Recensione Terraferma

La terraferma è più salata del mare nel nuovo film di Emanuele Crialese

Recensione Terraferma
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La tematica dell'immigrazione clandestina, come soggetto cinematografico, trova sempre molto riscontro nei paesi in cui è particolarmente sentita, come l'Italia o la Francia. Una tematica rappresentata in forze alla 68esima Mostra del Cinema di Venezia, che tra i film presentati ha annoverato anche Terraferma, quarto lungometraggio -dopo Once we were strangers, Respiro e Nuovomondo- di Emanuele Crialese, regista romano dalle salde origini siciliane.
Il protagonista della sua nuova opera è Filippo (Filippo Pucillo), un giovane che ha sempre vissuto su un'isola al largo della costa siciliana. Timido e introverso, orfano di padre, il ragazzo è cresciuto cullato dalla famiglia e forgiato dall'esperienza marinara: un tipo semplice, per il quale andare a pescare con la barca di famiglia rappresenta, più che un metodo per buscare il pane, uno stile di vita. Ma i tempi cambiano, e quella che una volta era una professione dignitosa e redditizia, è ora afflitta da eccessiva concorrenza e difficoltà burocratiche. “Quella barca vale di più a demolirla che a portarla al largo” è la dura conclusione a cui giungono sia la madre di Filippo, Giulietta (Donatella Finocchiaro) che lo zio paterno, Nino (Giuseppe Fiorello), per la disperazione di nonno Ernesto (Mimmo Cuticchio) e nipote. I tempi cambiano, dicevamo, e bisogna adattarsi ad essi: seguendo l'esempio di zio Nino, già affermato operatore turistico e proprietario di un villaggio vacanze sulla spiaggia, Filippo e la sua famiglia trasformano la loro abitazione in un Bed & Breakfast, sperando in un futuro migliore ma non senza rimpiangere il recente passato. Per Filippo, entrare in contatto con alcuni suoi coetanei del nord in vacanza in Sicilia sarà un'esperienza formativa, ma un barcone di profughi, affondato sulla rotta del suo peschereccio, cambierà per sempre la sua vita e lo porrà davanti a delle scelte...

È più salato il mare o la terraferma?

Terraferma non è semplicemente una storia di clandestini, di istituzioni insofferenti e impreparate e di scontro tra culture, quanto un racconto di formazione in cui la tematica dell'immigrazione clandestina è solo uno dei motori della vicenda. Crialese è bravissimo a rendere, in poche ma significative sequenze, la vita attuale dei pescatori siciliani, i compromessi che devono accettare rispetto al passato e come, pur uniti dall'amore per il mare, generazioni diverse si ritrovano a desiderare cose differenti. Filippo è un bravo ragazzo, docile, assennato, ma anche ingenuo e incolto, e che soprattutto deve ancora imparare, come dice zio Nino, 'a cafuddrare', a rendere alla vita pan per focaccia. L'incontro con culture diverse lo sbloccherà, in un percorso involontario e quasi subito a forza, che lo metterà di fronte alle responsabilità dell'età adulta.
Una scoperta Filippo Pucillo, giovane quanto bravo, perfetto nel rappresentare un ragazzo insofferente eppure inesorabilmente votato alla bontà d'animo, seguendo l'esempio di famiglia. Incisivi anche gli altri membri del cast, da Donatella Finocchiaro a Mimmo Cuticchio, compreso un Beppe Fiorello non nella sua migliore interpretazione, forse, ma significativo 'stacco' rispetto al mondo marinaro rappresentato dal resto della famiglia.
L'argomento dell'immigrazione clandestina e il dramma dei profughi viene trattato senza sconti, anche tramite la triste storia della clandestina, arricchendo e integrandosi alla vicenda in modo funzionale ma mai retorico o fine a sé stesso, costruendo una storia sempre interessante e ricca di significato.

Terraferma Impreziosito dai meravigliosi paesaggi isolani immortalati dalla fotografia di Fabio Cianchetti in molte bellissime scene marine (alcune delle quali aeree o girate a pelo d'acqua), il nuovo film di Crialese è un'interessante affresco di vita quotidiana e delle difficoltà che essa riserva, spesso, in luoghi stupendi ma anche complicati come possono essere le isole del sud Italia, meta tanto di turisti in cerca di svago che si buttano in acqua per farsi una piacevole nuotata quanto di profughi, in acqua in cerca di una nuova vita.

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