Recensione Sogni di Gloria

Tornano gli autori de La banda del Brasiliano in un film in due episodi

Recensione Sogni di Gloria
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Il racconto degli eventi che accadono attorno a due personaggi che, oltre al nome, hanno diverse cose in comune.
Perché è su due episodi che si struttura la oltre ora e mezza di visione alla base di Sogni di gloria, secondo lungometraggio concepito dal collettivo di filmaker e studiosi di cinema pratesi John Snellinberg Film, a tre anni da La Banda del Brasiliano (2010).
Due episodi i cui personaggi principali si chiamano entrambi Giulio... solo che il primo, con le fattezze del Gabriele Pini proveniente dal film precedente, è un trentenne cassaintegrato che, perduta per l'ennesima volta la lotteria che il padrone della ditta per cui lavora indice ogni mese al fine di togliersi l'imbarazzo di scegliere chi lavorerà il mese successivo, viene convinto a sbattezzarsi da un collega anarchico; mentre il secondo, incarnato dall'esordiente Xiuzhong Zhang, è uno studente universitario cinese fuori corso che vive in Italia, è vessato da una famiglia che gli chiede maggiore responsabilità, ossessionato da una ex fidanzata italiana e fa amicizia con il vecchio giocatore di carte pratese Maurino, ovvero il compianto Carlo Monni, il quale lo instrada al piacere del gioco e gli insegna qualcosa sulla vita.

La banda de La banda del Brasiliano

Quindi, se - interpretata sempre dal citato Monni - la prima fatica snellinberghiana intendeva omaggiare in maniera ironica il filone poliziottesco in voga dalle nostre parti negli anni Settanta, quando commissari di ferro dello schermo con i volti di Maurizio Merli e Luc Merenda provvedevano a lanciarsi in serrati inseguimenti e sparatorie per annientare la criminalità degli anni di piombo, questa seconda prova presenta chiaramente i connotati di una commedia melodrammatica relativa alla speranza.
Una commedia melodrammatica il cui primo tassello si evolve con i religiosissimi familiari del protagonista che, scandalizzati a causa della sua improvvisa scelta, convincono suo zio Nestore alias Alessandro Guariento a fingersi malato, in modo che il nipote si senta in colpa.
Introducendo anche figure come il ragioniere ed il becchino, che ritroviamo nel secondo capitolo, destinato a popolare di stralunati individui un torneo di briscola, scopa e tresette.
Stralunati individui tra i quali rientra l'avvocato interpretato dall'infallibile Giorgio Colangeli, che va ulteriormente ad arricchire il cast in ottima forma di un'operazione senza infamia e senza lode non distante da determinate rappresentazioni teatrali e che, intrisa di umori provinciali e malesseri contemporanei, non mira altro che ad approdare ad un epilogo surreale ed inaspettato.

Sogni di gloria “Sogni di gloria è un ‘movie movie’. Se La Banda del Brasiliano rileggeva in chiave contemporanea alcuni clichè del poliziesco all’italiana, con Sogni di Gloria abbiamo voluto riallacciarci idealmente alla tradizione dei film a episodi della commedia all’italiana del passato, senza la pretesa di citarli o evocarli, ma con l’obiettivo di recuperarne il tono agrodolce”. Basta questa dichiarazione del collettivo John Snellinberg Film per giudicare Sogni di gloria, che, dedicato agli scomparsi Carlo Monni e Alessandro Guariento, punta soprattutto sulla prova del cast per mettere in piedi novantaquattro gradevoli minuti di visione dominati dall’accento toscano e non privi di omaggi al cinema d’intrattenimento a stelle e strisce (si va dai poster de La cosa e Il Signore del male di John Carpenter a una maglietta riguardante I Goonies).

6

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