Recensione The Final Destination

La morte arriva in tre dimensioni

Recensione The Final Destination
Articolo a cura di

Ed ecco che anche il celebre (?) brand di Final Destination si fa contagiare dal 3d. In occasione del quarto episodio, che, con l'aggiunta del the (il) assolutistico (moda parecchio in voga negli ultimi tempi), vuole mettere subito le cose in chiaro, la saga delle morte fatali si converte alla nuova tecnologia. Dopo un originale esordio e un discreto seguito, già con il terzo capitolo abbiamo assistito ai segni del cedimento, soprattutto per quanto concerneva la fantasia delle dipartite. Riusciranno le tre dimensioni a rinvigorire una minestra già riscaldata? Gli incassi d'oltreoceano sembrano per ora dire di si: pur senza far gridare al miracolo, ha agguantato la vittoria contro il rivale zombiano Halloween 2, uscito lo stesso weekend. Il pubblico insomma non sembra stanco di assistere a morti bizzarre e al limite del trash, quando a volte violenza e comicità involontaria formano un riuscito mix di divertimento. Dietro la macchina da presa troviamo un gradito ritorno, David R. Ellis, che era al timone di Final destination 2, nonchè dei poco riusciti Cellular e Snakes on plane. Anche lo script vede il come-back degli sceneggiatori dell'appena citato episodio, garantendo almeno nelle intenzioni, ma non nelle vicende, una sorta di continuità stilistica. Nuovi ovviamente i protagonisti, la cui scelta è caduta sui televisivi Bobby Campo e Shantel Vansanten, poco noti al pubblico italiano, attorniati da un cast altrettanto ignoto. Le premesse non erano delle peggiori, ma il risultato?

Come vuoi morire oggi?

La storia offre pochi spunti nuovi, ripetendo un percorso narrativo ben noto ai fan storici delle destinazioni finali. Nick O' Bannon (Bobby Campo) si trova ad assistere a una corsa automobilistica Nascar insieme ai suoi amici. Durante la gara ha una premonizione, nella quale un incidente finisce per causare la morte di molte persone, incluse quelle a lui più care. Avvertendo che si tratta di più di una semplice allucinazione, riesce a salvare la sua vita e quella dei suoi compagni, innescando però una sorta di reazione a catena in quanto, come la saga ben ci insegna, non si può sfuggire alla morte per più di una volta. La sceneggiatura offre ben pochi spunti nuovi, e questo finisce per compromettere inevitabilmente la freschezza di un plot ormai abusato. Certo, coup de théâtre ad effetto potrebbero salvare la vicenda dalla facile monotonia, ma purtroppo questo non avviene, offrendo una prevedibilità che arriva al confine della noia. La suspence è ridotta al minimo, le situazioni sono intrise di clichè banali e stereotipati, così come i decessi che sono tutto fuorchè inaspettati. Non manca neanche una vena splatter al limite del trash, ed è davvero, involontariamente, esilarante osservare le stupite e/o ebeti facce delle povere vittime. In quanto a espressività grande (de)merito va anche alle prove dei protagonisti, mai così avulsi dal contesto e incapaci di trasmettere qualsiasi emozione. Sono ottanta minuti (il più corto della serie, ma in questo caso forse non è un male) che scorrono senza lasciare traccia, incapaci di spaventare e nemmeno di tenere una tensione costante, che aleggia salturiamente nelle scene più frenetiche, come la catastrofe iniziale. E' il caos a regnare sovrano, ammutolendo le vie narrative di una proposta dalle potenzialità alte, ma che qui non mantiene i livelli stilistici e di coinvolgimento visti nelle prime due pellicole. Mettere troppa carne al fuoco, come in questo caso, non è sempre sinonimo di genio, quanto piuttosto della mancanza di esso, sacrificato a favore di una mercificazione in serie che lascia il tempo che trova. Certo, gli amanti dello splatter e dei teen horror ne andranno forse entusiasti: per tutti gli altri è solo un irritante e logorroica sequela di frangenti triti e ritriti, incapaci di rinverdire i fasti della final destination.
Se il futuro deve seguire questa linea, speriamo sia final per davvero.

"This time death in 3d!"

Per ultimo abbiamo tenuto il commento relativo alla componente 3d, sicuramente importante per lo spettatore assatanato di tecnologia, ma alquanto secondaria rispetto alla pura qualità cinefila. Certo l'esperienza vista con gli occhialini ha tutto un altro fascino, e riesce a catapultare più che discretamente lo spettatore in mezzo a squartamenti e sangue a fiotti, con la sensazione che i numerosi oggetti "volanti" a zonzo per lo schermo arrivino veramente a ledere la propria incolumità. D'altronde già il minaccioso "This time death in 3d" metteva da subito le cose in chiaro, e da questo punto di vista la pellicola può guadagnare qualche punto a suo favore.

The Final Destination Non basta il 3d a salvare un film che fa acqua da tutte le parti, denotando una stanchezza di idee che la serie sembra aver ormai, inesorabilmente, prosciugato. Qualche effetto splatter o rocambolesca situazione potrà bastare a qualcuno cui interessi la mera trasposizione tridimensionale, ma chi è alla ricerca di un buon horror o di un capitolo che potesse ravvivare i fasti dei primi capitoli, rimarrà totalmente deluso. Da una regia scialba (Ellis ormai da qualche tempo ci ha abituato a prodotti non proprio memorabili) che cerca la situazione estrema a tutti i costi, a una recitazione totalmente asettica che impedisce un, quantomeno minimo, coinvolgimento emotivo, il nuovo The Final Destination fallisce su tuti i fronti. Destinato a una fine ingloriosa...

4.5

Che voto dai a: The Final Destination

Media Voto Utenti
Voti: 119
5.3
nd