Recensione The Aviator

La seconda, grande prova dell'accoppiata Scorsese/DiCaprio

Recensione The Aviator
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“Quando sarò grande piloterò gli aeroplani più veloci mai costruiti, farò i più grossi film mai visti e sarò l'uomo più ricco del mondo”. Parola di Howard Hughes, imprenditore, cineasta e aviatore che è rimasto negli annali come uno dei 'ricconi' più ambiziosi e geniali (con tutti i pro e contro della cosa) di sempre. Una personalità “larger than life” e perciò perfetta per essere presa a modello nientemeno che per creare il personaggio fittizio di Tony Stark / Iron Man o per essere ripreso, con riferimenti precisi, indirettamente da Lasse Hallström e Orson Welles in L'imbroglio - The Hoax e F for Fake, da Jonathan Demme in Una volta ho incontrato un miliardario e comparire addirittura nel fantastico Le avventure di Rocketeer di Joe Johnston. L'opera cinematografica più ricca dedicata a Hughes rimane comunque The Aviator, biopic romanzato ad opera di uno dei più importanti registi viventi, Martin Scorsese, che grazie a questo film aumenterà il suo palmares di svariati altri premi (il film vinse, tra l'altro, cinque Oscar).

Q-u-a-r-a-n-t-i-n-e

Il film si apre con un ricordo d'infanzia del ricco ed eccentrico protagonista: un ricordo destinato a segnarne la psiche in modo indelebile negli anni a venire e le cui conseguenze arriveranno a comprometterne la stabilità mentale e, di conseguenza, anche la stabilità del suo impero finanziario. Genio e sregolatezza, si sa, vanno a braccetto, ma Hughes non era solo eccessivo, impulsivo ed incosciente: era spesso paralizzato e ingabbiato, nonostante i suoi incredibili slanci, dalle sue fobie paranoiche, tra le quali, in assoluto, una misofobia imperante che lo caratterizzerà fin da giovane. Una scena estremamente significativa, quella iniziale, perché ci rende la dimensione di un uomo che è figlio del suo retaggio familiare, sia nelle sue potenzialità (ricchezza, estro, talento) che nelle sue debolezze (senso di responsabilità mancato, paranoie). Il film di Scorsese, fra virgolette, sarebbe eccellente anche solo ad analizzarne l'incipit e il finale. Ma “nel mezzo” ci sono altre due ore e mezzo fittissime che ci riportano ad un'epopea di grandi sogni, aspirazioni, ambizioni e conquiste sempre fortissimamente anelate ma a volte anche ostacolate dalla quotidianità, dalla burocrazia, dagli interessi terreni dei molti che sciolgono le ali di cera agli Icaro troppo avanti per il tempo in cui hanno vissuto.
E DiCaprio, che di personaggi eccentrici, geniali e sopra le righe sta facendo il pieno negli ultimi anni, regge così magnificamente il ruolo da riuscire nell'intento di porre il suo personaggio sopra un piedistallo al di sopra degli altri, nonostante le ottime interpretazioni di tutto il resto del grande cast, che comprende Kate Beckinsale, John C. Reilly, Alec Baldwin, Jude Law, Willem Dafoe, Gwen Stefani... ma soprattutto una magnifica Cate Blanchett premiata con l'Oscar per la sua interpretazione nei panni della diva Katharine Hepburn.

The Aviator Cinema pienamente scorsesiano, ricco come di consueto ma sempre cosciente, vivo, significativo e mai ridondante o “a vuoto” come pure è capitato al grande regista in alcune occasioni (vedasi Shutter Island) che, graziato da una ricostruzione storica di pregio, un'ottima fotografia e un montaggio a regola d'arte, consegna ai posteri una storia eccezionale e un eccezionale esempio di come girare uno spettacolare eppur vivido biopic. Nonché, forse, il film ad oggi più riuscito dell'accoppiata Scorsese-DiCaprio.

8

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