Recensione Roba da matti

Enrico Pitzianti ci racconta Casamatta, un toccante spaccato sulla normalità della follia

Recensione Roba da matti
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Il documentarista sardo Enrico Pitzianti (Piccola pesca, Tutto torna) varca la soglia di Casamatta (una residenza socio assistenziale molto all'avanguardia di Quartu Sant'Elena, in Sardegna, che dopo 17 anni di attività rischia di chiudere per sempre) per osservare e narrare dall'interno le verità di una malattia mentale troppo spesso e sbrigativamente affidata al ghetto degli psicofarmaci e dell'isolamento sociale. Operante da circa venti anni, la residenza di Casamatta (nome ispirato dalla parola Matto, che in sardo vuol dire albero), e gestita dalla presidentessa dell'Associazione Asarp (Associazione Sarda per la Riforma Psichiatrica) Gisella Trincas, rappresenta infatti un unicum nel panorama della gestione della malattia psichiatrica nella sua volontà di riposizionare al centro l'individuo e la sua possibilità di condurre una vita il più ‘normale' possibile. Presentato al Teatro Valle Occupato (luogo di resistenza), Roba da matti di Pitzianti si propone a sua volta come un film di resistenza, volto a scardinare quella concezione di ‘anormalità' che anche dopo la chiusura dei manicomi (Legge Basaglia) ha continuato a esercitare la non classificazione del disturbo psichico in fasce di gravità. E dunque gravata e osteggiata dagli stessi pregiudizi e strumentazioni che appartengono alla malattia psichica, Casamatta rischia di chiudere portandosi dietro la flebile speranza di normalizzare i criteri con cui il disagio mentale (inteso generalmente come processo in cui la sfera dell'emozione ha preso il sopravvento su quella della ragione) viene quotidianamente affrontato e gestito.

Una nuova casa per Casamatta

Dopo 17 anni di attività la struttura di Casamatta (che ospita otto inquilini con disturbi mentali e diverse figure specializzate nella gestione della ‘casa' speciale) rischia di chiudere in seguito allo sfratto intimato dal locatore. Un annuncio giunto sulla scia di un tentativo di squalificazione e boicottaggio messo in piedi da uno psichiatra deciso a screditare l'importante lavoro dell'associazione.

Mosso dall'urgenza di filmare un documento che testimoni l'operato di impegno e dedizione appartenente alla residenza di Casamatta, Pitzianti varca dunque la soglia di questa casa-famiglia molto speciale registrando e documentando le parole, gli sguardi e l'incredibile normalità del quotidiano racchiuso tra quelle mura. Seguendo e interagendo così con i vari ospiti (l'ironica Maria Antonietta - sorella di Gisella, la giovane e solare Patrizia, l'anziana e ipersensibile Cenza o l'imprevedibile e simpatico Pinuccio) Roba da matti pone l'accento sulla difficoltà e la possibilità di queste persone di vivere una loro quotidianità, non relegati in una struttura piena di medici e farmaci ma piuttosto circondati dal calore e dall'affetto di persone e famigliari che hanno interesse ad alimentare la loro ‘parte' normale. Il materiale è quindi girato e ri-assemblato in film, sul filo di un trama che segue anche (e soprattutto) le peripezie di questi inquilini alla ricerca di una nuova casa dove spostare la propria famiglia tra beghe giudiziarie, lungaggini burocratiche e pregiudizi sociali. Ed è proprio lungo questo impervio percorso che emerge la labile linea di confine tra la normalità della follia e la follia della normalità, con la sua necessità di catalogare perfino l'essere umano all'interno di un'unica voce (pazzia). Ma non solo. Ad emergere è anche l'integrità e la tenacia con cui un gruppo di donne (guidate dalla Trincas) sono pronte a battersi per il diritto alla normalità di cui ogni vita ha bisogno. Un lavoro esemplare che può aiutarci a vedere e a capire certe incrinature societarie che, se lasciate a sé stesse, possono diventare insanabili crepe sociali.

Roba da matti Enrico Pitzianti entra nella residenza socio assistenziale di Casamatta per testimoniare l’importanza del suo esistere e dare voce alla sua volontà di non cedere ai tentativi di sabotaggio che vogliono farle chiudere i battenti. Un viaggio alla scoperta di persone diverse eppure fondamentalmente simili a tutte le altre, solo più bisognose di affetto e attenzioni, che lottano ogni giorno per guadagnarsi il diritto a una vita normale, spesso negato da una psichiatria che tende a catalogare tutte le forme di disagio mentale sotto la voce ‘pazzia’. La scoperta del tutto inaspettata di persone ironiche, comprensive e soprattutto capaci di intendere e di volere e perfino in grado di elaborare la presenza delle telecamere con sorprendente tranquillità, salvo poi ‘scomunicarle’ (giustamente) in un esilarante e illuminante finale.

8

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