Recensione The Normal Heart

Dall’apprezzato dramma teatrale di Larry Kramer, il regista e produttore Ryan Murphy trae un emozionante film drammatico

Recensione The Normal Heart
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Sono stati necessari quasi trent’anni affinché The Normal Heart, l’acclamato dramma teatrale scritto da Larry Kramer (sceneggiatore del film Donne in amore di Ken Russell), arrivasse finalmente sullo schermo, grazie al provvidenziale contributo della rete televisiva HBO e del produttore / regista Ryan Murphy. Portato in scena per la prima volta a New York il 21 aprile 1985, The Normal Heart ha costituito un autentico pugno nello stomaco nel periodo in cui la piaga dell’AIDS terrorizzava tutta l’America (e non solo); cinque mesi dopo il debutto della pièce di Kramer, il Presidente Ronald Reagan avrebbe pronunciato per la prima volta in pubblico la parola “AIDS”, riconoscendo con colpevole ritardo il carattere di epidemia di uno dei fenomeni più nefasti della nostra epoca. Un fenomeno che avrebbe continuato a lungo a “spaventare” i produttori di Hollywood: perfino dopo il clamoroso successo di Philadelphia e nonostante lo strenuo impegno di una star di prima grandezza come Barbra Streisand, che acquistò subito i diritti di The Normal Heart e tentò in ogni modo di trarne un film, ma senza riuscire a reperire i finanziamenti necessari (sebbene avesse ingaggiato due attori di fama quali Kenneth Branagh e Ralph Fiennes per i ruoli principali).

Dal Palcoscenico Allo Schermo

Dopo l’iniziale rifiuto di Larry Kramer all’offerta della HBO per una trasposizione televisiva nel 1996, il progetto fu accantonato per diversi anni. Nel 2011, il testo di Kramer veniva portato per la prima volta a Broadway per un fortunatissimo revival diretto da Joel Grey; nel frattempo The Normal Heart aveva attirato l’interesse di Ryan Murphy, una delle personalità più influenti dell’odierna Tv americana (già artefice di serie quali American Horror Story, Glee e Nip / Tuck), il quale ha lavorato alla sceneggiatura insieme allo stesso Kramer fino a condensare il dramma teatrale in una pellicola di poco più di due ore, trasmessa con ottimi ascolti dalla HBO il 25 maggio scorso (a breve distanza dall’uscita al cinema di un film dal tema analogo, Dallas Buyers Club di Jean-Marc Vallée, applauditissimo e pluripremiato agli Oscar) e in prima fila per la prossima edizione degli Emmy Award. E benché siano passati tre decenni dalla stesura e dall’originaria messa in scena di The Normal Heart, l’opera di Larry Kramer ha mantenuto anche sul piccolo schermo la sua straordinaria forza emotiva, oltre al proprio valore di testimonianza cruda ed irrinunciabile di una delle pagine più cupe nella storia recente.

Cronaca di un'epidemia

Ad offrire allo spettatore il punto di vista privilegiato sulla vicenda, che si apre nell’estate del 1981 (la stagione in cui si manifestarono i primi casi di diffusione del virus dell’HIV), è il personaggio di Ned Weeks, scrittore newyorkese e attivista per i diritti dei gay: un alter-ego dello stesso Kramer che sullo schermo ha il volto di un sensazionale Mark Ruffalo, nella migliore performance della sua carriera. Ned, uomo risoluto, ostinato ed intransigente, assiste con angoscia ai primi casi di contagio e non esita ad allearsi con la coraggiosa dottoressa Emma Brookner (una bravissima Julia Roberts), costretta sulla sedia a rotelle per aver contratto la poliomelite da bambina, al fine di avvertire la comunità gay del pericolo a cui è sottoposta. Il registro di rigoroso realismo e l’intento di costruire una breve cronistoria del dramma dell’AIDS distinguono quindi The Normal Heart dall’approccio, completamente agli antipodi, di un altro celeberrimo testo teatrale quale Angels in America di Tony Kushner (anch’esso approdato in Tv grazie alla HBO in una premiatissima miniserie di Mike Nichols del 2003); The Normal Heart, semmai, è accostabile piuttosto al primo film hollywoodiano sull’AIDS, Longtime Companion (in italiano Che mi dici di Willy?) di Norman René del 1989, in virtù di una struttura composta da sezioni narrative all’interno delle quali vengono rappresentate le diverse fasi della propagazione dell’HIV, scandite dal numero crescente di vittime.

Angeli in America

Nucleo centrale di The Normal Heart, in effetti, è proprio la necessità di contribuire in prima persona a contrastare l’indifferenza - e quindi la totale mancanza di sostegno e di informazioni - da parte delle autorità nei confronti degli individui omosessuali, considerati (erroneamente) le uniche, potenziali vittime di quello che venne bollato frettolosamente come “il cancro dei gay”. Ned Weeks, simbolo di una coscienza civile nella quale si coagulano anche la rabbia e il senso di confusione e di impotenza di un’intera comunità, diventa così il perno di quell’associazione di assistenza e di volontariato conosciuta come Gay Men’s Health Crisis, fondata nel 1982 in risposta all’esigenza di richiamare l’attenzione su una tragedia di fronte alla quale le istituzioni, e addirittura la Casa Bianca, restarono per troppo tempo cieche e indolenti. Accanto alla figura di Ned si stagliano altri personaggi ai quali Murphy sa attribuire il giusto spazio, proponendo una significativa galleria di ritratti vividi e carichi di umanità: da Felix Turner (Matt Bomer), giornalista del New York Times e amorevole compagno del protagonista, a Bruce Neils (Taylor Kitsch), carismatico leader della GMHC, spesso in disaccordo con Ned, dal giovane attivista Tommy Boatwright (Jim Parsons) al più maturo Mickey Marcus (l’eccellente Joe Mantello, già interprete del ruolo di Ned a Broadway), oltre a Ben Weeks (Alfred Molina), il fratello di Ned, al quale sono affidate alcune delle sequenze più commoventi di un film solidissimo e di grande potenza. La variegata soundtrack, che include hit intramontabili quali Angel Eyes e More Than This dei Roxy Music, Do You Really Want to Hurt Me dei Culture Club, I Will Survive di Gloria Gaynor, You Make Me Feel di Sylvester e Waiting on a Friend dei Rolling Stones, si chiude emblematicamente sulle note malinconiche di The Only Living Boy in New York, uno dei brani più belli e struggenti del repertorio di Simon & Garfunkel.

The Normal Heart Dall’apprezzato dramma teatrale di Larry Kramer, il regista e produttore Ryan Murphy ha tratto un film Tv targato HBO che riesce a coinvolgere ed emozionare lo spettatore pur senza eccessi di patetismo, offrendo al contempo una cronaca lucida e rigorosa della diffusione dell’AIDS nell’America dei primi Anni ’80 e della colpevole indifferenza da parte delle istituzioni: ad arricchire il film è un cast in stato di grazia, guidato da un Mark Ruffalo mai così bravo.

8

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