Recensione Senza apparente motivo

La verità può nascondere il più terribile dei segreti

Recensione Senza apparente motivo
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Le vie della distribuzione, specialmente italiana, sono sempre state misteriose, perciò non sorprende troppo l'arrivo in Italia, a quasi due anni dall'uscita inglese datata 2008 (qui da noi arriverà a febbraio 2010) di Incendiary, dramma britannico qui reintitolato Senza apparente motivo (e francamente ci sarebbe da chiedersi il motivo anche di questa scelta). Tratto dal libro omonimo di Chris Cleave, la pellicola è un ossessionante viaggio nel mondo dell'elaborazione del lutto, condita con un pizzico di teoria del complotto. Ingredienti senza dubbio in grado di catalizzare l'attenzione del pubblico, in primis su carta e poi su schermo. Per portare su celluloide una vicenda che gioca tutto o quasi sui sentimenti, è stata scelta la lungodegente Sharon Maguire, lontana dalla regia da ben sette anni dopo l'exploit de Il diario di Bridget Jones. Due film molto diversi tra loro, con in comune solo l'origine letteraria e la presenza di una donna "forte" come personaggio cardine della storia. Come protagonista ancora una bionda, in questo caso Michelle Williams, vedova Ledger, e lanciata sempre più verso il cinema che conta. A contenderla su fronti opposti, ma entrambi in ruoli secondari, troviamo Ewan McGregor (The island) e Matthew MacFayden (Funeral party).

Tradimento e tragedia

Jane (Michelle Williams) è una giovane donna sposata che ha un figlio piccolo di quattro anni, che ama più di se stessa. Una sera conosce il simpatico broker Jasper (Ewan McGregor), con il quale instaura una relazione adultera. Durante uno dei loro incontri segreti, mentre marito e figlio sono ad assistere alla partita Arsenal-Chelsea, una violenta esplosione sconquassa lo stadio. Un terribile attentato di matrice islamica che causa oltre 1000 morti, inclusa la famiglia di Jane, che ora si trova divisa tra il senso di colpa e l'elaborazione del lutto. L'amico di vecchia data Terrence (Matthew MacFayden), poliziotto specializzato nel disinnesco ordigni ed ex-collega del marito, cerca di starle vicino ma nasconde in realtà un terribile segreto. La polizia avrebbe potuto prevenire la catastrofe? Su questo cerca di indagare Jasper, che intanto tra mille difficoltà cerca di proteggere la provata Jane.


Caro Osama...

Novanta minuti in cui si vuol dire troppo, e si vuole giudicare tutto e tutti come fosse la sola conoscitrice della verità. La Maguire ha commesso un grave errore peccando di saccenza, sia a livello di storia che per quanto concerne le scelte registiche. La vicenda, pur tratta dal libro di Cleave, è troppo esasperata e non arriva mai a coinvolgere pienamente lo spettatore. Si è appesantita una tematica già di per se non semplice, puntando tutto o quasi sulla reazione della protagonista, che assume ad alpha e omega dell'intero film. Ed è andata bene alla regista la fortunata scelta di Michelle Williams, qui in stato di grazia e che riesce a sopperire in parte con la sua brillante interpretazione ai vuoti di sceneggiatura, nei quali cadono invece McGregor e MacFayden, i cui personaggi sono privi di personalità e utili solo per arrivare al, forzatissimo, finale. Proprio il the end sembra una chiusura del cerchio troppo obbligata, sia per tempistica che per casualità degli eventi. Inoltre il film è ammantato di una retorica fastidiosa se non irritante, che culmina in una sorta di trash involontario con il voice-over in cui la protagonista dedica immaginarie lettere a Osama Bin Laden, assicurandolo che nessuna bomba può distruggere la forza della vita. In questo senso Jane diventa l'intera Londra, e sfida il temibile leader talebano con parole di fuoco che però, a conti fatti, lasciano il tempo che trovano e sembrano più adatte a una campagna elettorale che ai pensieri di una madre affranta per la perdita del figlio. Lo stesso pre-finale che dovrebbe commuovere, circondato da quell'aura di mistero soprannaturale, scade nel già visto e non aggiunge niente a una pellicola debole sin dall'inizio. La svolta semi-buonista in cui si cerca di comprendere il diverso, in questo caso il popolo musulmano attraverso l'inserimento del piccolo figlio dell'attentatore, è l'ennesimo elemento "a caso" buttato lì per far minutaggio, senza ampliarne neanche in minima parte il significato più profondo.

Senza apparente motivo è un lavoro poco riuscito, che ambisce ma non arriva al suo obiettivo, incapace di esprimere qualsivoglia emozione se non la noia. L'unica buona ragione è la splendida prova della Williams, se questo vi basta allora un motivo per spendere il biglietto esiste.


Senza apparente motivo Un film che condensa troppo in troppo poco, approfondendo in maniera superficiale temi che avrebbero meritato ben altro trattamento. Non basta l'ottima prova di una splendida Michelle Williams a salvare un film debole, che arranca stancamente per novanta minuti, scadendo più volte nella retorica o nel prevedibile. La Maguire dirige in maniera anonima, cerca di commuovere in più occasioni risultando solo stucchevole e maldestramente superba.

4.5

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