Recensione Ruggine

Un film italiano inquietante e commovente sul tema della pedofilia

Recensione Ruggine
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Presentato alle Giornate degli Autori di questa 68a edizione della Mostra del Cinema di Venezia, il quinto film del marchigiano Daniele Gaglianone (I nostri anni, Nemmeno il destino, Piero) suscita interesse e curiosità sin dal titolo, evocativo ed emblematico nel suo voler simbolizzare attraverso una metafora quelle che sono le rovinose conseguenze provocate dai traumi infantili. Non è dunque difficile intuire che, alla base di Ruggine - trasposizione cinematografica dell’omonimo romanzo di Stefano Massaron - vi sia il tema tanto discusso quanto abusato della pedofilia, che già abbiamo visto materializzarsi sul grande schermo in pellicole ormai di culto come Sleepers (1996) di Barry Levinson ma anche in prodotti nostrani come il recente Animanera (2006) di Raffaele Verzillo.

IL BUIO NELL'ANIMA

In mezzo al fiume di polemiche che ha caratterizzato questa prima metà della kermesse lidense, troviamo finalmente spazio per parlare di un prodotto molto atteso e di grande importanza soprattutto dal punto di vista morale. Si tratta di un film italiano, il che rappresenta già di per sé un grande piacere. Se poi andiamo a constatare che il risultato complessivo supera abbondantemente il già rispettabile livello di aspettative, la gioia da parte nostra non può che essere gigantesca.
Proprio così, perché il film di Gaglianone non è solo un coraggioso - oltre che onesto - tentativo di affrontare un tema difficile sulla base del già eccellente lavoro svolto dai titoli di cui sopra, ma porta avanti un proprio pensiero dimostrandosi efficace sia nel trattare in modo sufficientemente realistico la questione che fa da sfondo a tutta la storia - la pedofilia, appunto - che nell’analizzare la tematica in un contesto lontano da quello attuale - siamo alla fine degli anni ’60 - rendendolo tuttavia accessibile per qualunque fascia di pubblico.
La vicenda prende vita in un quartiere di una città del nord Italia abitato perlopiù da immigrati del sud e del nord est, e segue le avventure di un gruppo di ragazzini capitanato dal siciliano Carmine. Un giorno arriva nel quartiere un nuovo medico condotto, il dottor Boldrini (Filippo Timi), che con i suoi atteggiamenti superbi e aristocratici si guadagna l’ammirazione e anche un po’ di timore da parte di tutti gli abitanti. Apparentemente, il dottor Boldrini è una persona normale, pacifica e rispettabile, ma i bambini vengono loro malgrado a conoscenza del suo terribile segreto, che non svelano ai genitori per paura di non essere creduti.
Una volta adulti, Carmine (Stefano Accorsi) e i suoi due amici d'infanzia Sandro (Valerio Mastandrea) e Cinzia (Valeria Solarino) si portano ancora appresso i terribili ricordi di quell’estate di fine anni sessanta che non avrebbero mai voluto vivere...
La pellicola inquieta e commuove nella sua ammirevole compattezza e nell’ottimo spessore di fondo, regalando allo spettatore una visione del tutto inedita del tema della pedofilia e spingendolo a confrontarsi con quello che era l’idealismo dell’epoca, per accorgersi che, alla fine, nonostante il divario di oltre quarant’anni, gli orribili fatti che stanno all’ordine del giorno nella nostra società accadevano - pur senza lo stesso eco - anche allora.

Ruggine Daniele Gaglianone porta alle Giornate degli Autori del Festival di Venezia attualmente in corso un ottimo prodotto nostrano, dalla tematica difficile e attuale che non mancherà di farsi onore e di attirare l’attenzione di gran parte del pubblico. O almeno queste sono le nostre speranze...

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