Recensione Ryuzo and the Seven Henchmen

Ryuzo, anziano ex membro della yakuza, forma una gang con alcuni compagni di gioventù per affrontare una società di truffatori in Ryuzo and the Seven Henchmen, commedia senile di Takeshi Kitano.

Recensione Ryuzo and the Seven Henchmen
Articolo a cura di

Ryuzo, un anziano ex membro della yakuza, si appresta a trascorrere un periodo di solitudine in seguito alla partenza del figlio e della nuora per le vacanze estive. L'uomo subisce un tentativo di truffa da parte di un affiliato della Keihin Rengo, società che dietro una facciata legale nasconde loschi affari criminali. Ryuzo decide così di formare una gang insieme agli amici e i compagni di gioventù per opporsi alla più giovane associazione malavitosa, priva di quei valori che erano ben impressi nella yakuza di un tempo. Ma tra acciacchi vari e problemi familiari la vendetta contro i moderni e più atletici rivali si rivela più complicata del previsto...

L'ultima missione

Alla soglia dei settant'anni Takeshi Kitano non si è ancora stancato di raccontare storie di yakuza ma, adattandosi ai tempi e all'età, per il suo ultimo lavoro ha deciso di rendere protagonisti un gruppo di anziani criminali alle prese, prima ancora che con il nemico, con vari problemi di salute. Dopo la Trilogia del suicidio artistico e il dittico di Outrage (2010 - 2012), il geniale artista nipponico si trova a firmare una commedia a tratti surreale che strizza l'occhio al suo cinema passato declinato in una chiave solo apparentemente farsesca ma in realtà intrisa di una tenera vena malinconica. Nelle due ore di visione va detto che non tutto funziona e soprattutto la prima parte risente di eccessive lungaggini che vanno a smorzare parzialmente il ritmo narrativo, con soluzioni a tratti ripetitive e dialoghi non sempre all'altezza; ciò nonostante Ryuzo and the Seven Henchmen ha dei guizzi di pura genialità comica, con i venti minuti finali assai divertenti capaci di strappare ben più di una contagiosa risata. Il cadavere sballonzolato ovunque, sulla scia di alcune gag de Weekend con il morto (1989), e il lungo inseguimento finale tra la berlina del villain e il pullman "dirottato" dai Nostri ha un sapore che riporta piacevolmente alle pagine più leggere firmate nella lunga carriera da Beat Takeshi, qui comparente in un gustoso ruolo comprimario nei panni del detective Murakami. Merito di caratterizzazioni calibrate del gruppo di protagonisti (ognuno esperto nell'uso di qualche arma e sotterfugio, con la figura di Mac al centro delle sequenze più ilari) e della buona alchimia del numeroso cast di vecchie glorie della scena giapponese guidate per l'occasione da Tatsuya Fuji, indimenticata star di Ecco l'impero dei sensi (1976), alle prese con situazioni paradossali giocate sul conflitto ideologico e di valori tra il vecchio e il nuovo mondo criminale. Il cineasta giapponese non trova un'omogeneità registica, abbandonandosi alla scorrere degli eventi senza regalarci exploit di sorta ma paradossalmente trova in questa placidità di linguaggio filmico il mezzo migliore per rappresentare forse l'ultima missione di questo gruppo di anziani legati da una fratellanza d'altri tempi.

Ryuzo and the Seven Henchmen Che negli ultimi anni Takeshi Kitano abbia perso lo smalto delle glorie passate è un dato di fatto, come confermato dallo stesso regista con la sua comunque interessante e autocritica Trilogia del suicidio artistico. A corto di idee nuove, l'autore continua così imperterrito il suo percorso negli yakuza-movie che tanta fortuna gli diedero nel periodo d'oro, optando però per una via ben diversa dal recente dittico di Outrage e scegliendo di giocare la carta della commedia senile a variare il classico plot gangster-oriented. Nonostante si palesi una certa stanchezza nelle due ore di visione, in Ryuzo and the Seven Henchmen non mancano comunque passaggi divertenti, concentrati in particolare nella mezzora finale, tutti giocati sull'anzianità dei vecchi protagonisti, relitti di un mondo passato spinti dagli eventi ad affrontare una criminalità moderna e priva di ideali. Seppur a corrente alternata le risate non mancano grazie ad alcune gag esilaranti e ad una narrazione velatamente malinconica che sfrutta appieno il variegato cast, auspicando che nel prossimo futuro Beat Takeshi torni ad una poetica più alta da troppo tempo non più raggiunta.

6

Quanto attendi: Ryuzo and the Seven Henchmen

Hype
Hype totali: 0
ND.
nd