Recensione The Losers

Azione non-stop nell'ultimo, avvincente comic book movie Warner/DC

Recensione The Losers
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Dai tempi dei miti ancestrali al giorno d'oggi, sostanzialmente, i racconti fantastici dei quali ci nutriamo avidamente non sono cambiati poi molto, e il loro nocciolo, al di là di sporadici casi, è sempre lo stesso: un percorso fatto di imprevisti, scoperte, inganni, espiazione, per arrivare infine alla tanto agognata redenzione. Se guardiamo al moderno cinema d'azione, notiamo come le idee davvero originali siano praticamente scomparse, e tutto è il remake o la rielaborazione di qualcos'altro. Il qui esaminato The Losers ne è l'esempio perfetto, essendo tratto da un recente fumetto della DC/Vertigo a sua volta remake di una vecchie serie di fumetti degli anni '60/70 a sfondo militare.

Generazioni di “perdenti”

I “Perdenti” originali dei seventies erano un gruppo di commando delle forze Alleate, creato radunando vari sfortunati eroi di guerra -recuperati e raggruppati dal fumettista Robert Kanigher da varie serie a sé stanti- impegnati in missioni loro malgrado vagamente suicide e sempre costellate di imprevisti e orrori guerriglieschi assortiti. Nessun onore, nessun premio per i Losers: già portare in salvo la pellaccia era un privilegio.
Quando nel 2003 la Vertigo commissionò allo sceneggiatore Andy Diggle il compito di ricreare i Losers per il pubblico degli anni 2000, invece, questi preferì adottare un approccio assai distante da quello originale, ispirandosi largamente a saghe come A-Team e Mission Impossible. L'influenza è palpabile ed è tacitamente ammessa dagli autori del fumetto Diggle e Jock nel quarto numero, dove vengono indirettamente citate le serie in questione. I 'nuovi' Losers sono dunque un gruppo di mercenari altamente specializzati, un tempo al servizio dello Zio Sam ma ora traditi, esonerati con disonore e creduti morti. Fino al momento della tanto agognata vendetta, ordita tramite un ragionevole mix di piani ben congegnati, spionaggio e forza bruta.

“Rivuoi la tua vita indietro? Dovrai rubartela!”

Dura la vita, se sei in missione segreta in Bolivia sulle tracce di un narcotrafficante. Ma i ragazzi del Colonnello Clay (Jeffrey Dean Morgan) non si lamentano certo: la guerra è la loro seconda casa. C'è Roque (Idris Elba), esperto di esplosivi e grande tattico dal forte temperamento; Jensen (Chris Evans), l'esperto di comunicazioni e tecnologia che non disdegna l'uso delle armi da fuoco; Pooch (Columbus Short), in grado di guidare qualsiasi cosa abbia un motore...e se il mezzo è dotato di artiglieria pesante, sarà lieto di utilizzarla; e infine il taciturno cecchino Cougar (Oscar Jaenada), bello e infallibile, con un triste passato alle spalle.
Quando un potente insider della CIA che si fa chiamare Max (Jason Patric) li incastra, loro si fingono morti in attesa che venga l'ora del riscatto. Opportunità che verrà fornita loro dalla misteriosa e letale Aisha (Zoë Saldaña), anche lei desiderosa di un faccia a faccia col perfido Max. Dichiarare guerra alla CIA: una missione suicida, perfetta per degli autoproclamatisi “perdenti”...

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La linea d'ombra

Il compito di portare sul grande schermo le avventure dei Losers è toccato a sorpresa a Sylvain White, regista dei non memorabili Leggenda Mortale e Stepping - Dalla strada al palcoscenico, dimostrando una buona direzione generale della pellicola e una resa finale convincente, anche se siamo certamente distanti dalle verve “esplosive” di un Bay o di un Carnahan. Ciononostante, il film si lascia guardare molto piacevolmente e senza alcun tempo morto per tutta la sua durata, pieno zeppo com'è di azione e machismo 'alla buona', restando inoltre molto basso sul tenore della violenza visiva, scardinando un po' il leit motiv del fumetto originale, che essendo uscito sotto etichetta Vertigo non lesinava certo in scene pulp. Qui, invece, avvertiamo quasi il timore di White nel rappresentare qualche scena sopra le righe, tanto che le morti fuori campo -e diversi altri dettagli- dimostrano ancora una volta che adattare un comic book “adulto” al cinema, di questi tempi, significa necessariamente (?) abbassarne il rating d'età. Quantomeno si è evitato lo sfacelo di prodotti come il Wanted con Angelina Jolie, completamente snaturato nella sua essenza.

“We're already dead...what have we got to lose?”

Anzi, nella frizzante riscrittura di Peter Berg e James Vanderbilt la storia ci guadagna, perdendo l'eccessiva verbosità delle tavole in favore di un'estetica da cow-boy che, per quanto semplice, è assai efficace e in linea con le aspettative. Certo, per essere dei “losers” ci si aspetterebbe qualche amarezza in più sulle teste dei protagonisti -mentre il finale è in tutt'altra direzione- ma non ha molto senso lamentarsi per questo. E' stata un'ottima idea, inoltre, prendere ispirazione principalmente dai soli primi sei numeri della testata -sui trentadue complessivi- per narrare una storia funzionale nella sua essenzialità, senza cercare di comprimere troppi elementi in un unico film, lasciando inoltre spazio per eventuali seguiti pur narrando una storia in sé completa. Certo, qualche piccolo buco (o sarebbe meglio dire 'leggerenza') in sceneggiatura c'è, ma si può soprassedere, anche se fornire qualche spiegazione di background in più per i due “cattivi” del film non sarebbe stata certo un'idea malvagia.
Da segnalare, inoltre, il buon apporto al film della colonna sonora e soprattutto della fotografia di Scott Kevan, capaci di sottolineare bene i momenti laddove la camera di White si soffermerebbe, altrimenti, in modo un po' banale.
Arriviamo infine agli interpreti della pellicola, constatando alcune ottime prove, in particolare quelle della Saldana (oramai lanciatissima dopo Star Trek e Avatar), dell'ex Comico mooriano Jeffrey Dean Morgan e del sempre simpatico&sexy Chris Evans, assai bene in parte. Al pubblico femminile non dispiacerà neanche il bellissimo Oscar Jaenada, mentre noi non possiamo far altro che rimarcare, invece, il sostanziale ritorno, dopo film come G.I.Joe e Gamer, al villain charmant cinico e chic di bondiana memoria, grazie al Max interpretato con compiaciuta sadicità da Jason Patric.

The Losers Pur non avendo niente per cui esser ricordato negli annali della cinematografia, The Losers è un prodotto onesto, ben adattato dal media originale in primis e ben realizzato per il cinema come seconda cosa. White dimostra di saper dirigere un film con sufficiente maestria per confezionare un prodotto ad hoc senza perdersi in troppi eclettismi, anche se un po' di originalità ogni tanto non guasterebbe: inutile negare che tutto il film sa di già visto, ma raramente una minestra riscaldata è stata più gustosa.

6.5

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