Stewart e Dakota Fanning tra baci saffici e vita da rockstar

Recensione The Runaways
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Nonostante l'uscita italiana sia lungi da esser definita, ha già fatto molto discutere per la presenza di Kristen Stewart, lontana finalmente dai lidi vampireschi di Twilight, e di una Dakota Fanning che da bambina innocente de La guerra dei mondi & co. si sta trasformando in una ragazza capace di suscitare non poche reazioni ormonali nel pubblico maschile. In più, il tanto annunciato bacio saffico, non ha fatto che aumentare ancora l'hype già prima elevato. The Runaways, Opera prima di Floria Sigismondi, nota fotografa e già autrice di corti e video musicali di un certo rilievo (David Bowie e Sheryl Crow tra gli altri), è l'ennesimo biopic musicale a stelle e strisce, genere che ha quasi sempre puntato le sue attenzioni sul mondo del rock, quello più trasgressivo e ricco di tematiche adatte a una trasposizione su celluloide. Le Runaways in questione, rock band tutta al femminile degli anni '80, hanno visto militare tra le propria fila vere e proprie female rockstar, come Lita Ford, icona dell'heavy metal/hard rock e Joan Jett, che ha regalato una delle hit di genere tra le più famose come I love rock'n roll. Gli ingredienti per un successo dovrebbero quindi essere assicurati, ma...

"I love rock and roll..."

La giovane Joan Jett (Kristen Stewart), ragazza fuori dagli schemi, sprona il noto produttore musicale Kim Fowley (Michael Shannon) a formare una band di rock'n roll tutta al femminile. Il manager pensa che l'idea sia vincente, ma ritiene manchi una frontman d'eccezione, una novella Brigitte Bardot dallo sguardo innocente ma capace di trasformarsi in una belva di erotismo. Trova la cantante adatta nella quindicenne Cherie Currie (Dakota Fanning), alle prese con una situazione familiare difficile, e perciò entusiasta all'idea di poter sfondare in un gruppo. Dopo un periodo di gavetta, il gruppo formato che ha assunto il nome di The Runaways, diventa famoso in tutto il mondo, arrivando anche a fare tour in Giappone, sempre rigorosamente sold-out. Nel frattempo il rapporto tra Cherie e Joan diventa sempre più intimo, e tra droghe e vita da vere e proprie rockstar, le ragazze sembrano arrivare al sospirato successo. Ma il mondo della discografia è più duro e spietato di quanto possa sembrare, e certi estremismi mettono a dura prova la vita della band.

Un rock più leggero che hard

The Runaways non colpisce duro. Non sputa in faccia con vereconda violenza la vera anima del rock. Ne è un ritratto edulcorato, quasi fashion, tra luci soffuse e vita allo sfascio, tra clippettare visioni pop ben lontane dal senso trasgressivo tipico della musica e della band di cui tratta. La Sigismondi pare essersi trattenuta, sempre sul punto di far esplodere la rabbia, ma fermandosi sempre un attimo prima, offrendo così un ritratto sbiadito di un gruppo che avrebbe migliorato senza dubbio miglior trattamento. Manca la sfrontatezza, e gli unici sussulti di follia sono dati dal riuscito personaggio di Fowley, reso al meglio da un bravo e ironico Michael Shannon, guru mediatico, portatore di tutte le fortune (e le sfortune) delle Runaways. Ed è un peccato questa mancanza di "rock'n roll" puro, viste le ottime e convincenti performance delle due interpreti principali. Kristen Stewart, orfana dell'amato e vampiresco "Edward" Pattinson, si conferma come una delle nuove leve più interessanti d'Oltreoceano, e la sua Joan Jett ha il giusto ibrido di istinto e sregolatezza, di cuore pulsante e vibrante. Sorprendente invece Dakota Fanning, assolutamente strepitosa nel dar le vesti alla tormentata singer, sexy al punto giusto, misurata come solo le grandi attrici sanno essere, e siamo sicuri che questa interpretazione farà si le fiocchino proposte per ruoli "maturi": dimenticate insomma la timida (e un pò antipatica) enfant prodige, e preparatevi ad accogliere un nuovo fenomeno teen. The Runaways però esaurisce qui le sue cartucce, è totalmente distante dalla malinconica desolazione dello splendido Control (biopic su Ian Curtis), e incapace di offrire uno spaccato reale della vita on the road come fece a suo tempo il cult Almoust famous. Ricco più di mancanze che di pregi, è un film incompleto e imperfetto, che però ha almeno il merito di riportare alla luce la storia di una band che, per forma ma anche per contenuti, ha tracciato una pagina importante nella storia del rock'n roll, che da lì non sarebbe mai stato più precluso all'universo femminile.

The Runaways The Runaways soffre di un'insolita timidezza registica, inadatta alla storia e ai personaggi protagonisti. Ci si concentra più sulla confezione che sulla sostanza, lasciando un senso di incompiuto solo in parte mitigato dalle ottime prove della Stewart e la Fanning, che vanno al di là di baci saffici e sensualità, ma mostrano anche ottime doti recitative. I biopic di ambito rock hanno regalato ben altri capolavori, qui ci troviamo davanti a un esponente del genere volenteroso ma non del tutto riuscito. Ma le canzoni, quelle sì, sono irresistibili come le loro interpreti.

5.5

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