Recensione Rocky Blu-Ray

Esordio in alta definizione per lo Stallone Italiano

Recensione Rocky Blu-Ray
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Introduzione

Apriamo con questa un serie di recensioni che riguardano le uscite in alta definizione. I nuovi media (HD-DVD e Blu-Ray) hanno la capacità di riprodurre l’immagine con 1080 linee di definizione (full hd), contro le 576 della definizione tradizionale nel sistema PAL, quello adottato dalla televisione e dai dvd (gli americani, che impiegano il sistema NTSC, ne fanno vedere solo 480). Tra i due estremi esiste la risoluzione denominata hd-ready, o half-hd, che mostra 720 linee. C’è quindi la possibilità di avvicinarsi sensibilmente alla definizione cinematografica (che è comunque ancora più alta). I nuovi formati aggiungono anche un audio molto più raffinato, lossless (cioè compresso, ma senza perdita di qualità), che ha bisogno però di amplificatori speciali in grado di "leggerlo". Non ci addentreremo in complicate descrizioni di parametri tecnici (non è lo scopo di questi articoli), ma ci limiteremo a dirvi se esistono differenze con quello che vedete nelle tv "normali" o nelle edizioni in dvd e se vale la pena di visionare quello che abbiamo visto noi. Cercheremo anche, quando possibile, di spiegarvi perché, secondo noi, si è giunti ad un certo risultato, positivo o negativo che sia. L’obiettivo che abbiamo comunque in mente, come per tutto il cinema visto in casa, è di dirvi quanto il prodotto che abbiamo visionato si avvicini alla visione del film in sala. Quanto cioè possiate godervi il film avvertendo (o ri-avvertendo) le emozioni della visione al cinema.
Per visionare i film abbiamo utilizzato quelli che vengono attualmente considerati i migliori dispositivi di riproduzione: per i Blu-Ray la Playstation3, per gli Hd-DVD il Toshiba XE1. Li abbiamo collegati attraverso il cavo HDMI ad un proiettore full-hd (Epson EMP-TW1000) con uno schermo di 2 metri di base e, per riprodurre condizioni di visione più comuni, ad un televisore lcd full-hd da 37 pollici. L’audio è stato testato sia con connessioni digitali (coassiali, ottiche, hdmi) che analogiche, per verificare la resa sia in multicanale che nella più comune stereofonia.
La valutazione sarà riferita alle possibilità dei nuovi media. Il voto, cioè, sarà valutato in relazione a quello che una versione hd dovrebbe fornire. In generale, tutte le versioni in alta definizione offrono qualità migliore rispetto ai dvd, ma se le differenze sono minime, ve lo diremo.
Infine, non parteggiamo per nessuno dei formati che si contendono il mercato dell’alta definizione. Ripetiamo, il nostro scopo è quello di valutare quanto si avvicini la versione recensita a ciò che abbiamo visto al cinema. Se un film uscirà in entrambi i formati (Hd-dvd e Blu-ray), visioneremo ogni versione e, se ci sono delle differenze, ve le segnaleremo.
Se vi avremo annoiato, concedeteci l’attenuante di non averlo fatto apposta...

Il film

Il pugilato è sempre stato uno sport molto "cinematografico". Forse perché i contendenti sono due, ed è molto forte la visione drammatica agonista-antagonista, forse anche perché è uno sport che ha origini umili, praticato dalle classi più povere alla ricerca di un riscatto sociale, forse ancora perché, mettendo a serio repentaglio l’incolumità fisica, si presta, nelle storie che il cinema racconta, a risvolti drammatici facilmente intuibili. Oltretutto, viste le premesse, si presta ad un’incarnazione paradigmatica del sogno americano. Ed il cinema, nella maggior parte dei casi, è fatto ad Hollywood, in California.
Molti film del passato avevano raccontato delle storie sulla "nobile arte": dal Colosso d’Argilla (The Harder They Fall, 1956), di Mark Robson, con Humphrey Bogart e Rod Steiger, allusione fin troppo scoperta alla carriera del campione del mondo dei pesi massimi Primo Carnera, a Lassù Qualcuno Mi Ama (Somebody Up There Likes Me, 1956) di Robert Wise, con un giovane e grintoso Paul Newman nei panni del pugile italoamericano Rocky Graziano, affiancato nell’occasione da Anna Maria Pierangeli, al bellissimo ed insuperato Città Amara (Fat City, 1972) di John Houston, con Stacy Keach e Jeff Bridges.
Sylvester Stallone, giovane attore che era "comparso! in ruoli marginali in una manciata di film e serie tv, riuscì a trovare credito presso il celebre produttore Irwin Winkler ed a realizzare un progetto coltivato per lunghi anni: la storia di un pugile fallito al quale viene inaspettatamente offerta l’occasione di combattere per il titolo di campione del mondo dei pesi massimi. Le sue origini umili, la descrizione dei sobborghi di Filadelfia con i suoi ambienti claustrofobici e miseri, la storia di un riscatto attraverso la sofferenza (celebri le immagini degli allenamenti alle prime luci dell’alba e dell’uso dei quarti di bue come punching-ball), i riferimenti all’attualità (Apollo Creed, il detentore del titolo nel film, è una personificazione, anche nel nome, dell’allora popolarissimo Cassius Clay), ma soprattutto le eccezionali scene dei combattimenti sul ring, ne fecero un film di culto, amato ed apprezzato ancora oggi, e gli valsero 3 preni Oscar (regia, montaggio e migliore film dell’anno). Non c’è riunione di pugilato di livello, ancora oggi, che non faccia risuonare le note di "Gonna Fly Now" di Bill Conti all’ingresso dei contendenti nell’arena.
Il successo di pubblico fu tale che ne scaturirono ben 5 sequel, l’ultimo dei quali presentato nella scorsa stagione cinematografica. Il grido "Adrianaaaa!" di Rocky, ormai quasi accecato dal gonfiore agli zigomi al termine del match, rivolto alla fidanzata (Talia Shire) sintetizzò nel contempo la voglia di riscatto, la rabbia per un’ingiusta emarginazione e la gioia per una "sconfitta vincente", riecheggiando per molti anni a venire.
A rivederlo oggi, Rocky mantiene ancora intatti gli elementi che ne determinarono il successo, sebbene l’alone di mito che lo ha avvolto fatichi ora a nascondere una certa ingenuità dei dialoghi e la recitazione di Sly si possa scoprire rudimentale ed un po’ acerba. Si riscopre invece il talento di Talia Shire (che di cognome fa Coppola ed è sorella di Francis Ford, nonché zia di Nicholas Cage), misurata ma intensa nel rappresentare la timida e trascurata Adriana (ma perché nel nuovo doppiaggio l’hanno chiama Adrian?), che si trasforma in una donna attraente per il suo campione.

Il Blu-Ray

Rocky rappresenta una delle prime uscite per il formato di casa Sony. Un'uscita affrettata, determinata dal ritardo della casa nipponica nei confronti del formato concorrente hd-dvd. Il fatto che il supporto in questione sia più costoso a livello produttivo del formato avversario, ha portato i produttori a risparmiare sui costi dell’algoritmo di compressione (la serie di istruzioni informatiche che si occupa di ridurre la mole di dati necessari alla riproduzione del film, per poi riportarle alla dimensione originale, un po’ come fanno i programmi winzip e winrar per i nostri pc), utilizzando l’MPEG-2, lo stesso dei dvd, anziché il più evoluto VC-1.
Il risultato nell’immagine è altalenante: alcune scene notturne (Rocky che incontra il gruppo di cantanti di strada, per esempio) evidenziano una definizione abbastanza bassa, che rimane comunque superiore a quella di un dvd. Dove la luce è più forte, l’immagine migliora, fino ad esaltarsi sui primi piani (e ce ne sono molti), dove la sensazione di trovarsi di fronte a qualcosa di chiaramente superiore a quanto visto finora è netta. Le scene del combattimento finale vanno dal buono (la panoramica sull’arena la notte prima dell’incontro) al mediocre (durante il match si evidenzia una certa "granulosità" dell’immagine) ma è ancora sui primi piani che avvertiamo di trovarci su di un altro pianeta ed intuiamo cosa l’alta definizione sia in grado di offrirci. Visionando Rocky sul televisore LCD si attenua la sensazione sgradevole delle scene più scure, ma cala anche il suggestivo effetto delle immagini più definite, molto "cinematografiche" su schermo gigante. Gli interni, l’arredamento delle case di Rocky e di Paulie, risultano ora meno evidentemente penalizzate dall’encoder utilizzato. Messo a confronto con il dvd dell’Edizione Speciale inserito nel cofanetto che raccoglie i primi 5 episodi della saga, il Blu-Ray vince in definizione, ma il distacco non è netto (si tratta pur sempre di un film che ha 31 anni sulle spalle). Sul versante audio si va meglio: il DTS italiano è superiore alla omologa traccia del dvd, i dialoghi sono perfettamente intelligibili, non ci sono comunque effetti particolarmente esaltanti se si possiede un impianto multicanale (qualche ambienza quando c’è la folla, alcuni dettagli delle macchine in transito, e nulla più). Migliore la traccia in lingua inglese, incisa a livello più alto, e che si avvale delle tecniche di ripresa diretta del suono. La traccia andalusa è simile all’italiana. Paradossalmente, nonostante la maggiore capienza del supporto, non ci sono extra.

Rocky Blu-Ray E' un disco di esordio e, come tale, ancora acerbo. Le potenzialità del mezzo si intravedono comunque nei bei primi piani. Se considerate Rocky un buon film e ne possedete già la versione in dvd, non vi perdete granchè. Se invece rappresenta per voi una di quelle storie che amate vedere e rivedere, ne apprezzerete le differenze rispetto alle altre versioni. Non aspettatevi la luna, però. In questa edizione Sony è arrivata al massimo.... alla fascia di Clarke!

6

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