Recensione Rob-B-Hood

Jackie Chan e Louis Koo sono due simpatici ladri che, dopo aver rapito un bebè, vi si affezionano e lo difendono dai mandanti in Rob-B-Hood, sbilanciata action-comedy di Benny Chan.

Recensione Rob-B-Hood
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Da In nome di Dio (1948) di John Ford a Tre uomini e una culla (1985) di Coline Serreau, i neonati hanno spesso fatto incursione nel cinema di genere. Scelta adottata anche dal regista hongkonghese Benny Chan che per Rob-B-Hood, sua terza collaborazione con l'action star Jackie Chan dopo Senza nome, senza regole (1998) e New Police Story (2004), ha deciso di coniugare il classico stile della gongfu comedy con una vena melodrammatica di una certa rilevanza. Qui JC si è voluto mettere per la prima volta in gioco interpretando, in oltre trentanni di carriera, un ruolo vagamente "negativo", nonostante nella fase della sceneggiatura il suo personaggio, così come la storia, sia stato molto addolcito per raggiungere un più ampio range di pubblico: obiettivo pienamente riuscito in patria e nel resto del mondo (nonostante la mancata diffusione in sala in molti Paesi, Italia inclusa) ma che non rispecchia in pieno i (de)meriti dell'operazione.

Un bambino da salvare

Thongs, Octopus e Landlord formano un infallibile trio di ladri, incapaci però di gestire le proprie vite. Il primo è dedito al gioco, il secondo (in attesa di un figlio dalla ex-compagna) vuole il lusso e le belle donne mentre il terzo, con problemi alla vista, vive con una moglie malata. L'occasione per rivoluzionare definitivamente le loro esistenze si palesa quando un ricco uomo d'affari offre loro 30 milioni di dollari per rapire un bambino di pochi mesi. Missione che i nostri, pur controvoglia, concludono con successo finendo però per affezionarsi al piccolo e cercare di proteggerlo dalle mire del mandante, che non esita a mandare orde di scagnozzi per recuperare il bebè.

Lacrime e risate

Tanta, troppa, carne al fuoco in un film che si incarta su se stesso nella sua esasperata ed evidente ricerca di farsi piacere ad un pubblico di ogni età. Se è vero che in diverse occasioni Jackie Chan non è stato estraneo a produzioni alimentari che non rendono onore al suo glorioso passato, raramente si era immerso in un racconto così stucchevole e ridondante. Non fraintendiamoci, Rob-B-Hood non è un titolo da buttare in toto: Benny Chan è un ottimo creatore di spettacolo e alcune, lunghe, sequenze action sono ancora una volta un esaltante show di coreografie e slanci slapstick, ma l'atmosfera melodrammatica che caratterizza la narrazione e i rapporti tra i numerosi personaggi in gioco è a tratti davvero insostenibile. Se la scena dell'inseguimento automobilistico tra le strade di Hong Kong o la rocambolesca ricerca del bambino al luna park possono giustificare in parte la visione, non è perdonabile la marcata vena sentimentale che spinge ad un forzato senso di tenerezza, perlopiù a tratti frainteso dal pessimo doppiaggio italiano. Fortunatamente non mancano i classici e divertiti toni non-sense tipici della commedia cinese, capaci di regalare momenti davvero esilaranti, ma la sensazione complessiva è quella di aver assistito ad un polpettone ben girato e interpretato (ottima anche la prova della co-star Louis Koo) ma eccessivamente sciropposo.

Rob-B-Hood Jackie Chan e Louis Koo, ladri dal cuore d'oro, prima rapiscono e poi difendono ad ogni costo dalle mire dei cattivi un bambino di pochi mesi. Rob-B-Hood si fa apprezzare per i suoi avvincenti ruggiti action (marchio di fabbrica del solido regista Benny Chan), con la star cinese sempre sugli scudi nonostante l'età che avanza, e alcuni riusciti spunti comici, ma si perde in un'enfasi melodrammatica esagerata che si muove su linee narrative spesso forzate e assai poco credibili.

5.5

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