Recensione Sogni e Delitti

Allen chiude la trilogia londinese con un occhio a Dostoevskij...

Recensione Sogni e Delitti
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Intro

Cassandra's Dream - inspiegabilmente tradotto in un melodrammatico Sogni e Delitti - chiude la trilogia londinese di Woody Allen, dopo il successo ottenuto con Match Point e Scoop. Il regista newyorkese ritorna su un tema da lui prediletto, quello del delitto e della colpa, per analizzarlo dal punto di vista della giovane classe proletaria inglese. Se in Crimini e Misfatti ­- secondo l'opinione di chi scrive uno dei suoi film più riusciti - i toni pessimistici erano accompagnati ad una crudele quanto graffiante ironia, qui, come in Match Point, non troviamo traccia del tipico humour di Allen, che si affida ad un registro fortemente pessimista e drammatico. Il film stenta a decollare del tutto, poiché carente di grinta, nonostante una bella regia, la pregevole fotografia di Vilmos Zsigmond (The Black Dahlia), le musiche originali di Philip Glass (Diario di uno Scandalo) e una bella prova dell'intero cast, soprattutto del duo Colin Farrell-Ewan McGregor.

La Trama

Ian (McGregor) e Terry (Farrell) sono due fratelli legati da un profondo affetto e provenienti da una famiglia di estrazione proletaria. Terry lavora in una officina e ha il vizio del poker, delle scommesse sui cani e della bottiglia; Ian aiuta malvolentieri il padre (John Benfield) a gestire il suo ristorante e sogna di fare un salto di qualità, magari nel campo alberghiero in California, il suo El Dorado. Per evadere dal grigiore della loro vita quotidiana, decidono di acquistare una piccola barca che chiamano Cassandra's Dream. Lo scelgono d'impulso, ma la citazione della mitologia e della tragedia greca - una costante di Allen - è presagio di futura sventura. Terry, dopo un periodo fortunato al gioco, subisce la vendetta inesorabile della sorte perdendo una grossa somma mentre Ian si invaghisce della bella e sensuale Angela (Hayley Atwell), attrice di teatro senza scrupoli, una vera femme fatale. Per fare colpo Ian si spaccia per un imprenditore di successo, mentre Terry si ritrova alle calcagna gli strozzini. Tutto sembra prendere una brutta piega quando la madre (Claire Higgins) annuncia, come un colpo di scena teatrale, l'arrivo in città del ricco e generoso zio Howard (Tom Wilkinson, candidato all'Oscar per Michael Clayton). Ian e Terry si scambiano uno sguardo complice e tornano a sorridere.

Gli Sviluppi

Una delle scene più belle del film si svolge in un parco londinese, al riparo dalla pioggia sotto un grosso albero, dove Ian e Terry scoprono che il ricco zio Howard ha delle grane da risolvere. Lui è disposto ad essere generoso come sempre con loro, ma in cambio vorrebbe che uccidessero Martin Burns (Philip Davis), che potrebbe mandarlo in galera per diversi anni per illeciti finanziari. I due fratelli sono scioccati, ma i soldi servono ad entrambi e il dubbio se agire o meno li tormenta. Terry, il più timoroso dei due, continua a ripetere che compiere un omicidio vuol dire oltrepassare un confine dal quale non si torna indietro: niente sarà più come prima. Ma Ian non vuole perdere Angela e non vuole restare bloccato nella sua misera vita...

Commento Tecnico e il Cast

E tre. Dopo Crimini e -misfatti ed il recente Match Point, Allen ritorna sul tema a lui caro del delitto e del castigo. Nelle sue parole, con questo film voleva soltanto evincere cosa siano disposti a fare due fratelli per arrivare a ciò che desiderano. E come si comportino con i demoni che verranno a fare loro visita. Se in Match Point l'attenzione era concentrata sul tema uomo-donna, qui Allen si concentra sul legame di sangue, sia quello dei fratelli che quello con il loro zio Howard. Tuttavia, il film - probabilmente uno dei più cupi firmati da Allen - risente di una costruzione obsoleta, con una sceneggiatura senza troppa verve anche se orchestrata sapientemente in modo teatrale. L'intero cast si comporta benissimo, a partire dal duo Ewan McGregor/Colin Farrell. Uno scozzese, l'altro irlandese, si muovono bene l'uno al fianco dell'altro e riescono a trasmettere l'affetto fraterno che li lega. Se McGregor ha la parte più facile del fratello spensierato, seduttore e arrivista che mira alto e non si cura degli impicci della coscienza, tocca a Farrell il ruolo del torvo e del timorato di Dio, che si fa ossessionare dai ricordi e propende verso il pentimento (ma qui, diversamente da Match Point e Crimini e Misfatti, non c'è spazio per le apparizioni tormentose di fantasmi). Eppure i loro personaggi nel corso della vicenda sono portati all'esasperazione e sembrano tendere verso due diversi stereotipi. Funzionano, ma non convincono troppo. Altra grande interpretazione per Tom Wilkinson che si sta specializzando in questi ruoli di supporto, conferendogli sempre complessità e profondità. Il suo zio generoso è un vero lupo travestito e basta un suo sguardo per farlo capire anche al pubblico. La vera sorpresa è senza dubbio Haley Atwell, che ricorda molto da vicino la Nola Rice di Match Point interpretata da Scarlett Johansson. Entrambe mangia-uomini, entrambe consce del loro fascino e della precarietà della vita, entrambe senza scrupoli. La Atwell è una vera scoperta di Allen, aveva alle spalle solo tv (la vedremo presto come co-protagonista in The Duchess al fianco di Keira Knightley e Ralph Fiennes) e riesce a guardare la cinepresa e a dire la battuta con grande naturalezza. Da lodare, come già detto, sono sia la fotografia di Zsigmond - soprattutto nelle scene al porticciolo e fra le vie londinesi - sia le belle musiche originali di Glass che accompagnano bene la narrazione e i suoi sviluppi.

Sogni e delitti Allen ritorna sul tema del delitto e della colpa, ma il suo dramma sociale fatica a graffiare e lascia l’amaro in bocca, nonostante tanti elementi positivi, dal cast alla fotografia. La sua trilogia londinese si chiude con un thriller riuscito solo in parte, un omaggio a Dostoevskij, senza traccia né del suo tipico humour né delle sue famose massime di vita da mandare a memoria.

6

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