Recensione Solo Per Vendetta

Nic Cage in un thriller convincente solo per metà

Recensione Solo Per Vendetta
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Non si può certo tacciare Nicolas Cage di assenteismo: solo nell'ultimo anno lo abbiamo visto in ben quattro film, e lo 'spettro' di Ghost Rider si avvicina sempre più all'orizzonte. Che sia voglia di protagonismo, per necessità finanziarie, o per semplice divertimento, fatto sta che il buon Nic, per la felicità dei suoi estimatori -e la disperazione dei suoi detrattori- è costantemente sotto i riflettori.
Questa volta è alle prese con un thriller, lontano dunque da mostri, incantesimi e supereroi, ma non certo dai personaggi problematici e inclini a cacciarsi nei guai. In questo caso interpreta Will Gerard, un insegnante di lettere appassionato e bonario, che vive la sua vita fra libri, musica e partite a scacchi. La disperazione derivante da una tragedia familiare, tuttavia, lo caccerà al centro di un intrigo più grande di lui. Gli viene infatti offerta la possibilità di vendicarsi facilmente, senza sporcarsi le mani e senza dover attendere il lento corso della giustizia 'ufficiale'. Il costo? Apparentemente, consegnare una lettera. Ma Will scoprirà presto che quello è solo l'inizio...

The hungry rabbit jumps

Il presupposto di partenza è interessante: che meccanismi scattano nel cervello delle persone sottoposte a un forte stress emotivo? Quanto si fa labile il confine tra 'giusto' e 'sbagliato' quando si toccano gli affetti e si è, dunque, mentalmente instabili? In condizioni normali, Will inorridirebbe all'idea della giustizia privata, eppure messo faccia a faccia con una situazione tragica e inattesa, anche la sua indole così riflessiva e bonaria perde la lucidità necessaria. Ed ecco che arriva chi se ne approfitta, per tornaconto personale o per lucida follia. Incoscientemente, il flemmatico professore entra a far parte del gruppo di vigilantes non autorizzato che 'raddrizza i torti' nella città di New Orleans, laddove la polizia poco o nulla può fare. Ma Simon (un convincentissimo e suadente Guy Pearce), leader della cellula a cui fa capo Will, si fa' prendere la mano ed ecco che cominciano i veri guai. Fino a questo punto, il film è abbastanza convincente e mantiene una discreta tensione drammatica: quando però si passa, circa a metà pellicola, dal thriller all'action investigativo, la tensione diminuisce in un crescendo di situazioni poco probabili.
È un peccato, perché gli sceneggiatori Robert Tannen e Yuri Zeltser si sono prodigati nel cercare di caratterizzare i propri personaggi da un punto di vista caratteriale e drammatico, cercando di dare a tutto un contesto di un certo peso (vedasi, ad esempio, i numerosi accenni alla condizione traumatica della moglie di Will, Laura, interpretata da una sempre splendida January Jones), ma relegando poi il tutto a brevi frammenti all'interno di un mosaico decisamente troppo frammentato.
Viene inoltre da chiedersi il perché della scelta di Cage come protagonista, decisamente imbrigliato nei dubbi morali del suo personaggio e a cui non viene permesso, per via della natura dello stesso, di esprimersi al meglio (si sa: Cage è sempre molto più a suo agio in ambito fumettistico e in contesti fantastici). Il tutto non inficia uno spettacolo tutto sommato godibile, ma rimane l'amaro in bocca per un film in finale in cerca d'identità, e che perde di mordente man mano che si va avanti nella visione.

Solo Per Vendetta Roger Donaldson, regista che ha avuto la fortuna di dirigere tanti volti noti di Hollywood in passato, da Al Pacino ad Anthony Hopkins, per poi cominciare un certo declino, fallisce la sua occasione per tornare in auge con questo Solo per vendetta, dove dirige un Cage fuori ruolo in un thriller che convince solo nella prima metà. E questo nonostante un cast di tutto rispetto e un buon approccio psicologico ai personaggi, che però affondano in uno script incespicante e che fatica a trovare uno sbocco decisivo.

5.5

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