Recensione Sopravvissuto - The Martian

Partendo dalle pagine di un romanzo di Andy Weir, Ridley Scott catapulta Matt Damon nello spazio per trasformarlo in un astronauta costretto alla lotta per la sopravvivenza dopo essere rimasto bloccato su Marte.

Recensione Sopravvissuto - The Martian
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Argomento da sempre gettonato dalla Settima arte, se consideriamo il fatto che uno dei primissimi esempi di filmato con effetti speciali va attribuito al cortometraggio Le voyage dans la lune realizzato all'inizio del XX secolo da un non accreditato Georges Méliès, quello delle missioni spaziali sembra essere tornato fortemente di moda nell'ambito del variegato universo delle immagini in movimento.
Non a caso, se nel 2013 il messicano Alfonso Cuarón ha provveduto a catapultare in mezzo alle stelle Sandra Bullock e George Clooney tramite l'acclamato Gravity, aggiudicatosi sette premi Oscar (tra cui quello per la miglior regia), non è stato da meno, l'anno successivo, Christopher Nolan con Interstellar, incentrato su un gruppo di astronauti in viaggio attraverso un warmhole per trovare una nuova casa all'umanità, ormai alle prese con un globo terrestre sempre più inabitabile.
L'Interstellar comprendente nel ricco cast il Matt Damon che Ridley Scott - per la terza volta impegnato ad immergersi nello spazio, dopo Alien e il suo tardo prequel Prometheus - pone al centro di Sopravvissuto - The martian, derivato dalle pagine di un romanzo di Andy Weir.


Un Matt Damon che veste i panni dell'astronauta Mark Watney, considerato morto in seguito ad una spaventosa tempesta in prossimità di Marte e che, di conseguenza, finisce per ritrovarsi solo sul pianeta ostile, abbandonato dal suo ignaro equipaggio.

Odissea nello spazio

Equipaggio costituito da Rick Martinez, Beth Johanssen, Chris Beck, Alex Vogel e Melissa Lewis, rispettivamente incarnati da Michael"Fury"Peña, dalla Kate Mara di Fantastic 4 - I fantastici quattro, dal Sebastian Stan di Captain America: The Winter Soldier, dall'Aksel Hennie di Hercules: Il guerriero e dalla Jessica Chastain proveniente proprio dalla succitata pellicola nolaniana; mentre, a milioni di chilometri di distanza, un team di scienziati internazionali lavora instancabilmente insieme alla NASA per cercare di riportare sulla Terra l'uomo, fornito di scarse provviste e affidatosi al proprio ingegno, alla propria arguzia e al proprio spirito di sopravvivenza nel tentativo di segnalare agli altri che è vivo.
Infatti, man mano che il Jeff Daniels di Scemo & più scemo e Sean"Silent hill"Bean arricchiscono il comparto attoriale nei ruoli del direttore della NASA Teddy Sanders e del direttore di volo Mitch Henderson, assistiamo agli esperimenti di coltivazione messi in atto dal protagonista, che arriva addirittura a concimare patate con gli escrementi.

Marte di arrangiarsi

E, se, una volta superato l'avvio ad alta tensione impreziosito dal piuttosto frenetico montaggio (d'altra parte, ad occuparsene è il due volte trionfatore agli Academy Awards Pietro Scalia), la cruda immagine che lo vede costretto ad estrarre dal proprio torace un detrito trasporta immediatamente nella dimensione filmica dello Scott maggiormente vicino all'horror, dopo risulta quasi impossibile non effettuare paragoni con il lavoro di Cuarón sopra menzionato.
Ma, sebbene anche qui ci troviamo dinanzi ad un'operazione principalmente costruita sui dialoghi e mirata a far sprofondare lo spettatore nella lunga attesa nei confronti di quello che sarà il destino dell'astronauta, è facile intuire che, se l'autore de I figli degli uomini era evidentemente interessato ad enfatizzare un realismo quasi documentaristico, il regista de Il gladiatore non esita a suggerire di continuo che quella che scorre sullo schermo altro non è che un'opera appartenente alla finzione cinematografica.
Opera sicuramente capace di deliziare gli appassionati di astronomia, ma che, impeccabile per quanto riguarda tutto il comparto tecnico, eccede in mezz'ora di troppo nella durata (siamo oltre le due ore e venti minuti); pur rivelandosi decisamente atipica a causa dell'inaspettato ricorso all'ironia.
Ironia testimoniata non solo da un omaggio al telefilm Happy days e da citazioni verbali per Iron man e la saga de Il Signore degli anelli, ma anche e soprattutto dall'utilizzo che il lungometraggio fa di una nutrita colonna sonora di hit degli anni Settanta, da Hot stuff di Donna Summer a I will survive di Gloria Gaynor, passando per Starman di David Bowie e Waterloo degli Abba.
Un aspetto a suo modo nerdiano che, probabilmente dovuto allo script per mano del produttore esecutivo Drew Goddard (per la cronaca, sceneggiatore di Cloverfield e realizzatore di Quella casa nel bosco), trasforma in uno strano oggetto del desiderio una prova scottiana sicuramente imperfetta e non priva neppure di vaghi echi da un certo cinema di Roland Emmerich per quanto riguarda i comportamenti di alcuni personaggi, ma, di sicuro, più originale e superiore rispetto a precedenti, recenti fatiche quali Nessuna verità, Robin Hood, The counselor - Il procuratore ed Exodus - Dei e re.

Sopravvissuto - The Martian A pochi mesi dal non molto esaltante Exodus - Dei e re (2014), l’inglese classe 1937 Ridley Scott torna sul grande schermo - partendo da un romanzo di Andy Weor - con una storia di (fanta)scienza facilmente accomunabile allo stesso filone che, in tempi recenti, ci ha regalato il giustamente acclamato e premiato Gravity (2013) di Alfonso Cuarón. Su sceneggiatura del Drew Goddard regista dell’horror Quella casa nel bosco (2012), infatti, in Sopravvissuto - The martian (2015) cala il vincitore del premio Oscar Matt Damon nei panni di un astronauta rimasto bloccato su Marte a causa di una violenta tempesta e che, di conseguenza, si trova costretto a lottare per la sopravvivenza tra immense distese desertiche e coltivazioni improvvisate. Mentre la NASA cerca di fare il possibile per riportarlo a casa e i suoi compagni tentano di mettere in atto una pericolosa missione di salvataggio... nel corso di circa centoquarantuno minuti di visione (un po’ troppi) non eccelsi e capaci di conquistare principalmente il cuore dell’amante irriducibile delle storie riguardanti lo spazio, ma impreziositi da un ricco cast in ottima forma, da un comparto tecnico impeccabile e, soprattutto, da un atipico e inaspettato utilizzo dell’ironia.

6.5

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