Recensione Skellig

Michael sta per scoprire uno strano essere nascosto nella baracca dietro casa

Recensione Skellig
INFORMAZIONI FILM
Articolo a cura di

La scia dark decadente lasciata da mr.Tim Burton sembra impossibile da arrestare. La creazione di nuovi mondi, fatti di fantastiche alternative al piattume totale che la monotona vita quotidiana offre, sembra essere divenuto l'hobby preferito di ben più di un cineasta, a volte perchè in conflitto con la realtà, altre per far si che il sogno lo diventi. Annabel Jankel, tristemente nota per aver girato nel 1993 l'orrenda trasposizione cinematografica del videogioco Super Mario, ci riprova: dopo aver diretto il serial di successo Live from Abbey Road si butta nuovamente nel mondo del cinema dirigendo, in modo decisamente rispettabile, il film Skellig, tratto dal libro per bambini omonimo di David Almond. Inizia così una favola dalle tinte tetre e fortemente contemporaneo, un progetto arricchito dalla presenza del sempre eccellente Tim Roth.

Vecchio come il mondo

Michael ha undici anni quando l'ingresso di una sorellina nel nucleo familiare porta i genitori a decidere di cambiare casa. Il quasi adolescente è così costretto a cambiare scuola, amici e quartiere, oltretutto mentre i genitori, a causa del parto imminente, gli dedicano meno attenzioni del solito. Un pomeriggio Michael, mentre girovaga per il boschetto attorno alla casa, forza la porta d'ingresso della baracca dietro l'abitazione e, tra ragnatele, polvere e scarafaggi trova un uomo apparentemente paralizzato. E' Skellig (Tim Roth), uno strano umanoide “vecchio come il mondo”, burbero e di poche parole a cui, stranamente, il bambino si affeziona. Nonostante gli intimidatori inviti a non tornare più, Michael continua a frequentare la baracca: Skellig si nutre di insetti, lumache e quant altro riesca a capitargli a tiro, in barba ad ogni convenzionale forma di buongusto, rutta in modo disgustoso e non sembra apprezzare particolarmente una presenza umana attorno a se. Con il passare dei giorni però, lo strano uomo sembra imparare ad accettare Michael, proprio mentre la madre del ragazzino ha partorito precocemente la bambina. Si sviluppa in questo modo un dramma che vede da una parte la sofferenza per le sorti della neonata e, dall'altra, la curiosità di sapere chi - o cosa - è l'uomo misterioso. La scoperta sarà sconvolgente oltre ogni immaginazione.

Skellig è una piccola sorpresa. Di certo il curriculum della signora Jankel non gioca a suo favore, ma, nel corso del tempo, deve aver imparato la lezione. Il film racconta una favola e, come tutte le favole, nasconde una morale. La chiave di lettura viene ripetuta quasi all'esasperazione: chi ha le ali deve volare. Skellig racconta la tristezza, l'abbandono e la rinascita: un diverso si isola, stanco del mondo, dimenticando la propria grandezza, le proprie ali, l'arrivo di un innocente lo fa risorgere, gli restituisci la speranza, forse di un mondo migliore, forse in un mondo differente. Le atmosfere macabre, a tratti surreali, regalano pregio alla pellicola che, nonostante una serie notevole di pecche, riesce a reggersi e a mantenere una propria identità, cosa decisamente difficile negli ultimi anni. Purtroppo, nel corso del suo svolgimento, il film soffre di diversi rallentamenti, pagando tutti i problemi di montaggio che ne rendono difficoltosa la partenza. Bisogna però dire che, in un contesto di silenziosa tensione, il film funziona e, prescindendo da tempi ed ideologie, riesce ad emozionare. Eccetto qualche pacchianata che immediatamente risalta all'occhio, Skellig non si lancia in troppi tentativi di stupire stupidamente lo spettatore che, al contrario, riesce a godere appieno dei momenti pieni di pathos che caratterizzano frangenti mirati.
Tim Roth è il vero gioiello. Non che servisse questo lungometraggio per ricordarlo, ma, nei panni del decadente protagonista, riesce a rendere perfettamente l'abbandono e la rassegnazione ormai parte del dna di Skelling. Tanto inquietante quanto amabile, se c'è un motivo per cui il film verrà ricordato un giorno è soprattutto merito della sua favolosa interpretazione.
Bravi anche gli altri interpreti, sicuramente costretti da ruoli molto meno carismatici e quindi relativamente marginali, ma, comunque, assolutamente rispettabili.
Un peccato che la Jankel non sia riuscita nelle sue riprese a rendere come avrebbe voluto il contesto fortemente dark.

Skellig Skelling è un film ben realizzato, seppur sofferente a causa di qualche limite tecnico. Affascinante quanto relativamente spartano, potrebbe essere un buon esempio di cinema moderno: un'idea originale, una direzione originale. Funziona.

6.5

Quanto attendi: Skellig

Hype
Hype totali: 0
ND.
nd
ROMA09
Recensione Videogiochi Triage
Triage
ROMA09
Recensione Videogiochi After
After