Recensione Stonehearst Asylum

Un grande cast per portare i pazzi di Edgar Allan Poe sul grande schermo

Recensione Stonehearst Asylum
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Il titolo Stonehearst Asylum fa riferimento al curioso ospedale psichiatrico gestito da Silas Lamb, ovvero il vincitore del premio Oscar Ben"Gandhi"Kingsley, dove, nel 1899, inizia a lavorare come tirocinante il neo-laureato in medicina Edward Newgate, cui concede anima e corpo il Jim Sturgess del musical beatlesiano Across the universe (2007).
Ed è il breve racconto scritto da Edgar Allan Poe Il sistema del dr. Catrame e del prof. Piuma la fonte di partenza della quasi ora e cinquanta di visione nel corso di cui il giovane, presentato allo staff del manicomio ed ai pazienti, fa conoscenza con la affascinante Eliza Graves, incarnata dalla Kate Beckinsale della saga action vampiresca Underworld, ricoverata a causa della sua violenta avversione a qualsiasi forma di intimità.
D'altra parte, s'intitolava proprio Eliza Graves, durante la sua lavorazione, il lungometraggio diretto dal Brad Anderson autore di Session 9 (2001), L'uomo senza sonno (2004) e Vanishing on 7th street (2010), nel quale i poveri "abitanti" dell'edificio non vengono più sedati o rinchiusi, in quanto i sistemi "medievali" attuati dal dottor Salt alias Michael Caine, predecessore di Lamb, sono stati aboliti.

Tutti pazzi per Anderson

Lungometraggio che, con la situazione destinata a movimentarsi dal momento in cui il protagonista sente un rumore sospetto proveniente dal condotto del suo alloggio notturno, s'immerge - grazie anche alla buona cura scenografica e fotografica - in una avvolgente atmosfera non distante da quella che caratterizzò diversi elaborati in costume partoriti tra gli anni Cinquanta e Settanta dalla mitica Hammer Film Productions; pur senza rinunciare, già a cominciare dall'avvio, ad un evidente retrogusto ironico che sembra rimandare al cinema di John Landis.
Man mano che viene ribadito che siamo tutti pazzi ma alcuni non abbastanza tali da ammetterlo e che, in compagnia di un ottimo cast, si passa, tra l'altro, per l'incontro con l'inquietante Arthur detto "L'orco" - incarnato da Guillaume"Gli infedeli"Delaunay - e per l'elettroterapia.
Fino alla sorpresa finale di un'operazione che, nello spingere a non credere a nulla di ciò che ascoltiamo ed a metà di quello che vediamo, lascia tranquillamente intuire un sottotesto fortemente antibellico; tanto che il nosocomio d'ambientazione non fatica ad assumere i metaforici connotati di un mondo le cui menti realmente folli sono quelle che occupano i posti di comando, di potere.
Quindi, evitando, come di consueto, spargimenti di liquido rosso e sensazionalismi da violenza grafica, il buon Brad confeziona con adeguato ritmo narrativo una coinvolgente vicenda ad alta tensione piuttosto impegnata dal punto di vista socio-politico... in maniera non molto distante dalla filosofia del fare celluloide di autori artisticamente sbocciati negli anni Settanta quali George A. Romero, John Carpenter e Wes Craven.

Stonehearst asylum Partendo dal breve racconto di Edgar Allan Poe Il sistema del dr. Catrame e del prof. Piuma, Brad Anderson - autore, tra l’altro, de L’uomo senza sonno (2004) e Vanishing on 7th street (2010) - confeziona Stonehearst Asylum, vicenda a tinte horror che, più adatta ad essere classificata all’interno del thriller, racchiude buona parte del suo fascino nella capacità di dispensare allegoricamente un sottotesto socio-politico relativo ad un mondo in cui i veri pazzi sono coloro che ci governano. Il resto della riuscita dell’operazione lo fanno un cast ben assortito, un ritmo narrativo coinvolgente e, soprattutto, la avvolgente atmosfera retrò che quasi rimanda alle produzioni di paura britanniche degli anni Sessanta.

7

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