Recensione Sapore di Te

Si torna a Forte dei Marmi... trent'anni dopo!

Recensione Sapore di Te
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Da allora, da quel lontano 1983 in cui, sulle note della storica Tropicana del Gruppo italiano, si chiuse malinconicamente il Sapore di mare 2 - Un anno dopo di Bruno Cortini che fece da sequel al Sapore di mare firmato nello stesso anno da Carlo Vanzina, non pochi sono stati i seguaci di quel fortunato dittico vacanziero - apripista per tutto un filone analogo spaziante da Giochi d'estate alla mini-serie tv Yesterday - Vacanze al mare - che desideravano un terzo capitolo delle avventure estive sulla spiaggia di Forte dei Marmi.
Sotto la regia dello stesso Vanzina, dopo tanta attesa l'idea si è concretizzata, anche se, come spiegato dal cineasta, non possiamo parlare di un vero e proprio sequel: "In Sapore di mare, che girammo nel 1983, raccontavamo una particolare estate degli anni Sessanta, simile a quelle che io e mio fratello trascorrevamo da ragazzi nella vicina Castiglioncello. Quel film ebbe un grande successo e con gli anni è diventato un vero e proprio cult. Enrico e io avevamo scritto il soggetto per un sequel di quel racconto sulle vacanze estive all'epoca del boom economico, ma a dirigerlo fu poi Bruno Cortini: si chiamava Sapore di mare 2 - Un anno dopo e schierava un cast quasi identico al prototipo. In seguito abbiamo ambientato in quell'epoca-chiave sia la serie televisiva Anni '60, in parte girata a Forte dei Marmi, sia il film Il cielo in una stanza che si svolgeva, però, a Roma. Da tempo, in molti continuavano a chiederci di riproporre in qualche modo Sapore di mare, quindi il trentesimo anniversario di quel film non è proprio casuale, anche se Sapore di te si ricollega solo nel titolo".

Sapore di mare - Vent’anni dopo

Quindi, stavolta non c'è spazio né per i fratelli di Milano Jerry Calà e Christian De Sica, né per la tormentata storia sentimentale tra Isabella Ferrari e Gianni Ansaldi, in quanto a essere coinvolto è un cast tutto nuovo alle prese non più con il decennio in cui spopolarono i Beatles, ma con quello in cui raggiunsero il successo i Duran Duran.
Infatti, sono le estati del 1984 e del 1985 a fare da periodo d'ambientazione alle vacanze balneari dei due studenti universitari Eugenio Franceschini e Matteo Leoni, i quali finiscono entrambi per innamorarsi di Katy Saunders, figlia di Nancy Brilli e del commerciante romano del Tuscolano Maurizio Mattioli, che sogna di aprire un negozio di moda per giovani nel centro storico e che, di conseguenza, cerca di farsi aiutare dal ministro socialista napoletano Vincenzo Salemme, donnaiolo sposato ma dedito spesso al tradimento con la soubrette di Drive in Serena Autieri.
Mentre il bagnino Paolo Conticini fa il seduttore sulla sabbia e lo Steve McQueen di provincia Giorgio Pasotti rapisce il cuore della laureanda Martina Stella.

Quei favolosi anni ‘80

E, al di là della succitata Tropicana inclusa anche qui nella colonna sonora e di una Virginie Marsan che, nei panni di una compagna di università della Stella, può ricordare nell'esile spessore del personaggio la Giorgia Fiorio delle due pellicole del 1983, per far capire ancora meglio in che modo i legami con esse si riducano a poco e niente sarebbe sufficiente citare la battuta "Avevo una comitiva degna dei film di Jerry Calà".
Perché, mentre all'interno dei televisori accesi imperversa un ancora giovane Maurizio Costanzo e nei cinema danno La chiave di Tinto Brass e Mezzo destro mezzo sinistro - 2 calciatori senza pallone di Sergio Martino, i figli di Steno si divertono anche a prendere in giro se stessi, complice l'entrata in scena di un regista interpretato da Luis Molteni impegnato a girare un fantomatico Amori d'estate.
Ma è a Mattioli, qui sfegatato tifoso romanista che sembra un mix tra la fisicità di Mario Brega e il frasario di Marco Urbinati in Vacanze di Natale, che spetta buona parte del lato comico dell'operazione, maggiormente improntata, come c'era da aspettarsi, su quello sentimentale, da sempre poco considerato punto di forza di buona parte dei lavori dell'autore di Amarsi un po' e La vita è una cosa meravigliosa.
Come in questo caso, grazie a una bella sceneggiatura che, insieme all'inseparabile fratello Enrico, Carlo Vanzina si mostra ancora una volta capace di intrecciare ed orchestrare a dovere tra citazioni delle frasi di Vita spericolata di Vasco Rossi, Andrea Pucci in aria di omaggio al bauscia milanese tipico dell'epoca reaganiana e, ovviamente, nostalgico "commento audio" affidato a hit del calibro di Non voglio mica la luna di Fiordaliso, Sunshine reggae dei Laid back e Se m'innamoro dei Ricchi e poveri.
Tanto da spingerci tranquillamente a sorvolare su una certa economicità della messa in scena e sulla non sempre convincente prova sfoderata dal comparto più giovane del cast, per abbandonarci a quelle emozioni da favola che sembrano essersi esaurite nell'anno del crollo del Muro di Berlino, ma che pare quasi i Vanzina bros continuino a custodire gelosamente per poi regalarle, quando possibile, a un pubblico italiano d'inizio terzo millennio stritolato dagli incubi derivati da crisi assortite e da una gioventù talmente poco propensa a sognare da risultare già vecchia.

Sapore di Te “Si tratta di un’epoca abitualmente considerata superficiale e vuota ma in fondo in quel periodo non si parlava né di crisi, né di ‘spread’. Erano gli anni in cui stava per cominciare l’edonismo della cosiddetta ‘Milano da bere’ da noi raccontato in vari film: abbiamo messo in campo sogni, sentimenti, speranze, una fiducia nel futuro e nella società e un’allegria diffusa che allora era ancora possibile coltivare e oggi è quasi del tutto scomparsa. Quegli anni sono stati gli ultimi spensierati; i momenti plumbei erano ancora lontani”. Così Carlo Vanzina ricorda gli anni Ottanta in cui raggiunse la notorietà e di cui racconta ora su celluloide due estati attraverso oltre un’ora e quaranta di visione volta a riprendere, nello spirito, il suo Sapore di mare, datato 1983. Inutile effettuare paragoni con quello che, ormai, si è trasformato in un vero e proprio classico della Commedia all’italiana, ma, mentre matrimonio e politica vengono definiti entrambi arte del compromesso e Maurizio Mattioli provvede più degli altri a strappare risate, tra coppie che si uniscono e altre che si dividono ci si emoziona ancora... complice Una lunga storia d’amore di Gino Paoli che sembra riuscire a suonare come allora fece la Celeste nostalgia di Riccardo Cocciante.

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