Recensione Sacro e Profano

Intriga e diverte la prima regia di Madonna

Recensione Sacro e Profano
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Arriva finalmente in Italia l'opera prima (come regista) di Madonna, distribuita dalla Sacher di Moretti.
Icona internazionale del pop, cantante donna di maggior successo della storia moderna, imprenditrice, scrittrice, mamma e naturalmente attrice: mille i volti di Madonna Louise Veronica Ciccone, in arte Madonna.
E se la sua carriera principale è sempre stata nella musica, miss Ciccone ha storicamente avuto un altalenante rapporto col cinema, che l'ha portata, tra l'altro, a vincere un Oscar nel '96 nei panni di Evita Peron, ma anche ad incassare le critiche (e l'insuccesso) di film come "Swept Away" o "Sai che c'è di nuovo?".
Ma se finora si era limitata a produrre e interpretare diversi film, nel '07 la voglia di sedersi sulla sedia da regista è stata irrefrenabile per la vulcanica popstar.

Due facce della stessa medaglia

A.K. (Eugene Hutz), giovinastro musicista di origini est europee, ha un sogno: sfondare come rockstar.
Holly (Holly Weston) è una aspirante ballerina classica: lavora da sedici anni al suo obiettivo, ma ancora non è riuscita ad ottenere il successo che merita.
Juliette (Vicky McCLure), infine, vorrebbe mollar tutto e scappare in Africa per fare la volontaria.
La realtà è ben diversa da come la vorrebbero, e per sbarcare il lunario si ritrovano costretti a organizzare spettacolini feticisti casalinghi l'uno, ad imparare la lap dance la seconda e a lavorare come umile aiuto farmacista.
Cosa li accomuna? Una casa, le disavventure e una grande amicizia...

"C'è un detto, dalle mie parti..."

L'esperienza maturata nel vedere all'opera il regista Guy Ritchie, suo marito per anni, ha certamente giovato a Madonna, che riesce a sorprendere piacevolmente gli spettatori di Filth and Wisdom. E' un peccato che il titolo scelto per l'Italia non sia altrettanto incisivo come l'originale, di cui ripropone il dualismo insito in tutte le cose (tema centrale del film), ma che risulta molto più banale dell'originale "sporcizia e saggezza" tra cui i protagonisti della pellicola si ritrovano quasi a rantolare.
Montato con ritmi serratissimi, quasi da videoclip in certi punti, in altri l'opera mostra invece tutta una vena sottilmente intimista che stranisce per la sovrapposizione di situazioni, scene, e personaggi.
La girandola di eventi che si protrae davanti agli occhi degli spettatori è inizialmente quasi caotica, ma dopo poco si rientra perfettamente nell'ottica cercata da Madonna fin dall'inizio, che trova compimento e quadratura del cerchio nell'esplosivo e liberatorio finale.
Dal punto di vista tecnico, ci si aspettava sicuramente dinamismo e personalità: il film colpisce però per la perizia nella realizzazione di inquadrature, stacchi, amalgama dei vari componenti sullo schermo. Il tutto coadiuvato da uno script all'altezza, una sceneggiatura che non ha paura di salti repentini di tempo e luogo, e da un bel po' di filosofia spicciola applicata alla vita vissuta, che non manca mai di far sorridere.

Croce e delizia

Il film poi si pregia di un cast che riesce a star dietro all'estro di Madonna, lasciandosi cullare, ma senza mancare di dare strattoni creativi di tanto in tanto.
A trainare il tutto c'è Eugene Hutz, detto A.K., storico frontman dei Gogol Bordello, acclamato gruppo punk-gipsy rock che negli ultimi anni ha fatto molto parlare di sè per lo stile e il sound trascinante.
Il fascino di A.K. sta a metà tra quello della rockstar e quello del poeta maledetto, e il suo tocco gitano è inconfondibile e caratteristico. Con la sua aria sbruffona e falsamente menefreghista, sembra far girare tutto il film intorno a lui, quando invece non è altro che un anfitrione per la varia umanità che sia affaccia dallo schermo, 'zozzona' e saggia al contempo, proprio come lui.
Holly Weston e Vicky McClure sono perfettamente in parte: anche loro emblemi di dualità, trasmettono inoltre una forte (voluta) tensione erotica sottintesa, com'era forse normale aspettarsi, visti i trascorsi di "trasgressione controllata" della novella regista. La McClure vanta inoltre una sorprendente somiglianza con la Madonna dei primi anni '80, impossibile da non notare.
Nota di merito infine per Richard E. Grant e Inder Manocha, che interpretano due personaggi solo inizialmente marginali, il Professor Flynn (una volta grande poeta, ora in preda alla depressione in seguito alla cecità) e il farmacista Sardeep (conteso fra lavoro, famiglia e voglia di tranquillità), che aggiungono molto al disegno finale dell'opera.

Sacro e Profano Sacro e profano spiazza, diverte, a sprazzi fa anche riflettere. E' un film difficilmente categorizzabile, che inizialmente non si capisce dove voglia andare a parare, ma che risulta, nel suo complesso, assolutamente godibile, e così pieno di situazioni e avvenimenti da sembrare ben più lungo dei suoi ottanta minuti di durata. Pollice in su dunque per Madonna, mai autoreferenziale in quest'opera; neanche nella colonna sonora, dove raramente si affaccia, lasciando la scena a ben altre sonorità (tra le quali trionfano, in una vera cavalcata delle valchirie, quelle dei Gogol Bordello).

8

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