Recensione Star System - Se non ci sei non esisiti -

Il ritorno della Dolce Vita secondo gli inglesi

Recensione Star System - Se non ci sei non esisiti -
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La Dolce Vita

How to lose Friends and Alienate People è un film brillante.
Tutta la recensione può essere riassunta con questa semplice frase, che racchiude tutto il significato profondo che una pellicola del genere può nascondere.
Ad uno sguardo superficiale, magari guardando solo il trailer o la locandina, How to lose Friends and Alienate People (ci rifiutiamo di chiamarlo con il titolo che gli italiani gli hanno dato) potrebbe sembrare una delle tante commediole che prendono in giro, appunto, lo Star System.
Ma non è così, non è assolutamente così.
E' forse merito di Simon Pegg? Non completamente, ma di certo la sua interpretazione, anche se in alcuni punti un po' "repressa" dal copione, ha aiutato molto.
Forse è per lo zampino della produzione inglese invece che americana? Anche questo, sicuramente, è stato un punto a favore per un film di questo tipo, ma non ci basta ancora.
Non siamo ancora soddisfatti.
Non abbiamo ancora ben chiare le motivazioni della sua riuscita.
Potrebbe allora trattarsi della fonte? Della passione messa da Toby Young per riadattare il suo libro (Un Alieno a Vanity Fair) a soggetto?
Aver vissuto in prima persona questa esperienza ha sicuramente aiutato Young (infatti più che un romanzo "Un Alieno a Vanity Fair" è un memoriale) a trasformare la sua vita in un film.
E' questo il segreto? No. Non crediamo.
Ma ora lo abbiamo compreso, avvicinatevi, ve lo diciamo: La Dolce Vita
Il segreto è "La Dolce Vita", la chiave è il fascino inesauribile di una pellicola di mezzo secolo fa, è nel riuscire a cogliere il sapore di un era passata, lustrarlo fino a farlo brillare di nuovo e poi farlo cadere delicatamente su un film, su una storia di oggi.
E' questo che fa How to lose Friends e Alienate People: richiami espliciti, piccole sottigliezze e celebrazioni romantiche.
Non importa se magari la trama non racconta storie ricche di colpi di scena o vicende mai viste: narra ciò che ci interessa sapere e in un modo che ci interessa guardare.
Lo humor inglese sa fondersi in maniera quasi timida con un contesto americano, un'ondata di buon gusto in quello che pare una palude di squali.

Megan Fox è Madre Teresa

Sydney Young (Simon Pegg) è un giovane giornalista britannico, amante della Hollywood e della Dolce vita di New York. Pur avendo sempre condannato lo Star System, decide di trasfersi oltre oceano per collaborare con la rivista di Gossip "Sharps".
Nonostante un avvio goffo, Sydney riesce a conquistarsi le attenzioni del direttore Clayton Harding (Jeff Bridges), accendendo l'invidia di tutta la redazione.
L'unica vera amica di Sydney è Allison (Kirsten Dunst), una giovane collega che riesce a sopportare la sua "goffaggine"
Il giornalista si troverà nei guai quanto una giovane e provocante star Sophie Maes (Megan Fox) mostrerà interesse per lui.. Riuscirà Sydney a rimanere se stesso o si farà corrompere dallo Star System?

Marcello come here!

Robert B. Weide (documentarista candidato all'Oscar) si cimenta in questa difficile avventura uscendone vincitore.
Il regista usa il suo personalissimo stile (soprattuto visibile durante i cambi di scena) per rappresentare la sua ancor più personale visione dell'industria del gossip, una concezione per nulla polemica, ma comunque chiara e senza salvezza.
Non c'è nessuno scampo, infatti, per chi ne viene toccato, anzi, sembra che l'unica via di uscita (come in molti casi) sia la grande "A", l'amore.
Ma non lasciatevi trarre in inganno, non si tratta di un espediente banale.
La cosa che colpisce di più di How to lose Friends and Alienate People non è la regia, è la sceneggiatura, e, in particolar modo, il testo del copione, i dialoghi.
L'intelligenza delle battute legate al susseguirsi delle scene è strabiliante. Lo sceneggiatore Peter Straughan ha dato il meglio di se per riadattare la vita di Young, e la naturale simpatia della recitazione di Pegg fa il resto.
L'alchimia tra i protagonisti non è poca cosa, anzi riesce a bucare lo schermo. Se, da un lato, Megan Fox ha ancora molta strada da fare, dall'altro Kirsten Dunst ha dimostrato di esserle superiore sotto molti punti di vista.
E anche se i ruoli delle due protagoniste si trovano volutamente agli antipodi, questo baratro è sottolineato continuamente e volutamente dal metodo recitativo e dalle inquadrature.
Questo punto, in particolare, può facilmente passare inosservato: ciascun personaggio ha il suo spazio nel taglio inquadrato e non riesce mai ad uscirne, non deve mai uscirne.
Megan Fox per ora riesce a soffocare le sua mancanza di abilità nella recitazione con la sua bellezza; tuttavia non ce la sentiamo di condannarla, perché è giovane e ha le giuste capacità: se crescendo riuscirà e riempire queste lacune potrà dimostrare quanto vale.
In ogni caso è perfetta per il ruolo e per rappresentare, in fin dei conti, quello che è: la nuova tipologia di star.
Un altra donna che colpisce, sia per la sua bellezza, ma soprattuto per il tono che riesce a conferire al suo personaggio (che in fin dei conti rimane per poco in scena), è Gillian Anderson. L'attrice riesce sempre a far risaltare la sua espressività anche mantenendo il secondo piano, dato che poche volte le viene regalato un primo piano. Ciò nonostante riesce sempre a "meritarselo".
Infine Jeff Bridges è perfettamente calato nel ruolo di arguto direttore di un giornale, il giusto contrappunto a Simon Pegg, altro attore incredibilmente sottovalutato che sta lottando per un posto sul palco.
How to lose Friends and Alienate Peopleregala allo spettatore uno sguardo malinconico alla "Dolce Vita" di un tempo, non necessariamente al film di Fellini, ma al vero e proprio significato reale delle parole.
Una commedia che sa divertire ma che ci riserva un significato recondito e un amore non indifferente verso il classico.

Star System - Se non ci sei non esisiti - How to lose Friends and Alienate People è un film molto ben scritto e anche se è Pegg che in molti casi lo tiene in piedi, i piccoli errori posso passare rattoppati dal clima votivo ai film di Fellini e al rispetto per un cinema o un etica ormai dimenticata. Davvero deplorevole, come spesso avviene del resto, il titolo italiano.

7.5

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