Recensione The Neighbors

L'esordio di Kim Whee avviene con un thriller dalle venature sovrannaturali

Recensione The Neighbors
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Kim Whee debutta alla regia dopo anni di lavoro come sceneggiatore e produttore. All'attivo ha una eterogenea serie di lungometraggi che spazia dal disaster movie Haeundae al melodramma Harmony fino al più consueto thriller, genere amatissimo in Corea del Sud, con il quale il Whee si cimenta per il suo debutto come regista. Accanto a lui troviamo la piccola diva Kim Sae Ron, vista in The Man From Nowhere, e Yunjin Kim, conosciuta in occidente per il ruolo di Sun in Lost di J.J. Abrams ma molto attiva e famosa in patria. Nel cast anche Kim Sung-Kyun, attore che ha debuttato nel 2012 con ben quattro film tra cui Nameless Gangster e appunto The Neighbors per cui ha vinto due premi come miglior attore debuttante.

Una notte piovosa la studentessa delle medie Yeo-Seon scompare dopo essere scesa dall'autobus. Dieci giorni dopo il suo corpo decapitato viene ritrovato in una valigia sulla riva del fiume. È il terzo omicidio nell'arco di un mese e i corpi vengono ritrovati a dieci giorni di distanza l'uno dall'altro. La matrigna della ragazza, sentendosi in colpa per non essere andata a prenderla alla fermata, è ossessionata dal fantasma della ragazzina che ogni giorno torna a casa. Superare il dolore per lei non sarà facile vista la terribile somiglianza tra la figliastra e Soo-Yeo, giovane ragazza che abita nello stesso palazzo.
Dopo la scomparsa di un custode del complesso di appartamenti i sospetti sono tutti verso il timido e bizzoso Seung-Hyuk, misterioso abitante dell'appartamento 102. Una serie di fortuite coincidenze porterà l'intero vicinato alla ricerca del colpevole: dal ragazzo che consegna le pizze Ahn Sang-Yoon al gangster dal cuore d'oro Ahn Hyuk-Mo fino al proprietario del negozio di valige, Kim Sang-Young. Ma il tempo passa e il serial killer si prepara ad uccidere nuovamente e il suo obbiettivo sarà la piccola Soo-Yeo.

Criminal Mind

Ispirandosi al webcomic Neighbors di Kang Pool (grande fonte di ispirazione per molto cinema sudcoreano) Kim Whee debutta alla regia puntando sul sicuro, un gruppo di attori bravi e famosi inquadrati in un film di genere tra quelli di maggior successo in Corea del Sud e una approfondita analisi delle psicologie dei protagonisti per aggiungere un sottotesto di maggiore profondità e discostarsi dalla marea di thriller con lo stesso soggetto.
Non è facile riuscire a dare importanza a così tanti personaggi, ben otto i protagonisti senza contare il fantasma della piccola Yeo-Son sempre interpretato dalla giovane Kim Sae Ron, e infatti alcuni rimangono di contorno mentre altri, quali il serial killer, la madre della ragazzina assassinata e la guardia giurata Pyo Jong-Rok sono gli unici che vengono esplorati approfonditamente. Tutti e tre condividono un trauma e uno spettro che li perseguita e sono accomunati nel loro dolore dalla morte e dal senso di colpa.

Questi fantasmi

Il primo uccide per piacere ma anche per eliminare dalla propria mente quei fantasmi che lo ossessionano e lo perseguitano. La seconda è a sua volta ossessionata dal fantasma della figliastra che la spinge con le sue apparizioni a ripercorrere il proprio rapporto con lei imparando a conoscerla dopo la sua scomparsa (ri)scoprendosi nel suo ruolo di madre. Mentre il terzo è un assassino che ha vissuto tutta la propria vita in fuga aspettando che scadano i quindici anni per far cadere il suo crimine in prescrizione, e il fantasma che si porta appresso è quello della sua vittima, con cui parla continuamente e che lo spingerà a prendersi le sue responsabilità per salvare una giovane innocente.
La presenza di così tanti spiriti risulta particolare nell'economia della pellicola distaccandola dal classico thriller per farne qualcosa di nuovo ma che non sempre risulta funzionale. Ci troviamo di fronte ad una commistione di generi che variano da personaggio a personaggio, dai toni da commedia del gangster e del venditore di valige fino a quelli più realistici e cupi del serial killer fino ad arrivare ai toni quasi orrorifici delle prime apparizione del fantasma di Yeo-Seon alla matrigna rinchiusa in casa e terrorizzata dallo spettro. Una commistione che a volte risulta pesante e confusionaria (il temuto mappazzone di Bruno Barbieri) rovinando alcuni spunti molto interessanti come il parallelismo tra il serial killer e la madre della vittima e il tentativo di puntare maggiormente sulla narrazione piuttosto che sull'azione.

The Neighbors Il debutto di Kim Whee è un film interessante che dimostra le sue capacità di sceneggiatore più che di regista. Stilisticamente non ci si distacca dagli stilemi classici del genere, fotografia scura, montaggio veloce nelle scene d'azione e contrapposizione tra l'ambiente degradato dell'assassino e normali del vicinato. Nonostante i piccoli difetti The Neighbors scorre più che decentemente vista la sua durata non eccessiva, poco meno di due ore, e fa ben sperare in una nuova opera, magari con meno personaggi per risultare maggiormente coerente.

6

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