Recensione Sono un pirata, sono un signore

Dopo il successo de 'La valigia sul letto' Tartaglia torna al cinema con una nuova commedia

Recensione Sono un pirata, sono un signore
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Giulio (Francesco Pannofino), Professore Universitario presso la facoltà di Biologia Marina dell'Università di Milano e Mirella (Giorgia Surina), sua assistente e ricercatrice (nonché nipote di un noto senatore e per questo comunemente bollata come ‘raccomandata') devono partire per le coste africane per un importante progetto di ricerca. Stessa destinazione che raggiungerà il marittimo napoletano Catello (Eduardo Tartaglia) a bordo di una nave mercantile dopo aver salutato (per l'ennesima volta tra malcontenti e ramanzine) moglie, figlio e cognato (Maurizio Mattioli) alla vigilia di una festa comandata (in questo caso il Natale). Seguirà la stessa rotta anche la parrucchiera Stefania (Veronica Mazza), maga dello shatush (i colpi di sole perfetti) costretta al viaggio dalla possibilità di un lavoro che sani (almeno in parte) i gravi indebitamenti in cui si trova. Giunti a destinazione, i quattro si ritroveranno per caso uno sulla strada dell'altro e tutti insieme saliranno a bordo della barca a vela dei ricercatori. Ma una volta in mare i quattro connazionali verranno rapiti da un gruppo armato di moderni Pirati, decisi a chiedere un riscatto per il loro rilascio. Per l'improbabile quartetto inizierà così una rocambolesca avventura che, di lì a poco, non mancherà di mostrare i suoi risvolti positivi.

La commedia-reality

Ecco in arrivo nelle sale l'ennesimo film che ‘ruba' il titolo a una canzone, più precisamente il secondo film di Eduardo Tartaglia intitolato ai versi di un brano cantato da Julio Iglesias (La valigia sul letto era preso del celebre brano Se mi lasci non vale mentre Sono un pirata, sono un signore si rifà all'omonimo album del 1978). Peccato che il film in questione abbia ben poco da spartire con il ‘professionista dell'amore' cantato a suo tempo dal celebre Iglesias, e che sia invece una storia ispirata alla recenti cronache di moderna pirateria che hanno (in tempi non lontani) affollato i quotidiani. Ma al di là di questa tematica formale, il film di Tartaglia sfrutta la cronaca solo come pretesto narrativo, lasciando che il film veleggi poi verso le coste del continente africano per immergersi in una storia di pirati e rapimenti che alla fine affoga nei luoghi comuni e nell'ideologia del ‘volemose bene'. Una commedia d'impostazione troppo spiccatamente teatrale che riesce a strappare qualche timida risata solo grazie alla vis comica di Francesco Pannofino, Maurizio Mattioli ed Ernesto Mahieux. Un film che s'immerge e, anzi, si crogiola nello stereotipo e nella descrizione ‘macchiettistica' dei suoi personaggi (l'urlante parrucchiera napoletana, il suo conterraneo sciocco ma ‘furbetto' e i due colti e più sobri - ma neanche troppo - ricercatori milanesi). La convivenza forzata e il presunto ‘dramma del rapimento' (con tanto di allarmismi e invasione mediatica in patria) non tardano dunque a mutare in una sorta di miscela visiva a metà tra il grande fratello e l'isola dei famosi. Non mancano infatti le ‘rimpatriate' attorno al falò a cantare Peppino Di Capri ma nemmeno gli improbabili flirt dell'ultima ora, quasi sempre dettati dal potere 'mistificatorio' della convivenza coatta. E in effetti il film di Tartaglia per leggerezza e vacuità pare essere un po' figlio adottivo dei reality, dal momento che la confezione filmica racchiude comunque molte delle derive ‘da confessionale' tipiche dei reality che da oltre un decennio impazzano sulle nostre tv. Doverosamente in linea con i format di questi padri putativi, Sono un pirata, sono un signore decide infine di sciogliere i nodi esistenziali dei protagonisti riservando la prospettiva di un premio (e, anzi) consegnando a ognuno la sua vittoria. Tartaglia tenta di ampliare i suoi orizzonti oltrepassando i limiti territoriali di La valigia sul letto (divenuto col tempo un vero e proprio cult) ma lo spessore del film è davvero troppo piccolo e poco edificante per aspirare a quel ‘salto' di qualità (o quantità) forse sperato.

Sono un Pirata, Sono un Signore Il napoletano Eduardo Tartaglia torna al cinema con Sono un pirata, sono un signore, commedia che sfrutta la cornice piratesca per crogiolarsi in disavventure ben più note della nostra beneamata Italia (mogli fardello, guerre accademiche, indebitamenti) e mescolate in un ‘provincialismo’ piuttosto naif. E non bastano le presenze comiche di Mattioli, Pannofino o il sempre simpatico Mahieux per ribaltare un risultato già scritto in partenza, perché appare sempre più evidente che non basta avere una valigia sul letto per fare un lungo viaggio.

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