Recensione The Last Knights

Dopo Kyashan - La rinascita e Goemon il regista giapponese Kakuaki Kiriya esordisce in una produzione internazionale con un fantasy realistico e avventuroso con protagonisti Clive Owen e Morgan Freeman.

Recensione The Last Knights
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Frutto di una coproduzione tra Stati Uniti, Repubblica Ceca e Corea del Sud, The Last Knights segna l'esordio fuori dai confini nazionali del talentuoso regista giapponese Kazuaki Kiriya, conosciuto qui da noi per il riuscito live action di Kyashan - La rinascita, arrivato qualche anno fa anche nei nostri cinema. Uscito oltreoceano il 3 aprile scorso in un numero di sale limitato (è invece ancora incerta la distribuzione italiana) il film cerca di recuperare il sapore del fantasy epico e realistico (quindi privo di magia e di qualsiasi creatura non umana) cavalcando la scia del recente successo del genere, soprattutto in ambito televisivo con serie di culto come Il trono di spade. Con un cast multietnico, che affianca a due star hollywoodiane come Clive Owen e Morgan Freeman un nutrito numero di interpreti orientali (coi volti più conosciuti di Ahn Sung-ki, Tsuyoshi Ihara e Park Si-yeon) la produzione è stata ambientata in Repubblica Ceca sia per i minori costi sia per sfruttare il fascino "antico" che si può ancora trovare in molte zone del Paese.

Gli ultimi cavalieri

In un regno immaginario nel quale tutte le popolazioni convivono da anni pacificamente, Raiden è il comandante dell'esercito del saggio e anziano Lord Bartok. Quando il suo signore riceve un invito dal viscido Gezza Mott, braccio destro dell'Imperatore, Raiden e i suoi uomini si imbarcano insieme ad esso in un lungo viaggio verso la capitale. Qui però in seguito ad una lita tra i due Lord, Bartok viene accusato di tentato omicidio e al processo anziché ritrattare quanto compiuto critica apertamente le politiche del suo avido rivale che, con l'inganno, riesce a far emettere all'Imperatore una sentenza di condanna a morte. Raiden cerca di opporsi ma il sovrano, stizzito, ordina proprio a lui di eseguire la sentenza nei confronti del proprio signore: in caso contrario la moglie e la figlia di Bartek subiranno la stessa sorte. Costretto dagli eventi e spinto dallo stesso Bartek a commettere l'esecuzione, il cavaliere scioglie l'esercito e libera da ogni impegno i suoi commilitoni, gettandosi nel più autodistruttivo alcoolismo. Un anno dopo ognuno dei nobili soldati ha trovato un nuovo impiego nella capitale, mentre Raiden è solo un pallido ritratto dell'uomo che era un tempo. Ma forse non tutto è come sembra...

Il giorno del riscatto

Non è piaciuto molto alla critica americana, che lo ha etichettato come un fantasy avventuroso incapace di aggiungere qualcosa di nuovo al genere. Ma se è pur vero che The Last Knights non brilla per originalità narrativa, va detto che la realizzazione e il coinvolgimento indotto dalle due ore di visione non sono certo da sottovalutare. Con un riuscito mix tra il filone occidentale e quello orientale, Kazuaki Kiriya realizza infatti un titolo appassionante e non privo di colpi di scena, che si ricorda di sfumare notevolmente non solo i protagonisti ma anche i numerosi personaggi secondari, dando vita ad un contorno credibile che porta ad immedesimarsi anche con le figure di supporto. Con un vago sentore epico che fa capolino in alcuni, ispirati, passaggi, il film racconta la "solita" storia di riscatto e vendetta, con gesta d'onore e coraggio a intingere il racconto di pathos ed emozioni, complice anche l'efficace colonna sonora. Il regista, che predilige come nelle sue precedenti operazioni un tono "mono-colore" di fotografia (in questo caso virata ad un cupo e affascinante grigiastro), si "libera" in parte dalla sua affezione verso gli effetti digitali (volutamente esasperati sia in Kyashan che nel successivo e dalle nostre parti inedito Goemon) per concentrarsi su scontri all'arma bianca più sobri e realistici, in grado comunque di regalare duelli avvincenti (su tutti il "final fight" tra Raiden e il capo delle guardie del villain, uomini che combattono su versanti opposti ma entrambi legati da reciproco rispetto). Il cast svolge il suo compito senza infamia e senza lode ma si rivela comunque "in parte", a cominciare da un granitico Clive Owen che dopo il King Arthur di Antoine Fuqua e il secondo capitolo di Elizabeth, si presta ad un'altra apprezzabile incursione nel genere.

The Last Knights Pur non spiccando per originalità, The Last Knights si rivela un piacevole fantasy realistico "per adulti", seguendo le linee guida del filone in una classica storia di onore e vendetta. Kazuaki Kiriya dirige l'opera più visivamente sobria della sua carriera, sfruttando scelte registiche semplici ma d'effetto che riescono a catalizzare l'attenzione per quasi due ore, garantendo anche un buon numero di emozioni, tra atti di coraggio e sacrificio ben supportati dall'ispirata colonna sonora.

7

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