Rock of Ages, la recensione: Tom Cruise a tutto rock

Non solo azione sfrenata: Tom Cruise si dà anche al rock'n'roll più sfrenato in Rock of Ages, la recensione.

Rock of Ages, la recensione: Tom Cruise a tutto rock
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Facciamo un gioco? Pensa al mondo della musica rock e dimmi la prima cosa che ti si visualizza nella mente. Amplificatori dalle dimensioni abnormi e dalla potenza esagerata; stanze d’albergo ridotte al caos più assoluto; bellissime chitarre elettriche, spesso edizioni speciali o personalizzate, utilizzate come se fossero bacchette da batteria costrette a tenere un ritmo troppo forte sul pavimento del palco; e poi pantaloni di pelle, capelli lunghi, kajal nero e soprattutto, continui riferimenti, sottintesi o espliciti, personali o affibbiati dall’esterno, all’inferno e a tutti i suoi presunti abitanti. Ovvio che, soprattutto negli scorsi decenni, la musica rock sia stata presa come pretesto per immense, e più o meno giustificate, battaglie da parte della parte più conservatrice della società. Ma è stato anche grazie a questa sua fama da, concedetecelo, bella e dannata che è divenuta portavoce di un’intera generazione piena di sogni e desiderio di rivolta, affamata di rivincita e pronta a urlare a pieni polmoni i suoi pensieri. I love rock’n’roll è diventato un modo di vivere, non solo una canzone trasformata nella colonna sonora di una generazione. Non è un caso quindi che il mondo del rock sia protagonista e ambientazione di moltissime opere cinematografiche (e teatrali) e che spesso i registi vogliano rendere omaggio a questo particolarissimo personaggio che tanto ha influito nelle loro vite. Proprio come Adam Shankman che, cresciuto a Los Angeles, con Rock of Ages ha diretto il suo tuffo nel passato: “Mio padre era un manager di gruppi musicali e il suo ufficio era proprio sulla Sunset Strip. Conoscevo un sacco di artisti, nel 1987 coreografavo video musicali ed era un mondo che capivo e amavo molto, quindi tornare indietro nel tempo è stata un’opportunità che non mi sono lasciato sfuggire”. E così l’acclamato musical di Broadway si trasferisce sugli schermi cinematografici.

I wanna rock

È il 1987 quando Sherrie (Julianne Hough) lascia il suo piccolo paesino di provincia e si trasferisce a Los Angeles, sperando che la sua passione per la musica si trasformi da sogno in realtà. La grande città, nonostante nella sua mente somigli molto al paradiso, è ben diversa dai suoi sogni e i pericoli sono dietro il primo angolo. Appena arrivata, infatti, la sua valigia viene subito rubata e Sherrie si ritrova senza il suo più grande tesoro: i dischi di musica rock che colleziona amorevolmente da una vita. In suo soccorso accorre Drew (Diego Boneta) che se non può fare niente per recuperare i suoi dischi, almeno può aiutarla ad ambientarsi e le offre di lavorare al The Bourbon Room, locale leggendario sulla Sunset Strip dove si sono esibiti i più grandi esponenti del rock. Qui i due ragazzi imparano a conoscersi e innamorarsi, condividendo la loro grande passione per la musica con le personalità che sono l’anima del locale, come Dennis Dupree (Alec Baldwin), proprietario del The Bourbon Room, il cui destino è legato a una sola persona. Tormentato dai debiti e dagli attacchi dei conservatori, il locale rischia infatti il fallimento. La sua unica salvezza è l’ultimo live degli storici Arsenal, il cui leader Stacee Jaxx (Tom Cruise) è un vero idolo delle folle, un’icona rock e un artista, come si suol dire, problematico.

We built this city...

Adam Shankman non ha di certo bisogno di dimostrare la sua abilità nel mondo del musical: la sua regia segue da sempre i ritmi della musica, propri del suo ambiente di origine, e si modella su di essi con naturalezza ed entusiasmo. Capacità che risultano tutte utilissime e ben sfruttate in questo trasloco di Rock of Ages dai palcoscenici di Broadway agli schermi cinematografici di tutto il mondo. Per questa operazione si è rivolto a Chris D’Arenzio, autore originale del musical e in questo caso sceneggiatore e produttore esecutivo del film. La storia di base è molto semplice, parla di come inseguire i propri sogni e accompagnarli fino alla loro realizzazione, e non spicca certo per originalità o complessi intrighi: una caratteristica che, seppure per molti può essere vista come un difetto, soccombe sotto la potenza della colonna sonora che, narrativa e contemporaneamente entusiasta, pervade tutta la storia. Come è giusto che sia in un musical, in Rock of Ages è la colonna sonora a fare da vera protagonista della pellicola. Grandi brani della musica rock degli anni Ottanta, parte integrante del bagaglio culturale di protagonisti e spettatori, illuminano la pellicola tra chitarre elettriche e pantaloni in pelle. Sonorità che, riarrangiate per l’occasione e interpretate interamente dal cast, si mescolano tra loro in inebrianti mash-up, energici ed entusiasti: “A volte ci sono due canzoni che si contrappongono, accompagnando storie diverse, e si intrecciano, legano i diversi temi, molto più di tanti personaggi”.

Un po’ come racconta uno dei brani della colonna sonora, We built this city, Rock of Ages è costruito sul rock’n’roll e chi meglio della sua stella più dannatamente splendente può incarnarne lo spirito? Un cast di altissimo livello che vede tra i protagonisti Julianne Hough, Diego Boneta, Russell Brand, Paul Giamatti, Catherine Zeta-Jones e Alec Daldwin, ma che trova la sua star assoluta in Tom Cruise.
Ve lo sareste mai immaginati nei panni di una rock star dall’anima maledetta? Il risultato è impressionante: il suo Stacee Jaxx è ipnotico e affascinante, trasuda sensualità e malinconia, grinta e presunzione, proprio come un vero dio del rock. Cruise concede un’interpretazione tra le migliori degli ultimi tempi, affermandosi come un attore poliedrico, pronto a stupire e cimentarsi con personaggi notoriamente al di fuori del suo portfolio. E che dire delle sue capacità canore? Stupisce, ammalia, costringe lo spettatore a uscire fuori dal suo essere personaggio esterno all’evoluzione della storia e a trasformarsi in un fan acclamato, con la scalpitante voglia di accalcarsi sotto il palco degli Arsenal e gridare a gran voce il suo nome.

Rock of Ages Rock of Ages racconta una storia semplice, tutta amore e musica rock, ma ciò non gli impedisce di essere un musical davvero ben costruito e realizzato. Grandi giochi di luci e fumo, proprio come se ci si trovasse a un concerto rock, riempiono lo schermo cinematografico, trasformando la sala cinematografica in un locale di fine anni Ottanta pieno di amanti di musica rock esaltati e pronti a cantare sulle note dei più celebri brani del repertorio moderno. Shankman realizza, forse, quello che è il primo musical in cui saranno i ragazzi a trascinare al cinema le proprie ragazze, confezionando in ogni caso un prodotto che non lascerà delusi nessuno. Si esce dalla sala ballando e cantando, frastornati dalla sensazione di aver appena affrontato una lunga sessione di gioco a Guitar Hero mixata a una puntata di Glee (non a caso Peer Astrom e Adam Anders sono entrambi responsabili del repertorio musicale della serie TV). Un mash-up affascinante e coinvolgente, perfetto per chi ama il genere.

7.5

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