Recensione The Assassin

Il regista taiwanese Hou Hsiao-Hsien realizza con The Assassin un wuxia esemplare, cesellato nelle immagini di una fotografia magistrale e perfettamente compiuto attraverso l'uso di un'estetica eloquente.

Recensione The Assassin
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Cina, IX secolo. Una bambina viene educata alle arte marziali da una monaca guerriera, e addestrata al ‘compito' di assassina (The Assassin). Divenuta donna e incaricata di eliminare la corruzione della provincia, facendo piazza pulita dei principali esponenti, Nie Yinniang sguainerà il suo fendente per portare a termine la propria missione. Bellissima e incorniciata nella chioma dei suoi fluenti capelli neri, Nie incarnerà il simbolismo più estetico di un'arte marziale che determina e poeticizza ogni suo movimento in un mix inscindibile e destabilizzante di sensualità e ribellione, armonia combattiva e suadente femminilità. Pause e movimenti che dettano il tempo cristallino di ogni istante. Ma nel suo cammino di vendetta e giustizia la giovane donna sarà anche messa a dura prova dalla sua mentore, che le imporrà di confrontarsi con il cugino, un uomo che è ora a capo della frangia militare più potente del Nord della Cina e che rappresenta per lei il ricordo di un amore promesso e poi deluso. L'arte marziale si (con)fonderà a quel punto con l'incognita dei sentimenti, generando un conflitto di stati d'animo e interessi che Nie Yinniang, da vera e inarrestabile guerriera, dovrà in qualche modo superare. Razionalità guerriera ed emotività segneranno quindi il momento più alto di un confronto esistenziale complesso, per lasciare poi il passo al ricongiungimento con il proprio io e le proprie origini.

La via della spada è spietata

Il taiwanese Hou Hsiao-Hsien tratteggia con The Assassin (transitato per lo scorso Festival di Cannes e vincitore - non a caso - del Premio Miglior Regia), un wuxia dalle immagini magniloquenti, spettacolari, che appaiono come veri e propri quadri in movimento e che aprono nel prologo di un bianco e nero davvero estasiante. Paesaggi splendidi e immensi, spesso avvolti nella nebbia o rischiarati da colori brillanti, che raccontano l'estensione di una cultura antica, fatta di regole, tradizione, onori e vendette, raccordati tutti dal mantra di una "via della spada spietata". Opera di rara bellezza visiva, The Assassin è infatti esegesi pura di una cultura orientale improntata sul sacrificio, sul confronto, sull'allenamento, e che qui raggiunge livelli estetici ancora più alti, fondendo il senso di una femminilità guerrigliera con il ritmo placido di una lotta interiore ancor prima che esteriore. Un vengeance movie al femminile in cui le donne dettano legge, mentalmente e fisicamente, dominando con danze volteggianti e suadenti la loro controparte maschile. La complessità narrativa di questo genere di film è spesso racchiusa nella grande quantità di simbolismi, rimandi culturali, usi e costumi sottesi alla tradizione cui l'opera inevitabilmente si rifà. Anche qui, agli occhi dello spettatore occidentale medio, il peso specifico reale del film fatica ad affermarsi a causa della complessa rete di motivazioni di cui sopra. Ragion per cui si forma una doppia strada di fruizione che vede da una parte l'aderenza totale a un'estetica che veicola gran parte del senso del film e dall'altra la difficoltà di comprendere appieno il fluire narrativo dell'opera, sempre troppo legata a schemi intimi e interiori della cultura di riferimento più che alle reali vicende narrate. Resta, in ogni caso, un'opera di rara bellezza estetica capace di veicolare senso anche solo attraverso la fusione di corpi, paesaggi, momenti, che nel loro candido fluire restituiscono l'interiorità e la pregnanza uniche di una cultura e di un'arte millenarie.

The Assassin Vincitore del Premio Miglior Regia allo scorso Festival di Cannes, The Assassin del regista taiwanese Hou Hsiao-Hsien è un racconto di formazione legato al retaggio più antico e rigoroso dell'arte marziale. Un'opera non totalmente afferrabile che si compie però attraverso un estetismo raffinato e totale, dove ogni inquadratura e ogni transizione temporale è scandita dal flusso estatico di una messa in scena superba.

8

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