Recensione The Last Days on Mars

Un horror sci-fi ambientato sul Pianeta Rosso non originalissimo ma piacevole

Recensione The Last Days on Mars
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Dagli anni '50 di RX-M Destinazione Luna (1950) e Volo su Marte (1951) al 2000 che vide l'uscita quasi contemporanea di Mission to Mars di Brian de Palma e Red Planet di Anthony Hoffman, il Pianeta Rosso ha sempre affascinato la Settima Arte, che ne ha ripreso tutto l'entusiasmo già scaturito sulle pagine di decine e decine di libri dedicato al fascino delle lande marziane. Per il suo esordio dietro la macchina da presa nel lungometraggio, dopo alcuni interessanti corti (Blinky Tm su tutti), il regista irlandese Ruairi Robinson ha scelto proprio Marte come ambientazione con un'opera impreziosita da un ottimo cast (Liev Schreiber, Elias Koteas, Romola Garai, Olivia Williams) e che ha avuto l'onore di ricevere il battesimo del fuoco nientemeno che all'ultimo Festival di Cannes, nella sezione Quinzaine des Réalizateurs. Passato inosservato alla manifestazione francese, non sempre benevola con titoli del genere, The last days on Mars è uscito in diverse parti del mondo sul finire dello scorso anno, mentre per l'Italia è ancora in attesa di una distribuzione ufficiale.

Pianeta rosso sangue

Su Marte una squadra di astronauti, da sei mesi di stanza sul pianeta, è arrivata all'ultimo giorno di lavoro prima del rientro e del cambio con un nuovo team. Ma uno dei membri, che aveva tenuto nascosta un'importante scoperta, decide di uscire per un ultimo sopralluogo insieme ad un collega, finendo però risucchiato da un'implosione del terreno marziano. All'arrivo degli aiuti, il corpo non viene ritrovato, e il team constata anche la sparizione di una collega lasciata di guardia sul posto. E quando i due astronauti scomparsi faranno ritorno alla base, non saranno più gli stessi, mettendo a rischio la sopravvivenza di tutta la squadra...

Non è semplice aggiungere qualcosa di nuovo in un filone come quello dello sci-fi di derivazione horror, tanti sono gli esponenti del genere e quante poche sono le varianti che si possono applicare alla difficilmente variabile formula del gatto e del topo. La carica orrorifica, che si sviluppa dopo la prima mezzora, vede infatti alcuni degli astronauti trasformati in creature mostruose a causa di un'infezione batterica contratta sul pianeta, pronti a uccidere brutalmente chiunque si trovi sulla loro strada e ad impedire il ritorno a casa dei loro compagni ancora sani, in una sorta di vero e proprio zombie-movie spaziale. Ambientazioni claustrofobiche, il buio soffuso dovuto al guasto degli impianti elettrici, la paura costante di esser stati contagiati, nonostante l'apparente banalità dell'intreccio riescono a costruire una discreta dose di tensione, merito di una regia che seppur non memorabile mantiene un certo equilibrio e dimostra doti da non sottovalutare. Il comparto tecnico può inoltre contare su dei discreti effetti speciali (lodevoli considerando anche il budget limitato di soli 10 milioni di dollari) e sul fascino del paesaggio, che vede nelle lande desolate della Giordania il luogo perfetto per rappresentare la solitudine marziana. Il resto lo fa un'avvolgente colonna sonora, con un main theme ispirato, e l'ottima prova di un solido cast.

The Last Days on Mars The Last days on Mars, pur non raccontando nulla di nuovo, riesce a garantire una buona dose di tensione per circa un'ora e mezza di horror / sci-fi non privo di fascino nonostante la presenza di diversi stereotipi e una certa prevedibilità degli eventi. Ma una buona regia, discreti effetti speciali e convincenti interpretazioni di un cast di tutto rispetto rendono la visione piacevole e gustosa per gli amanti del filone.

6.5

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