Recensione Robin Hood - Un uomo in calzamaglia

Cary Elwes è l'infallibile arciere di Sherwood in Robin Hood - Un uomo in calzamaglia, semplicistica ma divertente rivisitazione parodistica del classico firmata da Mel Brooks nel 1993.

Recensione Robin Hood - Un uomo in calzamaglia
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Da Mezzogiorno e mezzo di fuoco (1974) e Frankenstein Junior (1974) a Balle spaziali (1987) e Dracula morto e contento (1995), il genio comico di Mel Brooks ha portato su grande schermo alcune delle più gustose parodie del cinema classico e moderno, rivisitando capisaldi di generi diversi come l'horror, la fantascienza e il western. Nel 1993 è stato il turno del leggendario arciere di Sherwood, comparso solo due anni prima nella spettacolare versione diretta da Kevin Reynolds e interpretata da Kevin Costner: è proprio al grande successo Robin Hood - Principe dei ladri (1991) che si ispira maggiormente Robin Hood - Un uomo in calzamaglia, film che pur non entrando nel gotha delle regie di MB è diventato un cult ancor oggi amato da un pubblico trasversale.

"Io sono diverso dagli altri Robin Hood. Io non sono uno che balla con i lupi."

Robin di Locksley, fuggito da una prigione di Gerusalemme, torna a nuoto dalla Terrasanta nella natia Inghilterra. Al suo rientro però l'attende un'amara sorpresa: le terre della sua famiglia sono state confiscate per il mancato pagamento delle tasse arretrate. Con l'aiuto di Etcì, un ragazzo di colore, del suo servitore cieco Bellosguardo e del prode Little John, Robin deciderà allora di dare il via ad una ribellione nei confronti del tirannico principe Giovanni e del suo fidato scagnozzo lo sceriffo di Ruttingham. Nel frattempo il formidabile arciere troverà anche l'occasione di innamorarsi, ricambiato, della bella lady Marian: il loro amore sarà contrastato però dalle mire di Ruttingham, infatuato della donna.

Questione di precisione

La mira di Brooks in questo caso non è infallibile come quella del protagonista, e qualche volta va lontano dal centro. Nonostante alcune imprecisioni e sparate esagerate (soprattutto nella componente musical, con le parti rap alquanto fuori tono in parte risollevate dall'improvvisato can-can tutto al maschile), Robin Hood - Un uomo in calzamaglia contiene al suo interno decine e decine di gag che, quando vanno a segno, scatenano copiose risate di pancia. Complice un adattamento italiano che, facendo i salti mortali, è riuscito nella difficile impresa di non snaturare eccessivamente i dialoghi originali, le sferzanti battute e le straripanti situazioni, citazioniste e non, si susseguono senza sosta arrivando a parodiare addirittura lo storico discorso di Mussolini (in originale di Churchill) e la mitica versione animata della Walt Disney. E ancora Mamma ho perso l'aereo (1990), Via col vento (1939) sino ad arrivare alle stesse opere precedenti di Mel Brooks, riprese volontariamente in un'ironica autoparodia. Da un principe Giovanni dal forte accento romanesco alla maga / cuoca Latrina, dall'obesa Brutthilde (ancella di Marian) allo sceriffo di Ruttingham con seri problemi linguistici, dal rabbino Tuc dello stesso regista al mafioso Don Giovanni (un irresistibile Dom DeLuise) la varietà nelle caratterizzazioni di certo non manca, con menzioni speciali per il cameo finale di Patrick Stewart (sulla scia di quello di Sean Connery nel film di Reynolds) e per il Bellosguardo di Mark Blankfield, figura che, complice la sua cecità, è al centro di alcuni dei momenti più divertenti dell'intera visione. Cary Elwes, abituatosi negli anni '80 al ruolo di un altro eroe avventuroso in un cult come La storia fantastica (1987), mantiene quell'aura di corretta incredulità lanciando spesso sguardi rivolti al pubblico con una simpatia non priva di carisma.

Robin Hood - Un uomo in calzamaglia Non è il miglior film di Mel Brooks, ma Robin Hood - Un uomo in calzamaglia è riuscito a conquistarsi una grande fetta di cultori: merito di battute (non svilite troppo dal discreto doppiaggio italiano) e gag che in molte occasioni riescono a centrare il giusto impatto comico-parodistico, tra autocitazioni e rimandi a classici del cinema passato e contemporaneo, in una divertente, seppur grossolana, rivisitazione del Mito dell'arciere di Sherwood.

7

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