Recensione Sono il numero quattro

Guerra di mondi, conflitti umani

Recensione Sono il numero quattro
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Sempre più vicine al grande pubblico, la maggior parte delle megaproduzioni degli ultimi dieci anni si sono accostate ai gusti degli spettatori nel tentativo di assecondarli, invece di educarli a spettacoli più sorprendenti tanto per impatto visivo quanto per linguaggio cinematografico.
Spiace sempre gettare uno sguardo nostalgico al cinema che fu, ma, indubbiamente, se in passato le grandi produzioni ammaliavano il pubblico con un'estetica e un'intelligenza brillanti, oggi la povertà di contenuti - figlia del terrore del rischio - domina incontrastata nelle redivive sale cinematografiche.
D.J. Caruso, già regista del buon thriller Disturbia, dirige da buon mestierante il film più costoso della sua carriera: Io sono il numero quattro. Tratto dall'omonimo libro di Pittacus Lore (pseudonimo della coppia James Frey e Jobie Hughes) il film racconta la storia di un adolescente venuto da un altro pianeta, più umano di tutti gli altri umani, possessore di un incredibile potere che non aspetta altro che sbocciare.

Un nuovo Klark Kent è giunto tra noi?

Quando i Mogodoriani, una temibile e ferocissima razza di alieni, ha invaso il suo pianeta, John Smith assieme ad altri otto prescelti accompagnati ognuno da un tutore, fugge sulla terra in attesa che i poteri diventino così forti da poter contrastare la furia degli invasori.
Dopo aver eliminato i primi tre, i mogodoriani si mettono alla ricerca di John, il quarto prescelto. Accompagnato dal fidato Henry, anche lui proveniente dallo stesso pianeta, ma privo del suo immenso potenziale, John desidera condurre una vita normale e spensierata come la maggior parte dei suoi coetanei umani. Il destino però ha in serbo per lui ben altri progetti.
Costretto a viaggiare di paese in paese per mantenere segreta la propria identità John giunge nella cittadina di Paradise dove, al contrario di ogni aspettativa, si innamora dell'affascinante Sarah, una sua giovane coetanea appassionate di arte e fotografia.
Folgorato dall'intelligenza e dalla bellezza della ragazza il super adolescente si trova ora costretto a fare i conti con il più umano dei sentimenti: l'amore.
I mogodoriani però sono sulle sue tracce e molto presto giungeranno a lui: distinguere gli amici dai nemici diventa ora una missione di importanza vitale, riuscirà John a vendicare il suo popolo e a difendere la terra dall'incombente minaccia?

Ma è giunto malconcio

Di certo una trasposizione cinematografica dell'ennesimo best seller non è proprio quello che manca al panorama odierno. Io sono il numero quattro racconta la storia di un giovane diverso dagli altri, sofferente di una diversa sensibilità e addirittura di un diverso pianeta, peccato però che, a discapito di tutto, il film non sia poi così diverso da tanti altri. Siamo stati abituatissimi negli ultimi anni a pellicole del genere, partendo da Push, passando per Dragonball e Jumper e arrivando chissà dove.
Il mito del giovane forte e sensibile che possiede un potenziale superumano è ormai storia trita e ritrita, vicenda alla quale la stragrande maggioranza degli adulti si tirerà indietro ancor prima di sentirne parlare. Va però detto, in tutta onestà, che il target di riferimento per una pellicola di questo genere è tutt'altro che maturo e anzi, riuscirà sicuramente a coglierne le quasi impercettibili qualità. Girato da D.J. Caruso senza infamia né lode, in maniera ineccepibilmente corretta, il film può vantare un comparto tecnico pressochè perfetto nella sua morbosa laccatura. Il tono serio ed epico del quale intende farsi forza però è abbastanza fuori luogo quando, conoscendo alla perfezione il pubblico a cui è indirizzato, avrebbe potuto giocare più sull'immaginario, qualità di cui Io sono il numero quattro è del tutto carente, ma che, probabilmente, verrà approfondito negli eventuali seguiti.
Debole nella sceneggiatura, ma pulito nella regia, il film raggiunge il suo apice nei brevissimi frangenti horror che Caruso dirige con brillante capacità, tirando fuori la sua indole di ottimo regista di genere. I dialoghi, in diversi momenti sfiorano però la pateticità non risparmiandoci l'ennesima, iperglicemica storia d'amore ed è proprio in questo senso che il film espone le sue debolezze più forti, proprio nel tentativo di strutturare un racconto che porti con se i cliché più in voga del momento, perdendo così identità e dimensione artistica.
Va nuovamente riconosciuto, però che il tutto si propone ad un pubblico giovanissimo che potrebbe apprezzarlo nonostante la sua incessante banalità condita da momenti di grande pathos e per via di un protagonista del quale molti preadolescenti vorrebbero vestire i panni.
Tra superpoteri e storie d'amore prende quindi forma un film con più infamia che gloria, sconsigliato ai più grandi e non troppo istruttivo per i più piccini.

I am number four Io sono il numero quattro è una pellicola senza molto coraggio che ripropone in un colpo solo tutti gli stereotipi adolescenziali attualmente in voga, comunque ben confezionato, si propone senza una grande personalità ad un pubblico di giovanissimi.

6

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