The Founder: la recensione del film con Michael Keaton

Arriva al cinema il film che racconta la scalata al successo di Ray Kroc, da rappresentante a creatore del franchise McDonald's

The Founder: la recensione del film con Michael Keaton
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Siamo nel 1954, Marilyn Monroe ha appena sposato Joe DiMaggio, Elvis Presley registra That's All Right, Walt Disney sta costruendo il suo parco divertimenti in California e la comunità di Levitton è oramai popolata dalle nuove generazioni. Mentre il paese vive il boom del dopoguerra, in Illinois, il 52enne Ray Kroc lavora come commesso viaggiatore per l'azienda Prince Castle cercando di vendere ad ogni potenziale cliente il frullatore Multimixer; quello che non sa è che da lí a poco la sua vita cambierà per sempre, prendendo una piega inaspettata ed inimmaginabile. Infatti nel suo cammino si imbatte in un atipico chioschetto a conduzione familiare nella California del Sud, gestito dai due fratelli, Dick e Mac McDonald, la cui innovativa catena di montaggio aveva conferito efficienza industriale alla preparazione del menù costituito da hamburger, patatine fritte, frullati e bibite. Da quel preciso momento in poi, grazie ad una dedizione spasmodica, un'ambizione irrefrenabile, una brama di successo pronta a sovrastare tutto e tutti e ad una serie di circostanze favorevoli, Ray Kroc - impersonato in The Founder dall'ottimo Michael Keaton - costruirà un impero che oggi conta oltre 35000 ristoranti in tutto il mondo e che ognuno di noi conosce col nome di McDonald's.


Mancano le salse nell'hamburger

La storia è certamente ricca di fascino, perchè l'idea che una persona qualunque crei qualcosa di davvero rivoluzionario e che l'uomo d'affari col proprio lavoro possa possa pian piano impadronirsene, rendendola un successo planetario, apre una spaccatura piuttosto profonda, dove si potrebbe insinuare con grande forza il punto di vista e la sensibilità di un autore. Questo nel cinema e nell'arte in generale è uno degli impulsi più stimolanti e proficui per creare qualcosa di interessante. Purtroppo però il grande potenziale di partenza sembra non riuscire ad emergere dalla sceneggiatura di Robert Siegel né tantomeno dalla regia di John Lee Hancock. Il problema più grande di The Founder, infatti, sembra arrivare proprio dall'impersonalità e l'anonimia della mano registica. Se in un film come The Social Network si partiva da una storia molto simile a questa, a fare la differenza e rendere il film straordinario erano proprio il tocco, lo sguardo, il ritmo e l'impostazione cinematografica di David Fincher. Nel film con Keaton, invece, manca tutto questo e ci si ferma all'ordinario. Un' ulteriore dimostrazione, qualora ce ne fosse bisogno, di quanto nel cinema non sia importante quello che si racconta, quanto il modo in cui si decide di farlo. Hancock opta per un look fatto di composizioni forti, per l'assenza quasi totale del movimento della macchina da presa e per inquadrature anamorfiche che permettono agli attori e al pubblico di spaziare da soli nella scena piuttosto che essere suggestionati dallo sguardo del regista. Tutto ciò contribuisce a rendere il risultato nel suo insieme un po' troppo piatto e televisivo.

Ingredienti ok, cottura così così

Uno spunto interessante invece arriva dall'idea di tralasciare i primi anni di vita di Kroc per concentrarsi nella fase in cui, ultra cinquantenne in prepensionamento, trova ancora la forza, la resistenza e la fiducia per creare un impero. In questo senso la scelta di affidare il ruolo a Michael Keaton è sicuramente convincente, perchè sia a livello fisico che espressivo risulta sempre molto credibile e centrato. Purtroppo però anche in questo frangente, nonostante sembrino esserci gli ingredienti giusti per una buona ricetta, l'assemblaggio finale risulta insapore e privo di tutte quelle piccole accortezze che creano la grande differenza tra un originale prodotto artigianale ed uno convenzionale standardizzato in serie. Hancock sembra navigare sempre verso acque quiete e tranquille, viaggia verso risoluzioni semplici e situazioni che possano evitare problematiche, mantiene il tono e il registro sempre piuttosto leggero e laddove si sarebbe potuto osare e prendere una posizione forte, con un taglio originale, sceglie di non farlo a discapito di uno svolgimento politicamente e umanamente corretto. Certamente durante i titoli di coda non si avrà la sensazione di aver assistito ad un brutto film, e magari si rimarrà anche coinvolti dall'evoluzione della vicenda, ma è altrettanto vero che, una volta usciti dalla sala, The Founder sembrerà scivolare molto velocemente nel dimenticatoio, lasciando una sensazione di occasione persa, più che di possibilità colta.

The Founder The Founder racconta la scalata al successo di Ray Krock, un semplice rappresentante in prepensionamento, che grazie ad una brama sconfinata di potere, trova la determinazione, la caparbietà e l'ingegno per trasformare una piccola attività a conduzione familiare in una delle più grandi catene alimentari dei nostri tempi. Le premesse sarebbero ricche di fascino ed interesse, ma purtroppo l'anonimia della mano registica e l'impersonalità di una sceneggiatura didascalica rendono vani anche i lodevoli di sforzi interpretativi di Micheal Keaton, trascinando il film verso un compitino asettico privo di guizzi, molto più simile ad un lavoro televisivo, piuttosto che cinematografico.

5

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