Recensione The King of Fighters

Il re dei combattenti è finito al tappeto

Recensione The King of Fighters
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Non bastavano i Mortal Kombat, gli Street Fighter e lo stand alone, per ora, di Tekken. Un'altra saga storica di picchiaduro infatti era rimasta a secco di versioni cinematografiche "degne di nota". E siccome non si voleva fare figli e figliastri, si è scelto di saccheggiare a liberissimo piacimento anche un brand amatissimo come quello di The King of Fighters. Venghino siori e siore, a goder della nuova, incredibile avventura di origine videoludica a esser stata trasportata su celluloide.

Non un re...

Il torneo di King of Fighters è una vera e propria istituzione per i più forti combattenti di ogni angolo del globo, che tramite speciali gadget tecnologici, simili a un qualsiasi auricolare, vengono trasportati un'altra dimensione giusto per il tempo della sfida con un proprio pari. Sino ad oggi questi combattimenti erano segnati dall'onore e il rispetto per l'avversario, ma ora il crudele Rugal (Ray Park), ha deciso di cambiare per sempre le sorti del torneo, rubando un prezioso artefatto che gli permette di vivere per sempre in questo spazio alternativo, e da lì creare un suo personale esercito per poi conquistare il mondo reale. Ma prima deve sconfiggere tutti i più valorosi combattenti sulla faccia della terra, in modo che il suo cammino non venga ostacolato. Con l'inganno attira a sè gli ignari sfidanti e li sfida in combattimenti mortali. Ad opporsi a lui vi sono Yori Yagami (Will Yun Lee), discendente di un leggendario clan guerriero e la sua amica - amante platonica Mai Shiranui (Maggie Q). L'unico che però sembra prescelto, secondo la leggenda, a contrastare il piano di Rugal, è il giovane e inesperto Kyo Kusanagi (Sean Faris), anch'egli erede di una famiglia di guerrieri da sempre nemica di quella di Yori. Insieme a questo insolito trio, indagano anche l'agente della CIA Terry Bogard (David Leitch) e l'organizzatrice del torneo Chizuru Kagura (Françoise Yip). Insieme questo insolito gruppo di combattenti si ergerà come ultima speranza del Mondo.

...ma un giullare che non diverte

Ok. Chi conosce in minima parte il videogioco, si porrà già la domanda: ma che centra tutto questo con KOF? La risposta è: assolutamente nulla. La trama e i personaggi si discostano totalmente dalla storia originale, provando anche un certo ribrezzo nel guardare un Terry Bogard bolso, ultraquarantenne e in giacca e cravatta, assai lontano dalla sua controparte natia. Questo naturalmente è un "dettaglio" che potrebbe irretire soltanto i fan del picchiaduro, se poi a conti fatti ci si trovasse di fronte a un film degno di tal nome. Ma se, come sospettavate, anche avendo letto le poche righe riguardanti la trama, tutto ciò si trasforma in una porcheria immonda partorita da una mente strafatta di coca (e pure tagliata male), non vi è alcuna scusante che possa salvare questo live action dall'inabissarsi nell'elite delle pellicole più inutili di tutti i tempi. Senza voler esser per forza duri, distogliendo anche per un attimo lo sguardo dalla visione critica, non si può infatti trovar nulla che valga non solo il prezzo del biglietto (nell'improbabile, e per una volta da non augurarsi, possibilità che venga distribuito nelle sale italiote), ma nemmeno la perdita di un'ora e mezza della vostra esistenza. Della sceneggiatura che, affinità o meno, fa acqua da tutte le parti, con personaggi monodimensionali (ma forse manco una dimensione raggiungono) e rapporti interpersonali immotivati, abbiamo già detto. Il problema è che gli errori grossolani spuntano come i funghi dopo un temporale, e non si può fare a meno di citare in apertura di elenco il cambio di razza del giovane Kyo, che dai flasback in cui è mostrato con chiari tratti orientali, nel presente si trasforma in un belloccio americano tutto mascella e sguardo inespressivo. Certo, era d'obbligo mettere un protagonista yankee, ma trasformare le etnie in corsa non si era mai visto neanche nei più folli deliri lynchiani. Da qui in poi veniamo a conoscenza di figure più o meno secondarie, alcune totalmente inutili ma che, inspiegabilmente, ricevono uno spazio non indifferente, che con un carisma al di sotto dello zero (polare), si muovono in scenografie buttate lì a caso, presunte arene di combattimento in cui un commentatore invisibile (che sia una citazione da L'uomo ombra? Mah) da il via agli scontri, in un'atmosfera a metà tra l'irreale e il farsesco, ovviamente non voluto. Così come la sfrontata e fastidiosa ironia che permea alcune sequenze, che quando non è del tutto involontaria, si fa odiare ancora di più nella sua terribile mano registica. E poi non dimentichiamo gli effetti speciali, questi sì veramente comici, con fluorescenze rosse e blu che spuntano dai pugni dei guerrieri, blob volanti che entrano e possiedono i corpi, occhi che diventano bianchi perchè contaminati dalla furia. Il tutto, su corpi di attori che è arduo definir tali, se si esclude il ligio Will Yun Lee, unico che sembra quasi crederci. E se pure la bella Maggie Q e il provetto e acrobatico Ray Park ci mettono il loro per trasformare i loro personaggi in macchiette senza anima e personalità, è facile comprendere come il fallimento sia più che totale, e quasi impossibile da definire con un termine di provenienza umana. Se si pensa che il finale può far pensare a un possibile seguito, vi è da incrociar le dita (e toccare anche qualcos'altro, per doppia sicurezza) affinchè tale abominio non venga mai alla luce per una seconda volta. E se pensate che siamo stati troppo duri, cimentatevi pure nella visione, ma non dite che non vi avevamo avvertiti.

The King of Fighters Il re ha perso la corona, e se dato in mano ai fan, e non, del videogioco, probabilmente perderebbe anche la testa come fece un suo più illustre collega durante la Rivoluzione Francese. Non ce ne vogliano gli artefici di questa immonda porcheria che a stento si può identificare nel Cinema, ma in tempi di crisi e recessione economica è veramente beffardo che certa gente si ritrovi cachè milionari tra le mani. Bracce tolte all'agricoltura, che alla terra devono tornare. Così come il film The King of Fighters, la cui nascita non è altro che un crudele scherzo del destino.

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