Recensione The Horsemen

I Quattro Cavalieri dell'Apocalisse.

Recensione The Horsemen
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Tutti i Thriller

Spesso i thriller presentano un assassino invasato religioso.
Spesso i thriller hanno come investigatore un uomo solo e con la famiglia in sfascio.
Spesso i thriller hanno il filo conduttore degli omicidi che si interseca con la vita del protagonista.
Molti thriller hanno quindi lo stesso sceneggiatore? O lo stesso regista? No di certo.
Infatti molte pellicole del genere, pur avendo le caratteristiche elencate sopra riescono ad essere originali, ben recitate e sorprendenti.
E' facile accomunare una larga quantità di film essendo semplicemente "vaghi" sulle caratteristiche degli oggetti presi in considerazione, ma con "The Horsemen" è forse l'unica cosa da fare.
La pellicola, nella sua completezza è decisamente decorosa.
Esattamente un classico thriller capace di tenere inchiodato il pubblico affamato di mistero con colpi di scena mirati, lunghezza perfetta (ne troppo breve da lasciare irrisolti alcuni punti ne troppo lungo da assumere un tono soporifero) e con un protagonista carismatico al punto giusto.
"The Horsemen" ci risulta un film intelligente, non eccessivamente provocatorio nel porre determinate questioni morali, ma che sicuramente sa adempiere ai suoi compiti d'entertainment.
David Callaham, sceneggiatore del film, ha preso il manuale del thriller a sfondo "religioso" e lo ha applicato alla lettera. Un film commerciale mirato ad una sola fetta di pubblico, farcito di tutto quello che piace agli amanti del genere senza badare a spese.
Con tutta la buona forza di volontà della terra è impossibile guardare la pellicola senza pensare a "Seven" o "Manhunter"; l'opera sfrutta alcune tematiche che di certo non risulteranno una novità a chi ha già visto determinati lavori di latri, ben più blasonati, registi. Proprio come nella "letteratura" (il virgolettato e d'obbligo) grazie al "Il codice Da Vinci" tutti i libri per qualche tempo hanno avuto dei templari nella trama, "The Horsemen" si è fatto contagiare da un tema"modaiolo" e che suscita facile interesse.
Nulla di male, in fondo ogni film è fatto per piacere al pubblico, ma non dispiacerebbe ogni tanto vedere qualche pellicola che "osa" e che cerca di uscire dal gregge.
Il metodo di rappresentazione e di introduzione della trama però stupisce, è curioso come viene esposta, narrata la vicenda.
L'ordine dei fatti, pur essendo cronologico, sembra spingere in una sola direzione subito dalla prima mezz'ora, ma lo spettatore non riesce a cogliere quale. E in questi tempi infarciti di torture porn, è già qualcosa.

I Quattro Cavalieri dell'Apocalisse

Il Detective Breslin (Dennis Quaid) ha una famiglia che si sta sfaldando e questa condizione costringe l'uomo a buttarsi nel suo lavoro.
Reso malinconico, triste e burbero dalla vita, trova sfogo nei casi che tenta di risolvere.
Un mistero particolarmente interessante si fa strada nella sua vita: un serial Killer che sembra uccidere casualmente nasconde, in realtà, qualcosa di più.
Breslin comparando gli indizi lasciati dall'omicida con la Bibbia trova un legame con "I Quattro Cavalieri dell'Apocalisse" ed ogni scena del crimine sembra portare inspiegabilmente anche qualche relazione con la sua vita privata.
Incuriosito e determinato a fermare la catena di morte il detective cercherà di anticipare le mosse dell'assassino.

Ozzy Osborne, Pestilenza, Guerra, Carestia e Morte

Dennis Quaid (Dragonheart - Lontano dal Paradiso) interpreta il Detective Brelsin ed è la vera sorpresa della pellicola. Forse perché, pur non essendo un attore eccezionale, si impegna molto nei ruoli che interpreta risulta a tratti pieno di passione, anche in un ruolo"classico" e malinconico come questo.
Zhang Ziyi (La Foresta dei Pugnali Volanti - La tigre e il Dragone), controparte di Quaid, d'altro canto è troppo sopra le righe, eccessivamente teatrale nella recitazione, rischia di far perdere credibilità al personaggio.
L'attrice sembra piuttosto sopravvalutata: a suo agio in un film orientale di cappa e spada diventa un pesce fuor d'acqua quando si parla di metropoli e rapporti umani non necessariamente filosofici.
Il tentativo di Quaid è quello di andarle dietro, cercando alle volte di colmare le sue lacune: avrà sicuramente "carisma orientale", ma dovrà anche rendersi conto che questo non basta per far di lei una buona attrice, almeno fuori dalla foresta dei pugnali volanti.
Jonas Ãkerlund è un regista di video clip svedese, batterista in una band, conosciuto soprattutto per aver diretto le clip musicali di Madonna, ma anche Moby, Ozzy Osborne e molti altri.
Il suo primo lungometraggio come regista risale al 2002, "Spun" (distribuito solo ni home video in Italia) e, dopo qualche altro tentativo, il regista approda finalmente a pellicole dal respiro più ampio con "The Horsemen".
Forte del suo bagaglio da "MTV" Ãkerlund confeziona una regia veloce e dal montaggio serrato, colma di primissimi piani e semplici "intuizioni" di quello che sta accadendo.
Sembra voler cercare di mostrare il più possibile da più punti di vista differenti, tralasciando il significato recondito di quello che stiamo vedendo, forse con lo scopo di depistarci.
Sono molti i momenti "lenti" nei quali lo spettatore riceve un momento di "pausa registica", ma, proprio come un assassino incombente, il bravo regista non demorde, trasmettendo quasi continuamente un senso di angoscia.
La colonna sonora è banale, trasmette quando non si tratta di momenti di tensione.
Nota speciale però va alla fotografia di Eric Broms, cromatica fino alla sfinimento durante la "presentazione" dei cadaveri e fredda e asettica in altri punti, come a comporre un'allegoria dell'animo del protagonista.
"The Horsemen" è una pellicola che pur non essendo particolarmente originale riesce ad adempiere ai propri scopi.
Viene però da domandarsi se tutto questo impegno non potesse essere indirizzato verso qualcosa di veramente originale, anche in virtù del talento visivo di un regista che ha saputo marchiare a fuoco il mondo dei videoclip grazie a quanto fatto con artisti come i Prodigy (suo il censuratissimo video di Smack My Bitch Up) o i Cardigans.
Certo, non tutti sono dei David Fincher o dei Michel Gondry, ma Ackerlund è un regista le cui doti al cinema son rimaste ancora non del tutto espresse.

The Horsemen Una pellicola assolutamente imperdibile se siete amanti del thriller classico, con una spazzolata di biblico. Se invece siete stanchi della solita solfa del maniaco religioso e del detective incasinato, girate i tacchi e cercate altro. Speriamo però che la strada dell'Akerlund regista cinematografico, possa continuare, raggiungendo dei livelli egregi come quelli conseguiti in ambito di videoclip. Già il semplice fatto che con The Horsemen sia riuscito a costruire un thriller magari non particolarmente innovativo dal punto di vista tematico, ma assolutamente professionale nella realizzazione, fa ben sperare.

6

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